musica in lutto

Morto a 82 anni Brian Wilson, cantante e co-fondatore dei Beach Boys

L’artista ha scritto capolavori come Good Vibrations e Pet Sounds ed era dietro al "California sound" che influenzò la storia del pop

11 Giu 2025 - 19:36
 © Tgcom24

© Tgcom24

Brian Wilson, il cantante e co-fondatore dei Beach Boys, è morto a 82 anni. Lo ha annunciato la famiglia senza fornire ulteriori informazioni. "California Girls", "I Get Around" e "Don't Worry Baby" sono alcuni dei brani di successo che hanno reso il complesso californiano uno dei più popolari del rock a stelle e strisce degli anni Sessanta. Oltre alle hit e ai premi, Wilson lascia una famiglia: era sposato in seconde nozze con Melinda fino alla sua morte nel 2024, e ha sette figli, tra cui le figlie Carnie e Wendy, che hanno fondato il gruppo Wilson Phillips.

Il genio dietro il "California sound"

 Nato il 20 giugno 1942 a Hawthorne, in California, Brian Wilson è stato il cuore pulsante dei Beach Boys, band che ha rivoluzionato la scena musicale americana a partire dagli anni Sessanta. Insieme ai fratelli Dennis e Carl, al cugino Mike Love e all’amico Al Jardine, Wilson diede vita a un gruppo che trasformò il surf rock in un fenomeno culturale globale. Oltre a essere bassista e cantante, Brian fu soprattutto il compositore, l’arrangiatore e il produttore dietro alcuni dei brani più iconici del gruppo. Il suo stile innovativo si è distinto per l’uso di armonie vocali complesse, arrangiamenti orchestrali inusuali e tecniche di registrazione all’avanguardia per l’epoca.

Brani come California Girls, I Get Around, Don’t Worry Baby e God Only Knows sono diventati simboli di un’epoca e testimonianze della sua genialità musicale. Il culmine di questa creatività arrivò nel 1966 con Pet Sounds, album che ha segnato una svolta nel pop mondiale per l’ambizione sonora e la profondità emotiva dei testi. L’album fu talmente innovativo da influenzare persino i Beatles, che riconobbero pubblicamente il debito artistico nei confronti di Wilson. Il cosiddetto “California sound”, fatto di sogni, onde e malinconia, portava la sua firma. Non solo un suono, ma un’identità musicale capace di evocare un intero stile di vita, diventato un simbolo della cultura giovanile americana e internazionale.

Addio a Brian Wilson, il genio del "California sound"

1 di 8
© Ansa
© Ansa
© Ansa

© Ansa

© Ansa

Luci e ombre nella vita privata

 Se da un lato Brian Wilson brillava di talento creativo, dall'altro la sua esistenza è stata profondamente segnata da turbolenze personali e fragilità psicologiche. Fin dai primi anni della carriera, Wilson mostrò segni di instabilità emotiva e sofferenza mentale che, nel tempo, si manifestarono in modo sempre più evidente. Nel 1964 smise di esibirsi dal vivo con i Beach Boys, sostenendo di voler concentrarsi sulla scrittura e la produzione: una decisione che rifletteva anche la difficoltà di affrontare le pressioni del successo e dei tour estenuanti.

Negli anni Settanta, la sua salute mentale peggiorò drasticamente. Wilson affrontò una lunga battaglia con la depressione, disturbi d’ansia, attacchi di panico e un disturbo schizoaffettivo. A questo si aggiunsero periodi di isolamento, aumento di peso, dipendenza da droghe e alcol, che contribuirono a tenerlo lontano dalla musica per anni. Il suo stato mentale lo rese vulnerabile a rapporti professionali controversi, come quello con il terapeuta Eugene Landy, il cui ruolo invadente nella vita personale e finanziaria dell’artista fu oggetto di forti critiche e azioni legali. 
 

Dal 2024 è sotto tutela legale

 La svolta arrivò negli anni Novanta, con un progressivo recupero e il ritorno sulle scene, grazie anche al supporto della seconda moglie Melinda Ledbetter, che fu per lui un importante punto di riferimento. Tuttavia, dopo la morte di Melinda nel 2024, le condizioni cognitive di Wilson si deteriorarono ulteriormente. I suoi familiari chiesero al tribunale la nomina di tutori legali, ottenendo la conservatorship per gestire le sue cure e il suo patrimonio. I medici diagnosticarono un disturbo neurocognitivo simile alla demenza, evidenziando la necessità di assistenza continua. Nonostante tutto, Wilson continuò a essere un simbolo di resilienza, capace di trasformare le sue fragilità in arte. Il dolore, l’isolamento e il desiderio di pace interiore emergono chiaramente nelle sue composizioni più intime, rendendo ancora più profondo il legame tra la sua musica e la sua travagliata umanità.

L’eredità di una leggenda

 Wilson ha lasciato un’impronta indelebile nella musica mondiale: dalle armonie solari ai testi introspettivi e innovativi, ha aperto nuove frontiere nella produzione musicale, influenzando artisti come i Beatles. La sua influenza permane, testimoniata da riconoscimenti pubblici come Grammy, Kennedy Center Honors e l’ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame.

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri