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Libri di testo, le tabelle sui tetti di spesa sono ferme da quasi un decennio

Circa 15 anni fa il Ministero dell’Istruzione cercò di porre un freno al caro libri imponendo un tetto di spesa ai docenti responsabili della scelta dei testi. Ma le tabelle che regolano questi limiti non vengono aggiornate dal 2012. Esistono tuttavia dei modi in cui il MI cerca di andare incontro alle famiglie

Libri, lettura
getty

Non ci sono solo le novità sul fronte anti-Covid ad animare l’avvio dell’anno scolastico 2021/2022. Per le famiglie, infatti, c’è da pensare anche a tutti quei passaggi tradizionali di ogni back to school. Come l’acquisto dei libri per le varie materie. Una delle voci di spesa (praticamente obbligatoria) più impegnative per il bilancio casalingo. In particolare oggi, con l’emergenza sanitaria che sta mettendo in crisi l’economia dell’intero Paese. Il Ministero dell’Istruzione già a marzo ha pubblicato la nota con le indicazioni sull’adozione dei libri di testo per il 2021-2022. Le scuole, infatti, erano tenute a stabilire quali titoli intendessero adoperare entro lo scorso 31 maggio. Dopodiché - dal 22 giugno - hanno dovuto comunicare le liste, tramite l’utilizzo della piattaforma presente sul sito www.adozioniaie.it o in locale (offline).

Da tempo, per evitare di pesare eccessivamente sulle famiglie, il MI sta cercando di venire incontro ai genitori dando la possibilità ai collegi dei docenti, ad esempio, di confermare testi già adottati, oppure permettendo alle scuole di provvedere, al posto del libro di testo, all’adozione di materiale didattico alternativo (come dispense autoprodotte). Manca tuttavia, anche questa volta, un intervento semplice quanto rilevante: l’aggiornamento dei tetti di spesa sui libri di testo per le scuole secondarie, rideterminati in base all’inflazione e, non di meno, tenendo conto della situazione economica odierna. Questo, purtroppo, non avviene da circa un decennio: dall’anno scolastico 2012/2013.

 

Testi scolastici: cosa sono i tetti di spesa

Secondo la nota del MI, i consigli di classe - nell’atto di stabilire i manuali per il prossimo anno, entro i citati termini - dovranno comunque tenere conto dei tetti di spesa in essere per i diversi gradi o indirizzi scolastici. Si tratta delle quote massime definite dal ministero dell’Istruzione per quanto riguarda il costo complessivo del materiale librario necessario per seguire le lezioni di una determinata classe di ogni ciclo scolastico.

 

Esistono, quindi, delle tabelle a cui gli istituti devono attenersi, ma sono previste anche delle deroghe: ad esempio, è possibile superare il tetto di spesa stabilito per legge, ma solo entro il limite massimo del 10% e se deliberato e motivato dal collegio dei docenti; oltre questo limite, gli Uffici Scolastici Regionali sarebbero chiamati a prendere provvedimenti nei confronti della scuola. Ma i tetti di spesa possono essere anche ridotti rispetto ai limiti tabellari: un provvedimento del Governo Letta nel 2013 ne fissava una riduzione del 10% se i testi sono adottati sia in versione cartacea che digitale; fino al 30% se i libri sono tutti in formato digitale. Inoltre, sempre con lo stesso atto, come detto si introduceva la possibilità di adottare testi autoprodotti o altri supporti didattici.

 

Tetti di spesa per i libri di testo: mai aggiornati dal 2012/2013

C’è, però, un problema. Mentre, infatti, le tabelle per la definizione dei prezzi di copertina per la scuola primaria sono stati aggiornati lo scorso primo aprile, i tetti di spesa per le scuole secondarie, così importanti per stabilire l’impatto puntuale del caro libri sono - come accennato - fissi dal 2012, a valere sull’anno scolastico 2012/2013. Eppure molto è cambiato da allora. Come regolarsi, dunque? Un documento dell’Associazione Nazionale Presidi (A.N.P.) del 23 marzo, pubblicato dal sito ‘La Tecnica della Scuola’, consiglia ai dirigenti scolastici una sorta di “fai da te”: tramite il sistema di ricalcolo disponibile al link http://rivaluta.istat.it:8080/Rivaluta/ è possibile aggiornare i famosi limiti sul costo dei testi sulla base del tasso di inflazione odierno.

