La 35enne prende il posto del "silurato" Siebert. Il presidente americano ha anche richiamato all'ordina la ministra Pam Bondi: "È ora di perseguire i miei nemici"
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Donald Trump prosegue la sua opera di rimpasto e sostituzioni all'interno degli apparati statunitensi, predisponendo persone "fidate" in posizioni chiave. In tema di "fedelissimi", in cima alla lista c'è senza dubbio Lindsey Halligan, ex avvocatessa del presidente americano appena nominata procuratrice del distretto orientale della Virginia. Una scelta che ha destato scalpore negli Usa, visto il curriculum giudicato "poco consono" all'incarico affidatole - un importante tassello dell'amministrazione giudiziaria del Paese - e visto il passato di Halligan come reginetta di bellezza.
Trump ha richiamato all'ordine la sua ministra della Giustizia, Pam Bondi, chiedendole di "perseguire i suoi nemici" e di farlo rapidamente. In una serie di post infuocati sul social Truth, il presidente ha puntato il dito sui suoi oppositori storici, tra cui il democratico Adam Schiff: sono "colpevolissimi", ma finora nei loro confronti "non è stato fatto nulla". La richiesta è seguita al siluramento del procuratore Erik Siebert, al quale il tycoon aveva affidato l'incarico di indagare su due di questi suoi "nemici": la procuratrice di New York Letitia James e l'ex direttore dell'Fbi James Comey. L'inchiesta non ha però prodotto la loro incriminazione, come sperava Trump, frustrando il presidente al punto di spingere per la sua rimozione. Siebert, secondo indiscrezioni, ha rassegnato le sue dimissioni prima di essere ufficialmente cacciato. Una ricostruzione smentita però dal presidente: "Non si è dimesso, l'ho licenziato", ha scritto tutto in maiuscolo su Truth.
Al posto di Siebert è dunque arrivata Lindsey Halligan. Assistente speciale del presidente e avvocatessa di punta della sua squadra legale personale, la 35enne ha trascorso gran parte della sua carriera nel settore assicurativo e non è mai stata un pubblico ministero. Per questo motivo la sua nomina a procuratrice è stata criticata da alcuni media americani. "Sarà giusta, intelligente e porterà quella giustizia di cui tutti hanno disperatamente bisogno", ha detto di lei Trump. Halligan ha assistito Trump in occasione della perquisizione avvenuta nel suo resort di Mar-a-Lago, in Florida, con cui gli inquirenti cercavano documenti classificati. L'ex "miss" ha anche lavorato alla causa intentata dal tycoon contro la Cnn, che lo aveva paragonato ad Adolf Hitler. Cresciuta in Colorado, Halligan ha studiato politica e giornalismo alla Regis University di Denver. L'appellativo di "miss" lo deve alla doppia partecipazione al concorso di Miss Colorado, nel quale si è classificata seconda nel 2009 e terza l'anno successivo. Un passato che la 35enne non rinnega e, anzi esalta: "Lo sport e i concorsi di bellezza mi hanno insegnato a gestire lo stress: sul palco, o alla Casa Bianca".
Dietro le quinte l'uscita di Siebert ha creato non poche tensioni all'interno dell'amministrazione Trump. Pam Bondi e il suo numero due, Todd Blanche, nei giorni scorsi avevano difeso Siebert dagli attacchi di "falchi" del presidente come William Pulte, responsabile della Federal Housing Finance Agency, che ne aveva chiesto la sostituzione con un procuratore in grado di portare avanti l'incriminazione di James e Comey. Il pressing non è però servito a salvare Siebert che, al termine di otto mesi di indagine, non ha trovato abbastanza prove per incriminare James per frode e ha sollevato dubbi su un'incriminazione dell'ex capo dell'Fbi. "Non possiamo più rimandare, in gioco c'è la nostra reputazione e la nostra credibilità. Mi hanno messo in stato di accusa due volte e incriminato cinque volte sul niente. Giustizia va fatta ora", ha scritto Trump a Bondi riferendosi ai suoi nemici.
La procuratrice di New York James è nel mirino di Trump dopo che ha fatto causa e vinto contro la sua società. Il senatore democratico Schiff è da anni nel suo bersaglio per il ruolo giocato nella commissione d'inchiesta della Camera sull'assalto a Capitol Hill. Comey invece si è attirato negli anni l'ira del tycoon per l'indagine sulle interferenze russe sulle elezioni del 2016. Chiedendo a Bondi di agire contro i suoi nemici, Trump ha inflitto un duro colpo alla tradizionale indipendenza del Dipartimento di Giustizia americano.
"Siamo sulla strada della dittatura", ha denunciato il leader dei democratici in Senato, Chuck Schumer. Secondo gli osservatori, l'azione di Trump rappresenta un'escalation rispetto alle purghe decise dai suoi ministri all'Fbi e in altri dipartimenti governativi, confermando "l'appetito per la vendetta" da parte di un presidente che, a differenza del primo mandato e forte della sentenza della Corte Suprema sull'immunità, non si sente più vincolato ad agire nel rispetto delle norme.