A seguito della maxi-riforma che ha cancellato il test d’ingresso di settembre (ma non il numero chiuso) per i corsi di laurea magistrale a ciclo unico di area sanitaria, il portale studentesco Skuola.net ha voluto mettere insieme le tante informazioni uscite negli scorsi mesi. Ecco come funzioneranno
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Dal test d’ingresso al test d'uscita. Questo in estrema sintesi il cambiamento principale delle modalità di accesso ai corsi di laurea, negli atenei pubblici, in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria. Ecco come cambiano le cose per gli aspiranti camici bianchi, sintetizzate in stile “bignami” dal portale specializzato Skuola.net.
Come funziona la selezione?
Il numero chiuso resta - anche se l’aumento di posti rispetto a una decina di anni fa è tangibile, siamo a circa 20 mila solo per Medicina - ma a differenza del passato l’iscrizione è libera e permette l’accesso ad un semestre “filtro” in cui si viene preparati per la prova nazionale suddivisa in due appelli: il 20 novembre e il 10 dicembre.
Si tratta di un mix di quiz a crocette (45 quesiti) e risposte a completamento (48 quesiti), suddivisi equamente su tre materie propedeutiche come Chimica, Biologia e Fisica e da svolgersi in sessioni da 45 minuti ciascuna, intervallate da una pausa di 15 minuti.
Con il nuovo sistema, addio quindi alle invise domande di logica e cultura generale e benvenuti CFU. Infatti, chi raggiunge la sufficienza in ogni materia avrà diritto sia a entrare nella graduatoria nazionale sia al riconoscimento di crediti formativi universitari da “spendersi” nel semestre successivo. Ovunque sarà.
Sì, perché l’unica certezza per gli studenti è la sede universitaria dove frequenteranno il semestre (che poi a conti fatti è un trimestre) filtro. Sarà anche la prima scelta per la quale concorreranno per la graduatoria nazionale.
Iscrizione aperta e piani alternativi
Dopodiché, già in fase di iscrizione, bisognerà scegliere almeno 9 altre sedi alternative e almeno altri 10 “piani B”. Ovvero corsi di laurea in cui essere dirottati in caso di fallimento del Piano A, ossia dell’accesso a Medicina, Odontoiatria o Veterinaria.
Il “piano B”, però, può essere o un corso di laurea a cui si è già immatricolati o qualsiasi altra opzione. Ma se esso rientra nella categoria dei corsi “affini” indicati dal MUR - ovvero simili nella strutturazione dei programmi di studio nel primo semestre - i crediti formativi universitari conquistati con i test si tramutano in esami sostenuti riconosciuti in maniera automatica. Nel caso, invece, che il corso di ripiego non sia “affine”, il riconoscimento dei crediti accumulati sarà soggetto ad una valutazione discrezionale sulla base dei regolamenti inerenti i vari piani di studi.
Insomma, l’obiettivo è chiaro: per chi non passa dovranno essere ridotte al minimo le incertezze e le perdite di tempo. Che comunque, dati gli elevati numeri in gioco e le possibili combinazioni in graduatoria, saranno quasi inevitabili.
Quando iniziano le lezioni?
Entrando più nel dettaglio dell’anno accademico, ci si mette alla prova fin da subito con le materie cardine del percorso: Chimica e propedeutica biochimica, Fisica, Biologia.
Tre insegnamenti, sei crediti formativi ciascuno, un calendario serrato proprio per la necessità di espletare composizione e scorrimento delle graduatorie in tempi utili per il secondo semestre.
Le lezioni, che possono essere erogate in presenza o in DAD, partono il 1° settembre 2025 e si concludono entro il 15 novembre. Starà ai singoli atenei decidere le modalità specifiche, ma c’è qualcuno che consapevole di essere meta molto gettonata ha già deciso di optare per la sola didattica a distanza, per evitare il sovraffollamento delle aule.
Poi, tra fine novembre e inizio dicembre, comincia il vero banco di prova. La selezione, ribadiamo, non scompare davvero, semplicemente cambia forma. Non più un questionario onnicomprensivo ma tre esami veri e propri, con due appelli già calendarizzati per ogni insegnamento: il primo si svolgerà il 20 novembre 2025, il secondo il 10 dicembre 2025, con la possibilità di ripetere ciascun esame una volta.
Gli esami saranno nazionali, quindi uguali per tutti sia nella forma che nei tempi: per ciascuna materia ci saranno 31 domande - 15 a scelta multipla e 16 a completamento - a cui rispondere in 45 minuti (previsto un tempo aggiuntivo per gli studenti con certificazione DSA).
