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Maturità, quando il voto lo decide il TAR: ecco i ricorsi più clamorosi presentati (e vinti) dai maturandi

Se il voto finale o la bocciatura bruciano particolarmente perché ingiusti, il Tar pone spesso rimedio alle situazioni più complesse. Dando, in non pochi casi, ragione agli studenti

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Per superare brillantemente l’esame di Maturità non basta solo studiare, bisogna anche avere un buon avvocato.

E non perché gli studenti abbiano il diritto di essere interrogati in presenza del proprio difensore, bensì per… ricorrere al Tar. La bocciatura, infatti, spesso risulta particolarmente indigesta in quanto considerata “ingiusta”. Ma c’è anche chi non è soddisfatto del voto. Così, a volte, deve intervenire il Tar per fare da arbitro tra maturandi e commissioni, come il “deus ex machina” di noialtri, pronto per riportare equilibrio anche tra le mura scolastiche.

 

Non è così raro, infatti, che il Tribunale amministrativo regionale si trovi a doversi pronunciare in merito a ricorsi presentati proprio riguardo gli esami di Stato. Anzi, le cause inerenti a non ammissioni e votazioni più o meno meritate sembrano essere più frequenti di quanto non sembri. Tra chi pensa di aver meritato un voto più alto, chi esprime legittimi dubbi sulla bocciatura, o altri che invece non hanno dubbi che devono mettere le mani su quella la lode che è stata loro negata. Il portale Skuola.net ha raccolto una carrellata di alcuni dei casi più emblematici che si sono susseguiti negli ultimi anni.

 

Non ammesso alla Maturità? Il Tar bacchetta i professori

 

Il Tar, infatti, non viene interpellato solamente per cercare di ottenere voti più alti, ma anche per ribaltare sentenze altrettanto definitive, quali bocciature e non ammissioni alla Maturità. Un esempio è il caso dello studente di Bari che lo scorso anno non era stato ammesso all’esame e che, a distanza di un anno, il Tar della Puglia ha considerato idoneo per poter sostenere le prove. Il candidato, insufficiente in due materie, aveva comunque ottenuto buoni risultati nelle altre discipline, pur essendo affetto da “disturbo oppositivo provocatorio con ritardo intellettivo di grado lieve, con problemi di disattenzione e iperattività". Secondo i giudici, gli insegnanti non avrebbero tenuto conto “delle difficoltà generali e delle ricadute sulla proficua frequentazione scolastica determinate dalla pandemia", né avrebbero verificato se gli strumenti e i criteri di valutazione utilizzati dai docenti nelle due materie nelle quali aveva riportato l’insufficienza fossero parametrati ai suoi bisogni e conformi alle previsioni del Piano educativo individuale. Morale della favola: ricorso accolto.

 

Escluso dall'esame, poi lo supera: per il Tar è la conferma dell'errore dei docenti

 

Analoga è la storia di un ragazzo di Pescara, non ammesso alla Maturità nel 2017 a causa di due insufficienze gravi e due lievi, che però il Tar abruzzese ha deciso di riammettere con riserva. Lui fa l’esame di Stato, e lo supera. Ma il Tribunale non si è fermato lì, ed ha emesso nel marzo 2018 la sentenza per la quale il diploma conseguito dallo studente è valido a tutti gli effetti. Per i giudici, infatti, il superamento dell’esame di maturità conferma “l’erroneità del giudizio di non ammissione”

 

Bocciata con 59? Alla fine passa con 62

 

Passiamo quindi alla storia di una studentessa di Imperia, che ha presentato ricorso al Tribunale in seguito alla sua bocciatura alla Maturità, con una votazione di 59/100. La ragazza aveva ottenuto buoni risultati tra i crediti del triennio e gli scritti, dopo i quali era riuscita a totalizzare 54 punti; in seguito però la commissione ha deciso di assegnarle solo 5 punti su 20 all’orale facendole raccogliere un punteggio totale pari a 59 punti. Il Tar ha quindi decretato che le motivazioni presentate dai docenti fossero insufficienti a giustificare una votazione così bassa all’orale, invitando la candidata e gli insegnanti a sostenere nuovamente il colloquio orale per procedere a un nuovo giudizio. Questa volta andato a buon fine: la studentessa, iscritta nella sezione Esabac, è riuscita a raggiungere 8 punti, che sommati ai 54 degli scritti le hanno fatto ottenere il diploma e il baccalauréat, il diploma francese, con una votazione pari a 62/100.

