Petre-Florin Manole, 41 anni, è stato nominato ministro del Lavoro, della Famiglia, della Gioventù e delle Solidarietà Sociali. Durante la scuola, un’insegnante lo lodò per la sua intelligenza, ma aggiunse con disprezzo: “Peccato che tu sia rom”, ha rivelato a El País
In Romania, un evento storico segna la politica europea: Petre-Florin Manole, 41 anni, è il primo cittadino di etnia Rom a ricoprire un ruolo ministeriale di alto livello in un Paese dell’Unione Europea. Nominato ministro del Lavoro, della Famiglia, della Gioventù e delle Solidarietà Sociali nel governo guidato dal liberale Ilie Bolojan, Manole rappresenta un simbolo di rottura per una comunità storicamente emarginata. La sua nomina, come riportato da El País, segna un passo avanti in un Paese dove la popolazione Rom affronta disoccupazione e discriminazione.
Nato a Slobozia, nella regione di Muntenia segnata dalla deindustrializzazione post-comunista, Manole è cresciuto in una famiglia composta da padre operaio e mamma sarta. Fin da giovane, ha capito che l’istruzione era la chiave per superare le barriere imposte dalla sua etnia. Durante la scuola, un’insegnante lo lodò per la sua intelligenza, ma aggiunse con disprezzo: “Peccato che tu sia Rom”, ha rivelato a El País.
“L’unica cosa a cui pensavo era studiare e sopravvivere alla discriminazione che ancora oggi colpisce l’etnia Rom”, ha aggiunto, riflettendo su quel periodo. Spinto da questa realtà, Manole si è laureato in Storia all’Università di Bucarest, approfondendo le origini del popolo Rom, arrivato in Romania nel XIV secolo come schiavi, una condizione durata fino al 1856. Durante la Seconda Guerra Mondiale, oltre 10.000 Rom furono sterminati dal regime fascista rumeno, alleato della Germania nazista. Questi eventi hanno plasmato il suo impegno, portandolo a lavorare con ONG Rom e l’Istituto Nazionale per lo Studio dell’Olocausto Elie Wiesel, prima di entrare in politica con il Partito Socialdemocratico (PSD).
La nomina di Manole arriva in un momento di forte instabilità per la Romania. Dopo le elezioni presidenziali dello scorso novembre, annullate per presunte interferenze russe, il centrodestra di Nicusor Dan ha sconfitto l’ultranazionalista George Simion il 18 maggio 2025. Il governo Bolojan, formato da una coalizione tra PSD, Partito Nazionale Liberale (PNL), Unione Salva Romania e il partito della minoranza ungherese (UDMR), affronta una crisi economica con un deficit pubblico al 9,3%, il più alto dell’UE. Misure impopolari, come l’aumento dell’IVA e il congelamento delle pensioni, sono state adottate per stabilizzare le finanze.
Manole, come ministro, gestisce sfide complesse: la disoccupazione Rom supera il 50%, contro il 5,7% nazionale, e il suo dicastero deve garantire la sostenibilità delle pensioni e il supporto alle fasce più vulnerabili. “Abbiamo bisogno di politiche pubbliche per incentivare l’apertura al mercato del lavoro”, ha sottolineato, proponendo un programma da 800 milioni di euro per migliorare l’accesso al lavoro in 2.000 comunità rurali, indipendentemente dall’etnia. L’obiettivo è aumentare i redditi dei lavoratori, favorire le imprese, incrementare le entrate fiscali e garantire pensioni dignitose.
La nomina di Manole è stata accolta con entusiasmo da attivisti e cittadini. “Si tratta del primo rom dichiarato che raggiunge una funzione estremamente importante”, ha dichiarato Ciprian Necula, sociologo Rom, sottolineando l’importanza di un politico che rivendica apertamente la propria identità. Secondo il censimento del 2021, in Romania vivono 569.477 Rom su 19,1 milioni di abitanti, ma le ONG stimano una cifra reale tre volte superiore.
Catalina Olteanu, del Consiglio Nazionale contro la Discriminazione, ha aggiunto: “Il fatto che Manole sia stato nominato è un passo importante per tutta la società, specialmente per la minoranza Rom. Ma è stato nominato per le sue competenze e capacità politiche, non perché sia Rom”. Tuttavia, Olteanu avverte che un eventuale insuccesso potrebbe essere strumentalizzato, attribuendo le difficoltà alla sua etnia. Manole, consapevole delle aspettative, si definisce un cercatore di consensi, impegnato a costruire ponti. “Non ho iniziato a rendermi conto di cosa significasse la mia nomina finché non ho ricevuto congratulazioni da persone con cui avevo lavorato nelle ONG a favore del popolo Rom, o da sconosciuti che erano orgogliosi di ciò che avevo raggiunto”, ha raccontato.
La carriera di Manole, da consigliere comunale a deputato nel 2016, fino a segretario di Stato sotto il vicepremier Sorin Grindeanu, è stata segnata da attacchi etnici, spesso velati. “Ciò che mi ha ferito di più durante la mia carriera politica è stato quando gli avversari nei dibattiti televisivi mi attaccavano alle spalle dopo essere rimasti senza argomenti; la loro ultima linea di attacco era la questione etnica, anche se non me l’hanno mai detta in faccia”, ha confessato. Oggi, il suo ruolo ministeriale rappresenta una svolta per la Romania e per l’Europa, dove solo la Macedonia del Nord aveva precedentemente nominato un Rom a un alto incarico, ma con funzioni simboliche.