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L'Europa parte per Venere: via libera dell'Esa alla missione EnVision

Ok anche alla missione Lisa per studiare le onde gravitazionali. Alle due missioni, previste per il 2031 e il 2035, partecipa anche l'Italia

L'Europa parte per Venere: via libera dell'Esa alla missione EnVision - foto 1
-afp

Via libera dall'Agenzia Spaziale Europea (Esa) alla missione EnVision destinata a studiare Venere e il cui lancio è previsto nel 2031.

Luce verde dall'Agenzia anche alla missione Lisa, che per la prima volta esaminerà le onde gravitazionali dallo spazio e il cui lancio è in programma nel 2035. Alle due missioni, approvate dal comitato dell'Esa per i programmi scientifici, l'Italia partecipa in modo importante con l'Agenzia spaziale italiana (Asi), l'Istituto nazionale di fisica nucleare e l'università di Trento.

 

L'Europa parte per Venere: via libera dell'Esa alla missione EnVision - foto 2
Tgcom24

 

La missione EnVision

 La sonda EnVision, studierà Venere dal suo nucleo interno fino alla sua atmosfera esterna, fornendo importanti nuove informazioni sulla storia, l'attività geologica e il clima del pianeta. La missione risponderà a molte domande aperte da tempo su Venere, probabilmente il meno compreso tra i pianeti terrestri del Sistema Solare.

 

 Ad esempio, EnVision rivelerà come i vulcani, la tettonica a placche e gli impatti degli asteroidi hanno modellato la superficie venusiana e quanto geologicamente attivo è oggi il pianeta. La missione indagherà anche l'interno del pianeta, raccogliendo dati sulla struttura e sullo spessore del nucleo, del mantello e della crosta di Venere. Infine, essa studierà il tempo e il clima su Venere, compreso il modo in cui essi sono influenzati dall’attività geologica sulla terra. 

 

 "Le misure del radar avranno un ruolo cruciale per comprendere i processi legati all'evoluzione del pianeta fornendo informazioni fondamentali per interpretare la geologia venusiana. Tali misure permetteranno analisi dettagliate della tettonica, della stratigrafia, dei crateri sepolti e dei principali elementi connessi all’attività vulcanica. Ciò contribuirà a capire i motivi che hanno portato il nostro pianeta gemello ad avere un'evoluzione così diversa da quella terrestre, diventando un ambiente ostile alla vita", commenta Lorenzo Bruzzone dell’università di Trento. 

 

 

La missione Lisa

  Lisa sarà primo osservatorio spaziale per le onde gravitazionali che rileverà increspature dello spaziotempo con frequenze basse, nella banda 0.1 mHz - 1 Hz, vale a dire quelle che non possono essere catturate dai rilevatori a terra.

 

Si tratta di un concetto di missione molto innovativo che prevede tre satelliti in configurazione triangolare con bracci di 2,5 milioni di chilometri, che si muovono in un'orbita simile a quella terrestre attorno al Sole: le onde gravitazionali provenienti da sorgenti sparse nell'Universo produrranno lievi oscillazioni nelle lunghezze dei bracci che Lisa misurerà. 

 

Lisa sarà inoltre l'unico strumento a "vedere" le onde gravitazionali provenienti dai buchi neri stellari che ruotano attorno a quelli massicci nei nuclei galattici, per sondare la geometria dello spaziotempo e testare la gravità nelle sue fondamenta. Essa rivelerà anche un gran numero di oggetti nella nostra galassia, la Via Lattea, compresi molti oggetti invisibili a tutti gli altri strumenti astronomici.

 

"Questa missione pionieristica permetterà la crescita delle conoscenze in un'area davvero entusiasmante della scienza spaziale e manterrà gli scienziati europei in prima linea nella ricerca sulle onde gravitazionali", afferma il direttore scientifico dell'Esa Carole Mundell.  

 

Il contributo italiano

 L'Italia partecipa in modo significativo alle due missioni. Sono infatti nati nel nostro Paese alcuni importanti strumenti di esse. 

 

 "Il contributo italiano a Lisa è fondamentale in quanto sarà realizzato nel nostro Paese il cuore di ognuno dei tre satelliti", dice Barbara Negri dell'Asi. "L'Italia partecipa anche allo sforzo comune del consorzio nel preparare le procedure di analisi dei dati, sfruttando le competenze dell'università di Milano Bicocca e con il contributo dello Space Science Data Center di Asi".

 

 

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