FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Dopo il diploma, un maturando su due ha paura di diventare un Neet | Uno su tre non ha ancora un progetto chiaro per il futuro

Il diploma in tasca è l’unica certezza per i “maturati”, l’orizzonte appare invece nebuloso e preoccupante. Gli studenti lamentano poche attività di orientamento durante il percorso scolastico

stress, lavoro, compuetr, stanchezza, ufficio
istockphoto

Gli studenti, al termine delle scuole superiori, lasciano i banchi con il diploma in tasca.

Ma, la maggior parte di loro, anche con la paura di rientrare presto o tardi nella schiera dei cosiddetti Neet, quei giovani che non studiano e non lavorano. A evidenziarlo è un'indagine condotta da Skuola.net in collaborazione con Gi Group – prima agenzia per il lavoro a capitale italiano - su un campione di 2.500 ragazze e ragazzi delle scuole secondarie superiori, tra cui 800 maturandi. Alla fine del proprio ciclo scolastico, infatti, oltre 1 su 2 ha manifestato il timore di non trovare lavoro in tempi ragionevoli, né nell'immediato né dopo gli eventuali studi successivi al diploma.

 

Una preoccupazione che colpisce più le ragazze che i ragazzi. Diffusa in percentuali simili anche tra gli studenti dei primi anni della scuola secondaria superiore. Come dar loro torto? Secondo le ultime statistiche ufficiali, in Italia, nella fascia d'età 15-34 anni, i Neet sono circa 3 milioni, oltre 1 su 4. Con una grossa differenza: per chi rimarrà tra i banchi si può ancora intervenire, mentre sui maturandi ci sono pochi margini di manovra, visto che il tempo delle scelte importanti è alle porte.

 

L'orientamento scolastico è insufficiente (ammesso che si faccia)

 

Una condizione, quella dei neo-diplomati, aggravata dal fatto che, al termine della scuola, 1 su 3 ammette di avere le idee poco o per niente chiare su quale percorso intraprendere nell’immediato futuro. Forse perché anche chi dovrebbe guidarli, la scuola, non si distingue per pianificazione ed efficacia. Ben 3 diplomandi su 10, ad esempio, sostengono di non aver svolto alcuna attività di orientamento nell’intero quinquennio degli studi superiori. E per una quota simile (29%) l’orientamento è arrivato last minute durante l’ultimo anno di scuola. Un ulteriore 27% ha iniziato a essere instradato sul “dopo” dal quarto superiore. Alla fine, solamente poco più di 1 su 10 ha avuto l’opportunità di essere informato nel corso dell’intero triennio conclusivo.

 

Fortunatamente, però, molti maturandi non sono rimasti con le mani in mano e nel corso del tempo si sono informati e orientati anche in autonomia: solo il 14% degli intervistati si è dichiarato completamente disinteressato. Tutti gli altri si sono attivati: chi confrontandosi con adulti di riferimento o con coetanei (le opzioni che vanno per la maggiore), chi guardando contenuti informativi sui social o sui siti di informazione, chi facendo esperienza “sul campo”, chi infine frequentando il circuito dei saloni dell’orientamento e delle agenzie per il lavoro.

 

Le alternative all'università finiscono nel dimenticatoio

 

Perché le attività di orientamento svolte dalle scuole, anche quando ci sono, non sempre sono efficaci: per il 59% i consigli ricevuti sono stati davvero poco utili, se non del tutto inutili. Una possibile motivazione potrebbe arrivare osservando i “protagonisti” delle sessioni di orientamento. Infatti, 2 studenti su 5 si sono confrontati soprattutto con rappresentanti di atenei ed enti di formazione, circa 1 su 4 quasi esclusivamente con i propri docenti. Solo 1 su 5 ha avuto l’occasione di “lavorare” al fianco di orientatori e formatori professionisti, mentre appena 1 su 10 si è confrontato o con rappresentanti del mondo del lavoro o con esperti di selezione del personale. Proporzioni esattamente contrarie ai desiderata, assolutamente legittimi, degli studenti: il 60% avrebbe voluto incontrare esperti di orientamento e formazione, il 44% rappresentanti del mondo del lavoro e il 40% esperti di risorse umane.

