Torna l’indagine annuale dell’istituto di ricerca, che mette in fila i migliori atenei lungo lo Stivale: il comparto segna un +5% di immatricolati rispetto all’anno precedente
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L’università sta vivendo una nuova età dell’oro: gli immatricolati continuano a crescere anche quest’anno - ben il 5,3% in più rispetto all’anno precedente - toccando vette che non si vedevano da quasi vent’anni, ovvero da quando è stata introdotta la riforma che ha mandato in soffitta le lauree vecchio ordinamento e ha dato l’illusione del titolo accademico a portata di mano con il nuovo sistema 3+2.
Tornano a crescere gli iscritti
Un’illusione affossata poi dalla crisi finanziaria del 2008: da quel momento, però, l’università italiana ha solo saputo crescere e dal 2019 costantemente più della metà dei 19enni si immatricola, raggiungendo l’attuale picco del 57,8%. Questo lo scenario su cui insiste la Classifica Censis delle Università Italiane 2025/2026, appena pubblicata e analizzata dal portale Skuola.net.
Ma quali sono le mete che, secondo il Censis, dovrebbero essere in cima alla lista? Padova, Bologna, Pisa. E poi ancora Roma, Milano, Firenze, Torino e Palermo: sono queste le città che dovrebbero diventare tappe obbligate per i neodiplomati in cerca della loro futura università.
A livello generale, incrociando ranking e dati sulle iscrizioni, sembrano essere le università del Centro Italia a trainare la crescita - +14% di nuove immatricolazioni rispetto all’anno precedente - seguite a breve distanza dagli atenei del Sud (+6,1%), mentre a sorpresa il Nord perde il suo storico appeal. Qui, infatti, si registrano incrementi minimi nel Nord-Est (+2%) e addirittura un calo nel Nord-Ovest (-0,9%), a conferma di un equilibrio territoriale sempre più precario, complice anche il costo della vita più elevato dell’intero Stivale.
I settori più gettonati
Le aree di studio più attrattive per i neodiplomati? Secondo l’ultima rilevazione del Censis, nel lungo periodo guadagnano terreno i percorsi scientifici e sanitari. Tuttavia, a dominare la scena è l’area giuridica, economica e sociale, che raccoglie il 35,4% delle immatricolazioni complessive, spinta in particolare dai corsi di laurea in economia, che da soli contano il 43,1% delle nuove iscrizioni.
Al secondo posto troviamo le discipline STEM, scelte dal 28,6% delle matricole - con l’ingegneria industriale e dell’informazione che copre il 42,6% di questo ambito. Terzo gradino del podio per l’area sanitaria e agro-veterinaria, al 18,4%, dove prevale nettamente l’ambito medico-sanitario e farmaceutico (66,7%).
Chiude la classifica l’area artistica, letteraria ed educativa, che comunque coinvolge il 17,6% degli immatricolati. Di questi, quasi un terzo (29,1%) ha scelto percorsi legati all’educazione e alla formazione.
La classifica dei "mega" atenei
Veniamo, però, al dunque: quali sono gli atenei primi della classe? Partendo dai cosiddetti “mega” università statali, vale a dire le strutture che contano oltre 40 mila iscritti, la classifica vede in testa, ancora una volta, l’Università di Padova, con un punteggio di 90,3. Il podio è inoltre occupato dall’Università di Bologna (87,7) e, in terza posizione, dall’Università di Pisa che con 84,7 punti totali scala tre posizioni della classifica, superando la Sapienza di Roma che scende al quarto posto (84,2) ex aequo con l’Università Statale di Milano, che rispetto allo scorso anno guadagna una posizione.
Quinto posto per l’Università di Firenze (lo scorso anno in ottava posizione) con il punteggio di 83,5, seguita dall’Università di Torino (83,0 e una posizione guadagnata) e dall’Università di Palermo (82,3 ovvero 3 posizioni in meno). Torna tra i mega atenei l’Università di Bari (75,7), pur collocandosi in penultima posizione.
Le migliori "grandi" università
Al vertice dei “grandi” atenei statali - quelli con un numero di iscritti compreso tra 20mila e 40mila - resta saldamente in testa l’Università della Calabria, che conquista un punteggio di 94,3. Alle sue spalle, stabile in seconda posizione, l’Università di Pavia (90,2), seguita a breve distanza da Perugia (89,3), Parma (88,8) e Cagliari (87,5), tutte ben salde nelle loro posizioni.
A completare la top ten, troviamo l’Università di Salerno (86,2) e Milano-Bicocca (85,3), rispettivamente al sesto e settimo posto. Crescono, invece, Genova e Roma Tor Vergata, che guadagnano terreno e si attestano all’ottavo posto ex aequo con un punteggio di 84,8. Chiude la parte alta della classifica Modena e Reggio Emilia (84,3), che conferma il risultato dell’anno precedente.
Qui, però, va fatta una menzione speciale per alcuni atenei in ascesa: parliamo di Verona (83,0) che guadagna una posizione e si piazza decima, di Roma Tre (82,7) che ne scala tre e arriva undicesima. E ancora, Ferrara (81) sale al dodicesimo posto, Catania (80,7) compie un balzo di cinque posizioni conquistando la tredicesima piazza, seguita da Chieti-Pescara (80), quattordicesima.