Le regole del gioco, comunque, sono molto simili a quelle che già abbiamo avuto modo di conoscere col test appena andato in pensione: +1 punto per ogni risposta esatta, -0,25 per ogni errore (nella versione precedente era -0,4), zero per omissione di risposta. Facendo un rapido calcolo, il punteggio massimo complessivo sarà perciò di 93 punti.
Tra una prova e l’altra – che si svolgeranno appunto nella stessa giornata – sono previsti 15 minuti di pausa, che decorreranno solo al termine dei tempi aggiuntivi riconosciuti agli studenti con DSA. Per restare in corsa serve almeno 18/30 in ogni materia. Chi non raggiunge la soglia, è fuori.
Chi la raggiunge, invece, entra di diritto in graduatoria nazionale, e lì si gioca il secondo tempo della selezione, quello decisivo: l’accesso al secondo semestre, che resta a numero programmato. Quindi è verosimile che servirà un punteggio decisamente più alto per farcela.
Iscrizioni, date, doppie strade
Per partecipare al semestre aperto, in ogni caso, bisogna formalmente iscriversi. Si potrà fare attraverso l’apposita piattaforma online, tra il 23 giugno e il 25 luglio 2025, indicando le già citate (almeno) 9 sedi ulteriori oltre alla prima scelta e (almeno) i 10 corsi di laurea alternativi.
In questa fase bisognerà anche versare 250 euro - che poi saranno una sorta di acconto sulle tasse universitarie - per poter confermare la propria adesione. Rispetto al vecchio test la spesa è 5 volte superiore ma include anche la preparazione in itinere, che prima era a carico dello studente, sperando che il modo in cui le università insegneranno le tre materie d’esame sia coerente con i test.
A chiudere il quadro, va evidenziata una restrizione, introdotta per i più ostinati: il semestre aperto potrà essere ripetuto fino a tre volte, anche non consecutive. Dopodiché, addio a Medicina o similari.
Cosa si studia e come si valuta
I contenuti dei corsi sono già pienamente universitari. Non si tratta di pre-corsi o di lezioni propedeutiche: si studia davvero, e davvero si viene valutati.
I programmi sono definiti a livello nazionale, le prove sono standardizzate, i criteri trasparenti (almeno sulla carta).
Il punteggio finale degli esami – espresso in trentesimi con la possibilità della lode – sarà quindi il lasciapassare per la graduatoria e il metro principale con cui si decide chi resta e chi no. Questo vuol dire che chi ha “passato” tutti gli esami non ha la certezza del posto: deve rientrare nei limiti imposti dalla programmazione nazionale, che resta in vigore.
Non si sa ancora quanti saranno esattamente i posti disponibili per Medicina nel 2025/26, ma di certo non basterà una sufficienza per entrare. Come è anche certo che si seguirà la tendenza degli anni passati e che non si dovrebbe scendere sotto quota 20 mila posizioni complessive (per la sola Medicina).
Del resto, se il test era noto per la sua competizione feroce, nulla lascia intendere che il nuovo sistema sarà più indulgente. Anzi.
Il “piano B”: corsi affini e alternative possibili
Come detto, nel caso in cui il percorso verso Medicina si interrompa già dopo il primo semestre, la riforma ha previsto una via di continuità: il corso alternativo in cui migrare, selezionabile come visto già in fase di iscrizione.
Non un ripiego, ma un’alternativa studiata per riassorbire chi non entra in Medicina, evitando il più possibile abbandoni o anni sabbatici.
I corsi affini – appartenenti alle classi di laurea in Biotecnologie (L-2), Scienze Biologiche (L-13), Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Farmacia e Farmacia Industriale (LM-13), Scienze Zootecniche e Tecnologie delle Produzioni Animali (L-38), a cui si aggiungono alcuni corsi individuati tra quelli delle Professioni sanitarie con meno appeal – condividono insegnamenti di base con il corso principale e possono accogliere gli studenti anche in soprannumero, fino a un’eccedenza del 20% dei posti.
È una scommessa sulla flessibilità del sistema universitario, ma anche un modo per non buttare via energie, crediti e motivazione. Chi puntava sulla laurea per la quale viene effettuato il filtraggio potrà, quindi, proseguire in un ambito vicino, magari scoprendo una vocazione inaspettata. Che sia una seconda scelta o una rivelazione, lo si capirà solo strada facendo.
Ma di sicuro, per chi resta fuori, la porta di servizio esiste. Che conduca davvero da qualche parte, questo è tutto da vedere. Come bisognerà verificare se la preparazione delle università sarà sufficiente per essere pronti al test oppure continueranno a essere necessari i costosi corsi di preparazione privati che fin qui hanno imperversato (e impoverito) gli studenti.