Speciale Maturità 2025
ESAMI DI STATO

Maturità 2025, le novità: fari puntati su condotta e PCTO (anche per i privatisti) e INVALSI nel curriculum

Non bastano più i voti alti: per superare con soddisfazione l’esame di Stato 2025 conteranno anche il comportamento in classe e le ore passate in “alternanza”. La condotta diventa decisiva, i PCTO un passaggio obbligato. Ecco la guida completa per orientarsi tra vecchie certezze e nuove regole d’ammissione

03 Giu 2025 - 12:30
 © ansa

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Chi non completa le attività di PCTO resta fuori. Chi non eccelle in condotta paga dazio. Le novità portate con sé dall’edizione 2025 della Maturità si concentrano soprattutto sulle condizioni per accedervi e per uscirne al meglio.

Anche se il reale impatto di queste novità si verificherà in condizioni abbastanza limite: dubitiamo fortemente di vedere studenti non ammessi per non essere riusciti, in tre anni, a completare le ore minime richieste per quella che qualche anno fa conoscevamo come l’alternanza scuola-lavoro. Discorso diverso per i privatisti, che tuttavia potranno portare in dote anche esperienze lavorative che rispondono a determinati criteri.

Più probabile subire, almeno lato candidati interni, una penalizzazione per un voto in condotta non ottimo: i malus qui potrebbero riguardare, con vari livelli di intensità, gli studenti che non superano l’otto in condotta e che lo scorso anno sono stati poco più del 40% del totale. 

Per conoscere nel dettaglio la portata delle novità in gioco, il portale Skuola.net ha realizzato una guida per maturandi incerti e genitori in ansia. 

L’ex alternanza scuola-lavoro (ora PCTO) requisito d’ammissione 

Dopo quasi 10 anni si completa l’attuazione della Buona Scuola, l’ultima grande riforma dell’Istruzione operata dal governo Renzi che, tra le altre cose, aveva introdotto l’alternanza scuola-lavoro obbligatoria per tutti gli studenti delle superiori nell’ultimo triennio.

Un provvedimento che non era piaciuto al mondo della scuola e che il governo Conte I ha pesantemente ridimensionato e soprattutto rinominato. La sostanza non è tuttavia cambiata anche ora che si parla di PCTO, i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento: si tratta di ore dedicate alla formazione tramite tirocini su luoghi di lavoro oppure spesi in attività che consentano di sviluppare le competenze trasversali o di orientarsi alle scelte future.

Peraltro è sempre più frequente che gli studenti, soprattutto nei licei, non lascino mai davvero i banchi per formarsi in un reale luogo di lavoro.

Per essere ammessi all’esame bisogna aver completato le ore minime previste dal proprio indirizzo: 90 ore per i liceali, 150 per chi frequenta un istituto tecnico, 210 per i professionali

Questo discorso vale anche per i candidati esterni, meglio noti come privatisti: ovvero coloro che non hanno frequentato le lezioni e si presentano quindi per sostenere l’esame sulla base di una preparazione maturata in autonomia.

Loro, prima di cimentarsi con la Maturità, dovranno superare un esame di idoneità durante il quale la commissione valuta eventuali esperienze di PCTO svolte nella carriera scolastica (se presenti nel Curriculum dello Studente) o altre attività svolte e documentate dal candidato che, nella sostanza, possono essere assimilate a questo ambito formativo come ad esempio le reali esperienza lavorative. 

Il parere della commissione esaminatrice è decisivo e la mancanza di “pezze d’appoggio” sui PCTO determina l’ammissione o la non ammissione. Per gli esterni, però, c’è un piccolo sconto: basta aver completato almeno tre quarti delle ore minime previste

Maturità 2025, il peso dei crediti

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© Tgcom24

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La prova INVALSI finisce nel Curriculum dello Studente

Sempre dalla Buona Scuola ereditiamo il Curriculum dello Studente: un documento che viene consegnato insieme al diploma e che approfondisce le competenze maturate dallo studente in ambito scolastico ed extra-scolastico. 

Per questo i candidati sono chiamati, entro la fine delle lezioni, a compilarlo nelle parti di loro competenza, ovvero descrivendo certificazioni eventualmente acquisite ed esperienze significative in termini di maturazione di competenze.

Non è una novità, c’è già da qualche anno, ma da quest’anno in esso confluiranno anche i risultati conseguiti dallo studente nelle prove INVALSI, che ricordiamo sono abilitate a certificare (gratuitamente) livelli competenze linguistiche acquisite in lettura e ascolto della lingua inglese. 

Chi ha conseguito già il livello B1 o B2, potrà, consegnando il Curriculum dello Studente presso il centro linguistico di ateneo, evitare di sostenere esami di idoneità di inglese qualora decidesse di iscriversi all’università.

Condotta, da numero a fattore decisivo

Le novità sulla condotta invece sono (quasi) tutta farina del sacco dell’attuale Governo. La pena più grave, ovvero la bocciatura per direttissima in caso di insufficienza in "comportamento", è un fatto assodato già da un ventennio

Quello che cambia con la Riforma Valditara è che questa eventualità è un po’ meno peregrina: secondo gli ultimi dati disponibili, alle superiori gli studenti bocciati esclusivamente per una valutazione in condotta sotto il sei rappresentano appena lo 0,1% del totale, con un picco - se così vogliamo definirlo - dello 0,4% nei soli istituti professionali. 

Ma non è l’unico “aggiornamento”: adesso, anche i voti da sei a otto possono lasciare strascichi. Gli studenti che si fermano al sei saranno naturalmente i più penalizzati, visto e considerato che dovranno presentare, durante il colloquio orale, un elaborato aggiuntivo su temi legati alla Cittadinanza attiva e solidale. Il lavoro sarà assegnato direttamente dal Consiglio di classe e discusso con la commissione.

Ma non è finita qui. Anche chi prende sette o otto dovrà rinunciare a qualcosa: in particolare, alla possibilità di ottenere il massimo dei crediti scolastici. Solo chi ha almeno nove in condotta potrà ambire al punteggio pieno nella valutazione del triennio.

La perdita non è trascurabile: un punto in meno sul voto finale per quest’anno, fino a tre punti di penalizzazione nel computo complessivo dei crediti quando la norma sarà a pieno regime e riguarderà l’intero triennio finale. Tradotto: qualsiasi studente si vedrà togliere quel punto extra se il suo voto in condotta si è fermato a otto o al di sotto di esso. Cosicché, nel caso in cui si puntasse alla lode, basterebbe questa singola voce per compromettere il traguardo.

In linea generale, per la maggioranza non sarà un problema, i numeri mostrano una netta predominanza di voti medio-alti nel comportamento. La maggior parte degli studenti riceve un nove (38,1%) o un dieci (19,3%), mentre tutti gli altri si fermano prima: il 30,8% all’otto, il 9,3% al sette, il 2,4% al sei.

Ma con diverse sfumature a seconda dell’indirizzo scolastico: i liceali tendono a ottenere risultati in condotta nettamente migliori dei loro colleghi al professionale.

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