 

Tutto questo, ovviamente, si riflette anche sui contenuti delle attività di orientamento: quasi sempre gli studenti hanno sentito parlare di università e corsi di laurea. Solamente a una minoranza, invece, sono state presentate anche le alternative all’iscrizione a un ateneo: meno di 3 su 10 hanno avuto un quadro delle opportunità di lavoro per diplomati, circa 1 su 4 ha affrontato il tema concorsi, solo 1 su 5 è stato introdotto al mondo dell'imprenditorialità (come creare startup o avviare attività), idem per quel che concerne l’universo ITS e IFTS (ne ha sentito parlare, rispettivamente, solo il 20% e il 16% degli intervistati).

 

ITS: apprezzati ma quasi sconosciuti 

 

Proprio quest’ultimo punto merita un focus a parte. Negli ultimi due anni, si è osservato una rinnovata attenzione riguardo gli Istituti Tecnici Superiori - ovvero i percorsi post-diploma a carattere esperienziale, che permettono di conseguire il titolo di studi in due o tre anni al massimo, garantendo elevati tassi di occupazione – confermata anche dalle parole del Presidente Draghi nel suo discorso di insediamento al Governo. Peccato che, complice anche l’inerzia dell’orientamento scolastico, solamente 1 neodiplomato su 4 afferma di averne approfondito l’offerta formativa, mentre il 29% ne ha sentito parlare solo di sfuggita e il 47% li ignora completamente. E solo meno della metà (43%) ne ha conosciuto struttura e finalità grazie alla scuola. Un vero peccato, perché praticamente tutti (95%) coloro che hanno avuto contezza della formula ITS, a prescindere dal fatto che la stiano valutando o meno come opzione per il futuro, la giudicano in maniera positiva. Anche per allontanare lo spauracchio di “diventare” un Neet.

 

“In Italia, abbiamo un problema legato all’orientamento degli studenti e dei giovani. E questi numeri ne sono l’ennesima conferma. Il passaggio dai banchi di scuola al mondo del lavoro è complesso e i ragazzi e le ragazze necessitano del supporto di esperti. Riteniamo infatti che fenomeni come lo skill mismatch, i Neet e la disoccupazione giovanile si debbano prevenire proprio in questa fase della vita di un futuro lavoratore. Questo anche per sostenere la ripresa del Paese e la fase di evoluzione dovuta alle due transizioni (ecologica e digitale) in corso. I numeri riguardanti gli ITS in Paesi come Germania e Francia, ad esempio, sono emblematici di come la competitività delle aziende passi dalla formazione di giovani talenti”, commenta Alessandro Nodari, Candidate Management & Employer Branding Senior Director di Gi Group.

 

“Le cose che ci preoccupano sono sempre quelle di cui non ci stiamo occupando efficacemente: se 1 maturando su 2 ha paura di diventare un giovane che non studia e non lavora, vuol dire che le attività di orientamento che la scuola dovrebbe svolgere non sono efficaci. Gli studenti stessi, peraltro, vorrebbero comprendere meglio sé stessi e il mondo del lavoro, invece il più delle volte gli viene proposta la lista dei corsi di laurea disponibili. Il che chiaramente restituisce un approccio parziale a un problema complesso, soprattutto in un contesto lavorativo mai così competitivo e di difficile interpretazione come quello attuale”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. 
 

Commenti
Commenta
Disclaimer
Grazie per il tuo commento

Sarà pubblicato al più presto sul nostro sito, dopo essere stato visionato dalla redazione

Grazie per il tuo commento

Il commento verrà postato sulla tua timeline Facebook

Regole per i commenti

I commenti in questa pagina vengono controllati
Ti invitiamo ad utilizzare un linguaggio rispettoso e non offensivo, anche per le critiche più aspre

In particolare, durante l'azione di monitoraggio, ci riserviamo il diritto di rimuovere i commenti che:
- Non siano pertinenti ai temi trattati nel sito web e nel programma TV
- Abbiano contenuti volgari, osceni o violenti
- Siano intimidatori o diffamanti verso persone, altri utenti, istituzioni e religioni
- Più in generale violino i diritti di terzi
- Promuovano attività illegali
- Promuovano prodotti o servizi commerciali