IL RAPPORTO

Anche la povertà "educativa" è in crescita e si lega a quella economica: i giovani del Sud più a rischio di quelli del Nord

Per molti bambini e adolescenti, nascere in certe zone del Paese, specie nel meridione, significa partire già in svantaggio. Leggere un libro, assistere a uno spettacolo teatrale, praticare uno sport o semplicemente avere accesso a un dispositivo digitale sono spesso un lusso

01 Lug 2025 - 17:26
 © ansa

© ansa

Quando in famiglia le risorse economiche scarseggiano, si riduce drasticamente anche la possibilità per i giovani di accedere a esperienze formative fondamentali per la loro crescita intellettuale e sociale. Tradotto in termini tecnici: alla povertà economica si affianca anche quella educativa.

Parliamo di quel 22,2% di giovani che vive una condizione definita dagli esperti proprio “povertà educativa e digitale”. Un fenomeno trasversale che si lega a doppio filo all’assenza di risorse materiali e di capacità di spesa, che sfocia nell’impossibilità di sviluppare competenze cruciali per affrontare il presente e progettare il futuro.

E questo è vero in modo particolare nel Mezzogiorno, dove le disuguaglianze si fanno sempre più evidenti. Succede così che, oggi, in Italia, ci sia chi impara a programmare un robot già alle scuole medie. O chi riempie i pomeriggi con sport, laboratori creativi, corsi di musica o teatro. E poi c’è chi, invece, non ha nemmeno un computer in casa. Né uno spazio da dedicare allo studio.

A lanciare l’allarme è l’ultima indagine del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC) - approfondita nei suoi punti chiave dal portale Skuola.net - che non solo segnala l’incremento della povertà minorile (+1,8% rispetto al precedente rapporto), ma evidenzia anche un netto divario geografico tra Nord e Sud per quanto riguarda le possibilità che hanno i minori tra i 6 e i 17 anni di accedere a momenti formativi fondamentali nell’età scolare.

La famiglia d'origine è ancora alla base delle opportunità future

Il punto è questo: quando manca il supporto da parte del nucleo familiare, a venire meno sono anche le opportunità educative. Nel 2022, in ben 10 regioni italiane si è registrato un aumento della povertà minorile, e tra queste spiccano la Calabria, che tocca il dato più alto con un preoccupante 44,9% di coinvolti, e la Campania, ferma al 37,1%. E guarda caso, è proprio in questi territori che si registrano anche i più alti tassi di povertà educativa e digitale. 

Leggere un libro, assistere a uno spettacolo teatrale, praticare uno sport o semplicemente avere accesso a un dispositivo digitale: sono tutte esperienze che possono davvero plasmare il futuro di una generazione. Peccato che però, ancora oggi, specie in alcune aree d’Italia, rappresentano quasi un privilegio o attività marginali.

L’abitudine alla lettura nel tempo libero, per esempio, riguarda in media il 52,4% dei ragazzi e ragazze tra i 6 e i 17 anni. In Sicilia, però, il dato cola a picco (29,0%), così come Campania (35,4%) e Calabria (36,7%) che registrano il tasso più basso a livello nazionale. All’opposto, la Provincia di Trento (72,6%) e la Toscana (63,9%) fanno decisamente meglio, addirittura superando la media nazionale.

Assistere a uno spettacolo è spesso un privilegio 

Allo stesso modo, assistere a uno spettacolo teatrale resta un’esperienza educativa capace di stimolare immaginazione e spirito critico. Tuttavia, solo il 23,9% dei ragazzi italiani - qui in modo abbastanza generalizzato - ha avuto questa possibilità almeno una volta nell’ultimo anno.

Anche in questo caso, i dati raccontano comunque un certo divario tra Nord e Sud: la Provincia di Bolzano svetta con il 39%, seguita da Trento (33,6%) e Marche (27,8%). La Sicilia, invece, si conferma fanalino di coda anche su questo fronte: solo il 16,6% dei giovani ha visto uno spettacolo teatrale nell’anno considerato. Quote sotto la media anche per Basilicata (21%), Campania (21,3%) e Piemonte (20,8%).

Tra i momenti formativi persi, figurano anche le escursioni nei siti archeologici. Visitare un monumento significa toccare con mano la storia, entrare in contatto con il nostro patrimonio culturale. A livello nazionale, però, lo ha fatto almeno una volta durante un anno solare solo il 32,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni.

E qui la distanza Nord-Sud si fa ancora più marcata. Le percentuali più alte si registrano in Valle d’Aosta e Trento, entrambe al 41%, seguite da Sardegna (39,7%), Lazio (38,2%) e Liguria (38,1%). In fondo, invece, troviamo Basilicata (17,7%) e Sicilia (21,9%), che pur avendo un patrimonio storico straordinario non sempre riesce a garantire l’accesso agli studenti residenti.

Appassionati di musica, ma assenti dai live

Tra le cose che lasciano più stupiti c’è la musica. In teoria dovrebbe essere pane quotidiano per i giovani. Invece c’è chi ne è a digiuno da un bel po’ di tempo, almeno dal vivo. Solo il 17,9% dei bambini e ragazzi italiani ha partecipato ad almeno un concerto nell’arco dell’anno considerato. A Trento la percentuale tocca il 24,8%, seguita da Sardegna (22,7%) e Basilicata (21,3%). Tra le regioni con i tassi più alti si trovano anche Abruzzo e Lombardia, entrambe al 20,4%. Sul fondo della classifica c’è, ancora, la Sicilia con un preoccupante 13,1%, la percentuale più bassa registrata. Poco sopra, Piemonte (15,5%) e Liguria (15,8%).

Non va meglio sul fronte dello sport, altra attività teoricamente in cima alle preferenze delle nuove generazioni. Ma non se questo significa praticarlo: la percentuale di ragazzi e ragazze che nel tempo libero fanno sport in prima persona a livello nazionale è solo del 57,8%. Quote ancora più basse si registrano in Campania (-15,9 punti percentuale rispetto alla media nazionale) e in Sicilia (- 15,6 punti percentuale). Tutt’altro scenario in Valle D’Aosta (+ 19 punti), Liguria (+ 12,9 punti) e Provincia di Bolzano (+ 12,1 punti).

Sull'accesso al digitale i riscontri migliori

Infine, sempre in tema di povertà educativa, non si può non parlare di quella “digitale”. Ed è qui che si rintraccia l’unico spunto che spinge all’ottimismo, visto che la percentuale di famiglie che dispongono di Internet a casa si attesta ormai al 98,6% a livello nazionale. Spicca, però, il dato della Calabria che si ferma appena al 79,2%.

Inoltre, anche qui, le aree con maggiore povertà minorile mostrano anche una maggiore carenza di dispositivi. Se, infatti, la percentuale di ragazzi e di ragazze tra 6 e 17 anni che hanno almeno un PC/tablet in casa si attesta al 90,5% a livello nazionale, a livello regionale la situazione è più frastagliata, con Calabria e Sicilia che si fermano rispettivamente al 79,2% e al 79,9%. In Molise, Sardegna, Puglia e Abruzzo la quota rimane al di sotto del 90%.

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri