Speciale Maturità 2025
QUANTO NE SANNO GLI STUDENTI

Maturità, le sviste più diffuse: per un candidato su tre esiste ancora il tema storico

Oltre un terzo dei maturandi dimostra di non conoscere la struttura dello scritto di italiano, mentre più di 4 su 10 credono che la seconda prova del 2025 verterà su due materie e non su una. Ecco le lacune procedurali più diffuse (e come porre rimedio)

14 Giu 2025 - 14:03

Che un maturando arrivi a pochi giorni dall’esame di Stato senza avere ben chiaro come si svolgeranno le prove potrebbe sembrare paradossale, quasi assurdo. Eppure accade, molto più frequentemente di quanto si possa pensare. A quanto pare, infatti, non tutti gli studenti dell’ultimo anno conoscono con precisione le modalità e la struttura della Maturità che dovranno affrontare tra pochi giorni.

A restituire questo scenario a dir poco allarmante è un’indagine condotta da Skuola.net, che a una settimana dal fischio d’inizio ha "interrogato" mille diplomandi, proprio sulle modalità di svolgimento dell’esame. Quasi la metà di loro, ad esempio, non sa enunciare correttamente come è strutturata la prima prova scritta, né quali sono le tipologie di tracce previste: addirittura ben uno su tre è convinto che potrà trovarsi di fronte un tema storico, quando questa tipologia è stata abbandonata dal 2019.

Va bene che era una delle tracce di solito ignorate, però questo restituisce un termometro di come i docenti preparino (poco) gli studenti alle procedure d’esame o di quanto questi ultimi ne siano refrattari.

E se non stupisce più di tanto la confusione attorno al Capolavoro - che, a un anno dalla sua introduzione, continua a generare dubbi e incertezze - colpisce invece il fatto che solo due su tre sappiano con certezza quale sarà la materia oggetto della seconda prova e che quest’ultima sarà corretta da un docente interno.

Un caos che parte già dalle fondamenta dell'esame stesso. Vale a dire da quelle informazioni più elementari, che non sembrano essere state recepite correttamente dai maturandi. Due dati su tutti: solo il 54% conosce esattamente l’orario ufficiale di inizio delle prove scritte, fissato per le 8:30 in punto, con relativa esigenza di anticipare l’ingresso in tempo utile per il fischio d’inizio.

Almeno una cosa è chiara più o meno a tutti: il 93% sa che la prova di Italiano viene “sfornata” da Viale Trastevere e poi mandata in ogni scuola con il plico telematico, ma pochi sanno esattamente conoscerne il contenuto.

Come accennato, solo la metà degli intervistati è stata in grado di identificare correttamente le tre tipologie previste (analisi del testo, testo argomentativo e tema d’attualità). Il 28% - cioè quasi un terzo - è convinto che tra le proposte figuri ancora il tema storico, ma eliminato dalla Maturità con la Riforma Fedeli a partire dal 2019.

Lo scenario non migliora sul fronte seconda prova. Il cosiddetto scritto di "indirizzo" rappresenta da sempre un terreno scivoloso per molti maturandi, e non colpisce che le sue dinamiche restino poco chiare. Anche in questo caso, il 16% degli studenti non ha ben presente la data in cui si svolgerà la prova, prevista per il 19 giugno. E solo 2 su 3 hanno colto il "regalo" del ministro Valditara: la presenza di una sola materia caratterizzante anziché due, come invece prevede la normativa vigente.

Di contro, il 26% degli intervistati si aspetta due materie d’indirizzo, mentre un ulteriore 16% crede addirittura che a sceglierle sia la commissione d’esame. Tradotto: una parte significativa degli studenti non è nemmeno a conoscenza della materia ufficialmente indicata dal MIM per la seconda prova, teoricamente la più importante.

E come se non bastasse, gli studenti non sembrano avere inteso nemmeno un ulteriore “bonus” erogato dal MIM: cioè che il professore della commissione titolare della materia di indirizzo sarà ‘interno’, e che quindi sarà un docente della loro scuola a correggere lo scritto “di indirizzo”. All'opposto, per il 13% sarà un professore esterno a correggerlo, mentre per circa 1 su 6 tale eventualità dipenderebbe addirittura da una scelta del singolo istituto.

La coltre di dubbi e incertezze si fa ancora più fitta sull’ultimo tassello della Maturità 2025: il colloquio orale. Il tanto temuto faccia a faccia con la commissione d’esame rappresenta uno dei momenti più significativi per ogni maturando, eppure molti studenti non sembrano averne chiaro né lo svolgimento né l’incidenza sul voto finale.

Già alcune risposte parlano da sole: uno su sei non è al corrente che l’interrogazione partirà da uno spunto - che sia un testo, un documento o un’immagine - scelto dalla commissione. Circa tre su dieci, poi, credono di dovere portare un elaborato da discutere davanti la commissione (cosa che invece deve fare solo chi avrà 6 in condotta).

Avendo poca dimestichezza con i meccanismi “basilari” della Maturità, non sorprende, dunque, che sfugga anche il ruolo del Curriculum dello Studente e del Capolavoro, due strumenti che hanno generato diversi dubbi, anche tra gli addetti ai lavori, e che i maturandi non sembrano aver, appunto, digerito appieno.

Solo 2 su 3 dimostrano di avere veramente recepito la funzione svolta dal CV dello Studente - che va obbligatoriamente compilato - che può servire alla Commissione per esaminare il percorso formativo dello studente. Peccato che il 18% sia convinto che questo non sia parte integrante dell’orale, mentre per il 14% si parla di un oggetto del tutto sconosciuto.

Passando al Capolavoro, lo smarrimento - se possibile - aumenta ancora. Introdotto nel 2024, il Capolavoro è un qualsiasi tipo di prodotto (elaborato, documento ecc) da caricare nell’apposita sezione dell’E-Portfolio. In sintesi non è altro che un resoconto di una qualsiasi attività svolta, anche extrascolastica, che lo studente ritiene indicativa del proprio percorso.

Ma non si tratta di un compito aggiuntivo né tantomeno di una prova d’esame. Il che significa che non potrebbe essere utilizzato dalla commissione in sede orale: peccato che ben il 73% dei rispondenti sia convinto del contrario, mentre solo 1 su 4 ha davvero recepito l’antifona.

Anche per quanto riguarda il punteggio, non mancano i dubbi. Molti maturandi sembrano non aver preso ancora familiarità con la valutazione delle tre prove d’esame. Solo l’82% degli intervistati sa che il colloquio finale vale fino a 20 punti, mentre un buon 10% non sa che prima prova e seconda prova hanno lo stesso peso del terzo step dell’esame.

Sul fronte dei crediti formativi la situazione migliora leggermente: oltre sette studenti su dieci sanno che il tetto massimo accumulabile durante il triennio è di 40 punti. Una nota positiva arriva infine dalla composizione della commissione: l'85% degli studenti ha ben presente che sarà “mista”, con tre membri interni, tre esterni e un presidente esterno a guidare i lavori

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