 

La Maturità non fa paura, ma il voto finale sì

 

Dopo cinque anni passati chini sui libri, vedere scritto nel riquadro accanto al proprio nome un voto di maturità inferiore rispetto a quello sperato può essere motivo di rabbia, tristezza, delusione e…ricorso al Tar. Così è stato per la ragazza di Mestre che, ancora nel 2017, ottenendo “soltanto” 94 su 100 agli esami ha pensato di appellarsi al tribunale amministrativo per avere un voto finale più alto, pensando di meritare molto di più. In primo luogo, infatti, l’allora 19enne avrebbe raggiunto “un encomiabile rendimento scolastico”,  presentandosi alla Maturità con il massimo dei crediti scolastici, ma poi non avrebbe ottenuto nelle prove d'esame il punteggio totale di 70/100, bensì solo di 69, soglia appena insufficiente per ottenere il bonus integrativo fino a 5 punti quell’anno. Inoltre, secondo la giovane, i giudizi sulle prove di Italiano ed Economia Aziendale sarebbero stati contraddittori e poco chiari. Il Tar le ha dato ragione, stabilendo che l’intera commissione d’esame avesse commesso un errore nella valutazione degli scritti e ha quindi invitato i professori a riunirsi nuovamente per assegnare un diverso giudizio agli elaborati consegnati dalla candidata.

 

Prende 98 ma vuole 100: il Tar lo accontenta

 

Storia simile quella dell’alunno di un liceo di Rovereto che non si è voluto accontentare della votazione di 98/100 alla Maturità 2020, chiedendo anche lui al Tar di intervenire per modificare la situazione. Il marzo successivo, il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso in via cautelare disponendo il riesame del caso. La commissione, quindi, dopo essersi riunita nuovamente, ha deciso di assegnare il punteggio massimo allo studente. In quel caso il Tar aveva esplicitamente rimbrottato i docenti: "Gli insegnanti, per il ruolo educativo e di esempio rivestito, non possono pretendere di essere legibus soluti e, quindi, di poter disattendere quelle regole che, tra l'altro, nel caso di specie essi stessi si sono dati, pur errando nella loro formulazione” si legge nella sentenza. “In tal senso non può che essere ribadito,[...], che ai sensi dell'articolo 113 "contro gli atti della pubblica amministrazione", tra cui assodatamente rientrano le scuole pubbliche, "è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria o amministrativa" e che, per consolidata giurisprudenza in tema di pubblica istruzione, i giudizi espressi dai docenti nei confronti degli studenti sono invero connotati da discrezionalità tecnica, poiché il livello di maturità e preparazione raggiunto dai singoli alunni costituisce espressione di una valutazione che riflette le specifiche competenze del corpo docente e che è perciò insindacabile e che, peraltro, in tale contesto al giudice amministrativo compete comunque di verificare se il procedimento, a conclusione del quale tale giudizio è stato formulato, sia conforme o meno al parametro normativo, ovvero ai criteri deliberati previamente dal collegio stesso e non risulti inficiato da vizi di manifesta illogicità, difetto di istruttoria e travisamento dei fatti".

 

100 su 100 non basta? Il Tar le concede la lode

 

E, salendo ancora in termini di valutazione, c’è anche il caso di una studentessa di Taranto per la quale il 100/100 non sarebbe stato un degno finale per i cinque anni di superiori; il che l’ha portata a esigere dal tribunale un intervento per farsi assegnare la lode. Lei era stata ammessa all’esame con il massimo dei voti e dei crediti possibili e aveva ottenuto all’unica prova d’esame, il maxi orale del 2021, il voto più alto. Così, davanti alla decisione della commissione di non riconoscergli la lode, ha deciso di combattere: la ragazza si è rivolta al dirigente dell’istituto, che aveva chiesto all’Ufficio Scolastico Regionale la possibilità di sottoporla a un riesame. Ma da lì, nessuna risposta. Così è passata alle vie di fatto e ha presentato ricorso al Tar, che alla fine ha emesso ordinanza a suo favore.
 

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