Le strutture "medie" che si fanno preferire
Più o meno invariata anche la classifica dei “medi” atenei statali (tra 10mila e 20mila iscritti). Ad aprire la classifica c’è la conferma dell’Università di Trento, che mantiene salda la prima posizione con un punteggio di 93,7. A seguirla, come nella passata edizione, l’Università di Udine, che condivide il secondo posto con l’Università Politecnica delle Marche: entrambe totalizzano 92,2 punti, ma quest’ultima guadagna due posizioni rispetto allo scorso anno.
Terzo posto per l’Università di Siena (89,7), in crescita di due posizioni. Scivola invece al quarto posto l’Università di Sassari (88,8), che perde una posizione. In quinta e sesta posizione si trovano rispettivamente Trieste (88,7 e 2 posizioni scalate) e Ca’ Foscari Venezia (88), mentre il settimo posto è conquistato dall’Università del Piemonte Orientale (87,8), protagonista di un balzo di cinque posizioni.
Stabile all’ottavo posto troviamo l’Università di Brescia (87,3), seguita da Bergamo (86,2), che guadagna due posizioni, e da Urbino (84), che scende al decimo posto (una posizione in meno).
Dall’undicesimo al quindicesimo posto, la classifica prosegue con: Insubria (83,8 e due posizioni guadagnate), Napoli Parthenope (83,7), Salento (83,5, -3), Foggia (82,5 e una posizione guadagnata) e L’Aquila (82 e una posizione in meno). A chiudere la graduatoria dei medi atenei statali sono l’Università Magna Graecia di Catanzaro (79,8) e l’Università di Napoli L’Orientale (79,2), che lo scorso anno era ancora inclusa tra i piccoli atenei.
I "piccoli" atenei in cui vale la pena iscriversi
Nella classifica dei “piccoli” atenei statali - quelli con meno di 10mila iscritti - l’Università di Camerino si conferma al vertice per l’ennesimo anno, con un punteggio complessivo di 96. Alle sue spalle, l’Università di Cassino guadagna due posizioni e conquista il secondo posto con 89,0 punti, superando l’Università della Tuscia, che scivola in terza posizione (88,3).
Retrocede anche l’Università di Macerata, che con un punteggio di 86,7 passa dalla terza alla quarta posizione, mentre avanza il Sannio, che con 84,8 punti conquista il quinto posto. Segue l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (84,3), in discesa dal quinto al sesto posto, davanti alla Basilicata (82,5), che guadagna due posizioni. Chiudono la graduatoria dei piccoli atenei statali l’Università di Teramo, penultima con 81,3 punti, e quella del Molise, che occupa l’ultimo posto con un punteggio di 79.
La classifica dei "politecnici"
Capitolo a parte, nella classifica delle migliori università 2025-25 stilata dal Censis, lo meritano gli atenei “tecnici”, ossia quelli specializzati nell’insegnamento di discipline scientifico-tecnologiche (soprattutto Ingegneria e Architettura), i cosiddetti “politecnici”. Qui, anche stavolta è il Politecnico di Milano a guidare la speciale classifica dei Politecnici, confermandosi al primo posto con un punteggio di 98,8. A seguire, in seconda posizione, il Politecnico di Torino, che totalizza 92,5 punti. Terzo gradino del podio per lo IUAV di Venezia (86,7), mentre a chiudere la graduatoria è il Politecnico di Bari, con un punteggio complessivo di 85,2.
Le università private più performanti
Spazio, infine, agli atenei privati. L’indagine, infatti, prende come riferimento anche le università non statali, sempre più gettonate dalle future matricole. Ebbene, tra i “grandi” atenei non statali - quelli con oltre 10mila iscritti - si conferma al vertice la Luiss, che totalizza un punteggio di 94,2. La seguono, senza grandi variazioni rispetto alla scorsa edizione, l’Università Bocconi (91,4), in seconda posizione, e l’Università Cattolica (78,0), in terza.
Passando alle “medie” università non statali - tra i 5mila e i 10mila iscritti - è ancora la Lumsa a guidare la classifica, con 83 punti. Alle sue spalle lo IULM (79,6) e l’Università Suor Orsola Benincasa (75,2).
Più nutrita, infine, la graduatoria dei “piccoli” atenei non statali - con meno di 5mila iscritti - dove la Libera Università di Bolzano mantiene la prima posizione con un punteggio di 95,2. A seguirla, l’Università Europea di Roma (87) e il Campus Bio-Medico di Roma (86,8), rispettivamente seconda e terza.
Sale al quarto posto l’Università degli Studi Internazionali di Roma (86,6, +1 posizione), che supera la LIUC - Università Cattaneo (84,6), ora quinta. In crescita anche l’Università degli Studi Link, che con 80,8 punti guadagna due posizioni e si piazza sesta. Settimo posto per l’Università di Enna Kore (79,8 e una posizione guadagnata), mentre resta stabile in ottava posizione la LUM De Gennaro (78,4). Chiudono la classifica l’Università di Milano San Raffaele (73,0) e l’Università della Valle d’Aosta (72,8).