Cosa prevede la legge

Antidoto contro il botulino, come si produce e perché è conservato solo a Pavia

Il siero antitossina botulinica è disponibile solo su richiesta del Centro antiveleni lombardo. Il motivo? Questione di sicurezza, normativa e logistica sanitaria

08 Ago 2025 - 16:27
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Le recenti emergenza in Calabria e in Sardegna, dove diversi pazienti sono stati trattati per sospetta intossicazione da tossina botulinica, ha riacceso i riflettori su un aspetto poco noto del sistema sanitario italiano: l'antidoto contro il botulino non è distribuito liberamente nelle strutture ospedaliere, ma conservato in un'unica sede nazionale, il Centro antiveleni IRCCS Maugeri Pavia. Quando si rende necessario l'utilizzo dell'antidoto viene utilizzata la complessa rete di attivazione d'urgenza, supportata dal Ministero della Salute, dall'Istituto Superiore di Sanità e dalla Farmacia Militare. Ma perché un antidoto così delicato viene custodito in un solo luogo? E come si produce?

Come si produce l'antidoto contro il botulino

 L'antidoto utilizzato contro il botulismo è un siero antitossina botulinica, specificamente formulato per neutralizzare la tossina prodotta dal Clostridium botulinum, uno dei veleni naturali più potenti conosciuti. Il principio attivo è un'immunoglobulina policlonale, ricavata generalmente da cavalli immunizzati artificialmente con dosi inattivate della tossina. Il processo produttivo è lungo e delicato: dopo la somministrazione controllata della tossina inattivata, gli animali sviluppano anticorpi che vengono poi estratti, purificati e inattivati per garantirne la sicurezza. Il risultato è un siero capace di bloccare la tossina in circolo nel corpo umano, impedendole di provocare la paralisi neuromuscolare.

Questo antidoto non può essere prodotto in quantità illimitate né distribuito indiscriminatamente. È considerato un farmaco di "uso eccezionale", la cui somministrazione è regolata da protocolli clinici rigorosi e coordinata a livello centrale. In Italia, il responsabile della gestione è il Ministero della Salute, in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità e la Farmacia Militare. L'obiettivo è duplice: da un lato, garantire la qualità e la tracciabilità del prodotto; dall'altro, evitare che dosi estremamente sensibili possano deteriorarsi o essere utilizzate impropriamente.

Perché è conservato solo a Pavia

 In Italia, la conservazione dell'antidoto contro il botulino è affidata esclusivamente al Centro antiveleni di Pavia, struttura di riferimento nazionale per la gestione del botulismo. Questo avviene non per caso, ma per precise ragioni normative e sanitarie. Il siero è soggetto a vincoli di temperatura, tracciabilità e validità molto stringenti, e deve essere sempre disponibile in condizioni ottimali. Pavia è dotata di sistemi di conservazione certificati, personale specializzato nella valutazione dei casi sospetti e procedure pronte per la risposta immediata in caso di allerta.

Il Ministero della Salute, in accordo con il Centro antiveleni, ha stabilito che nessuna struttura ospedaliera può conservare il farmaco in autonomia. L'eccezione a questa regola può avvenire solo in contesti di emergenza, come è accaduto recentemente a Cosenza, dove per ragioni straordinarie è stata autorizzata una scorta temporanea. La centralizzazione risponde a una logica di sicurezza: mantenere un controllo unico sulla disponibilità e l'integrità del siero permette una gestione più efficace anche in caso di eventi multipli su scala nazionale.

Come funziona la distribuzione in caso di emergenza

 In presenza di un caso sospetto di botulismo, l'ospedale o il servizio sanitario locale attiva immediatamente una procedura di emergenza: il primo contatto avviene con il Centro antiveleni di Pavia, che valuta la gravità della situazione e, se confermata la necessità, richiede formalmente al Ministero della Salute la distribuzione del siero. Il farmaco viene quindi prelevato dai depositi autorizzati — tra cui la Farmacia Militare di Taranto o altri centri logistici temporanei — e spedito tramite mezzi speciali, spesso con l'ausilio di velivoli del 118 o della Protezione Civile.

La scelta di un sistema centralizzato è frutto di esperienze passate e del principio di massima precauzione. Evita sprechi, consente un controllo scientifico dei dosaggi e garantisce che ogni intervento avvenga sotto stretta supervisione. Inoltre, l'Italia aderisce a un sistema internazionale di allerta per le tossinfezioni, con scambi di dati in tempo reale tra le autorità sanitarie europee, che permette di anticipare picchi di rischio e accelerare l'invio dell'antidoto, se necessario.

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