 

Tuttavia la testata fa notare come, in realtà, sarebbe compito del Ministro in carica determinare annualmente i tetti di spesa della scuola secondaria e il prezzo dei libri della primaria, con decreto di natura non regolamentare, come stabilito dalla L. 133/2008. Onere oltretutto ribadito anche dall’ultima nota sulle adozioni 2021/2022, dove si legge: “Ai sensi dell’articolo 15, comma 3, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 e successive modificazioni, con decreto ministeriale di natura non regolamentare sono fissati il prezzo dei libri di testo della scuola primaria e i tetti di spesa dell'intera dotazione libraria necessaria per ciascun anno della scuola secondaria di primo e secondo grado”.

 

Nel 2013 il Ministero chiarì a Skuola.net che “non provvedendo all’emanazione di un nuovo decreto ha reso ancora vigente quello precedente”. La prassi è andata avanti fino ai giorni nostri: di anno in anno, però, non si fa che confermare le ultime tabelle disponibili, risalenti come detto a quasi 10 anni fa. Le quali, oltretutto, si riferiscono agli indirizzi pre-riforma degli ordinamenti (anche se, c’è da dire, sono di fatto equiparabili), con i costi stabiliti all’epoca. Dato l’impatto economico del caro libri sulle famiglie, forse sarebbe utile dare una “rinfrescata” ai vecchi documenti. Anche solo per evitare che possano sorgere interpretazioni come quella emersa in seno alla comunità dei dirigenti scolastici. 

 

A quanto ammonta il tetto di spesa per le varie scuole?

Ma, concretamente, cosa stabiliscono le tabelle sui tetti di spesa? Andiamo a sbirciare a quanto ammontano le cifre stabilite dal Ministero per i diversi indirizzi. Un alunno, in teoria, dovrebbe spendere al massimo circa 294 euro per i libri di prima media, 117 per quelli di seconda, 132 per i testi di terza.  Per quanto riguarda, invece, la scuola superiore la situazione cambia a seconda della tipologia.

 

Ovviamente, spesso la prima e la terza classe presentano il tetto più elevato, in quanto tutta la dotazione è “nuova” e alcuni testi saranno utilizzati anche negli anni a venire. Il liceo classico è il più oneroso: un ragazzo di primo, ad esempio, “costa” - solo per la voce libri -  ben 335 euro;  uno di terzo 382 euro. Per il liceo scientifico, l’ammontare si ferma a “solo” 320 euro per entrambe le classi. I tetti più bassi, per ovvie ragioni, si registrano nei percorsi professionali, i quali però probabilmente “compensano” con strumentazioni non librarie varie per le attività di laboratorio.

 

Libri di testo, come il MI viene incontro alle famiglie?

Il mancato aggiornamento dei tetti di spesa, sulla carta, ha consentito di risparmiare qualche manciata di euro: i 100 euro del 2012 oggi ne varrebbero 103. In mancanza di ritocchi più consistenti, sono le scuole che possono davvero venire incontro alle famiglie. Adottando, ad esempio, libri in forma mista o digitali. Che, come ricordato prima, devono attenersi a limiti di spesa più bassi fino al 30%. Inoltre, gli istituti possono scegliere di avvalersi di strumenti equivalenti ai libri di testo. I docenti non sono quindi obbligati ad adottare un libro ma possono decidere di provvedere con altri tipi di materiale: dispense, appunti, materiale gratuito presente in Rete.

 

I collegi dei docenti, in più, hanno la facoltà di confermare i testi scolastici già in uso e, quindi, di scegliere di adottare nuovi libri soltanto in situazioni che non consentano di proseguire con quelli vecchi; come nel caso di testi non più disponibili in commercio o non disponibili in modalità digitale e/o mista, etc. Un punto ulteriore riguarda i “testi consigliati”: questi possono essere indicati dal collegio dei docenti solo nel caso in cui rivestano carattere monografico o di approfondimento delle discipline di riferimento, e tra questi non possono rientrare i libri di testo. 

 

Spesso questo diventa un escamotage per aggirare il tetto di spesa da parte dei docenti e, chiaramente, non giova ai portafogli delle famiglie. E paradossalmente dello Stato: tra le misure di welfare studentesco, infatti, ogni anno vengono stanziati diversi milioni di euro per acquistare testi da fornire in comodato ai meno abbienti. Ma se questi non sempre sono effettivamente essenziali...

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