LA DISCUSSIONE

Codici identificativi ai poliziotti, Piantedosi: "Non accadrà mai"

22 Mag 2025 - 15:26
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Matteo Piantedosi dice no ai "codici identificativi degli agenti", cioè alla possibilità di "riconoscere e additare" i poliziotti "ma non da parte dell'autorità giudiziaria, bensì da parte di qualcuno altro che può avere anche intenti malevoli". Il ministro dell'Interno lo ha detto a un convegno organizzato dal sindacati di polizia Coisp. E ha spiegato: "Io sono molto convinto che non solo con questo governo e con questo ministro non accadrà, ma credo che non succederà mai".

"Discussione singolare"

 Il ministro ha quindi spiegato che trova "singolare" discutere di dare "il marchio identificativo sul casco" ai poliziotti in manifestazioni "in cui ci sono persone che partecipano" con addosso indumenti che hanno proprio lo scopo di non farli riconoscere. "La discussione che ne nasce", ha concluso il ministro, "è che sono i poliziotti che devono avere il marchio identificativo sul casco. Lo trovo un po' singolare tenendo presente che non c'è mai stata occasione in cui all'esigenza specifica non siano stati identificati completamente le persone che avevano partecipato alla gestione della manifestazione".

Niente di vincolante

 E l'Europa che cosa dice a riguardo? L’Unione europea non ha mai prodotto atti vincolanti per gli Stati membri contenenti una disciplina sull'identificazione degli agenti. Ma il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, in seguito ai fatti avvenuti al G8 di Genova del 2001, ha invitato gli Stati membri a introdurre la riconoscibilità e l’identificabilità di ciascun agente di polizia. E il Parlamento europeo, nel 2012, ha anch'egli adottato una risoluzione che esortava gli Stati membri a introdurre apposite misure di identificazione del personale di polizia impiegato nelle manifestazioni pubbliche. Niente di vincolante, ma che ha comunque convinto la maggioranza degli Stati ad adottare misure a riguardo.

Cosa succede in Europa

 In Croazia, Danimarca, Estonia, Lituania, Norvegia, Romania, Slovacchia e Svezia, gli agenti di polizia sono identificati tramite un numero di matricola e/o il proprio nominativo sul casco e/o sulla divisa. Una identificabilità totale è prevista anche in Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia. In Spagna, gli agenti della Guardia Civil e della Policìa Nacional sono obbligati a presentare il "número de placa", distintivo di identificazione personale della Polizia Nazionale sulle uniformi. In Francia, gli agenti di polizia, sia in uniforme sia in borghese, devono esporre un codice numerico di identificazione, ad eccezione di quelli rientranti nei servizi antiterrorismo o in attività riservate. In Germania, l’obbligo per gli agenti delle varie forze di polizia di esporre il numero di riconoscimento è previsto in nove Länder su sedici, mentre i corpi di polizia regionali hanno una mera facoltà di riportare un’etichetta identificativa. In Belgio le divise degli agenti sono dotate di una targhetta con nome, dipartimento di appartenenza e grado, mentre la visiera del casco presenta il cognome: a breve saranno sostituiti da un codice numerico per garantire l’anonimato. In Grecia, nel 2010 è stato introdotto l’obbligo per ogni agente di polizia di portare un numero di riconoscimento individuale nella parte posteriore del casco. In Ungheria, non vige alcun obbligo di esposizione dei codici identificativi per le forze di polizia, ma è consolidata la consuetudine di applicare nome e grado sulla divisa.

E l'Italia?

 L'Italia è uno dei cinque dei 27 Stati membri dell’Unione europea che non hanno mai legiferato a riguardo dell'identificabilità degli agenti. E nemmeno che abbiano consuetudini (anche se non normate da vere e proprie leggi) a riguardo. Gli altri quattro sono Austria, Cipro, Lussemburgo e Olanda.

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