Il nuovo sistema di reclutamento per i corsi di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria è più o meno attrattivo per gli studenti rispetto al passato? Skuola.net ha chiesto e ottenuto dal MUR la risposta
© istockphoto
Per gli aspiranti camici bianchi sono meglio dei test d’ingresso prima di entrare o delle prove d’uscita dopo dieci settimane di lezioni? Questa è la domanda che si è posto il portale Skuola.net quando il Ministero dell’Università e della Ricerca ha rilasciato i primi dati sugli iscritti al semestre aperto.
57.786 immatricolati per partecipare al semestre aperto, tra Medicina e Chirurgia (54.313) e Odontoiatria (4.473), che sembravano essere un numero decisamente inferiore rispetto ai 67.275 iscritti lo scorso anno ai test d’ingresso per gli stessi corsi di laurea.
Quali sono i veri numeri? Risponde il Ministero
Abbiamo quindi chiesto al MUR di aiutarci a comprendere se il nuovo sistema fosse più o meno attrattivo del precedente sulla base di questo semplice, quanto perfettibile, confronto: sostenere un paio di prove a crocette richiede un impegno molto diverso rispetto a quello di frequentare un semestre, magari da fuori sede.
La risposta è arrivata direttamente da Viale delle Mura Portuensi, che ha rivelato dati al momento inediti al portale studentesco. Nello specifico, la nuova formula sembrerebbe aver generato un interesse paragonabile al passato, perché gli iscritti complessivi su Universitaly sono stati 66.414 tra Medicina (62.038) e 4.376 (Odontoiatria): per scoprire se si tramuteranno in immatricolati, andando a rimpolpare il dato inizialmente comunicato, bisognerà aspettare i dati definitivi, ovvero accertarsi che abbiano saldato la tassa d’iscrizione.
Tra un test è un'iscrizione c'è una bella differenza...economica
C’è poi da dire che la posta in gioco, anche economica, è leggermente diversa: il test d’ingresso costava 50 euro a fondo perduto e quindi poteva valere la pena iscriversi senza poi effettivamente partecipare, cosa che avveniva fisiologicamente ogni anno così come anche nel 2024.
Infatti, lo scorso anno si sono presentati a sostenere i test 56.838 candidati nella prima prima data e 55.175 nella seconda (c’era una doppia chance a disposizione degli studenti). Dati, questi, da non sommarsi tra loro perché lo stesso candidato poteva sostenere anche solo una delle due prove o entrambe.
Con il nuovo format il costo per partecipare al semestre aperto è decisamente più impegnativo - stiamo parlando di 250 euro, in quanto si tratta di un anticipo sulle tasse universitarie - e quindi è plausibile attendersi un minor tasso di abbandono tra l’iscrizione e la effettiva partecipazione.
L'ultima parola spetta alla graduatoria di fine semestre
Per saperne di più, comunque, dovremo attendere il nuovo anno - con la data da segnare in rosso sul calendario che è quella del 12 gennaio - quando cioè si saprà chi è dentro e chi fuori e quanti, effettivamente, hanno portato a termine il semestre aperto, svolgendo i tre esami di selezione prevista.
Alla graduatoria nazionale, dunque, l’ardua sentenza di stabilire se davvero gli studenti interessati a Medicina quest’anno sono aumentati o se il numero rimane sostanzialmente invariato o, nella peggiore delle ipotesi, più basso.
“La riforma si pone un obiettivo principalmente qualitativo, più che quantitativo. Negli ultimi vent’anni ci si è interrogati su come rendere più efficaci i test d’ingresso, che hanno coinvolto migliaia di studenti in molteplici forme e modalità. Oggi, con questa riforma, si cambia prospettiva: l’obiettivo non è più affinare lo strumento selettivo, ma migliorare complessivamente il sistema di accesso alla facoltà”, dicono dal Ministero dell’Università e della Ricerca.
Si tratta di un vero cambio di paradigma - prosegue il MUR -. Se in passato il test sanciva l’ammissione o l’esclusione dagli studi universitari, il semestre aperto consente a tutti di iniziare il percorso formativo dando piena attuazione al diritto allo studio. Con questo nuovo approccio si supera la logica della selezione per dare spazio a una vera formazione. Non si escludono opportunità, ma si costruisce un sistema più equo e inclusivo”.