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Quando Gorbaciov strinse la mano a Bush senior: la verità sull'accordo tra Urss e Usa e sulla "promessa" della Nato

Dal sogno di un'Eurasia unificata all'incubo della guerra in Ucraina il passo non è stato breve. Nella retorica russa la "promessa infranta" degli Stati Uniti sull'allargamento a Est torna sempre e con prepotenza. Ma cosa c'è di vero?

Ansa

Mikhail Gorbaciov ha vinto un Premio Nobel per la Pace per aver messo fine alla Guerra Fredda, cambiando il corso della storia.

E un giorno incontrò il presidente americano Bush senior, gli strinse la mano e accettò l'unificazione e l'ingresso nella Nato della Germania. Ma a un patto: che le Forze Atlantiche non si sarebbero spostate "di un solo pollice verso Est" ("one inch to the East"). Parlare di "verità" non è mai una buona idea, perché mica ce n'è una sola di verità. Ma fin dai primissimi giorni dell'invasione russa dell'Ucraina, che ha allargato e spinto a estreme conseguenze un conflitto che già da anni martoriava l'est del Paese, questo tema è entrato a gamba tesa in tutti i dibattiti sulle origini del conflitto che ha sconvolto il mondo. La filastrocca è più o meno questa: la Nato a guida Usa si è allargata troppo a Est dopo aver promesso all'Unione Sovietica esattamente il contrario, arrivando pericolosamente a installarsi (anche militarmente) a ridosso dei confini dell'attuale Russia. Con consequente senso di accerchiamento e reazione. Ma la Nato ha davvero mai promesso di espandersi verso Est?

 

 

L'Ucraina rappresenta il caldo epilogo di questa "escalation fredda" tra Occidente e Russia, oltre a essere un'entità troppo preziosa per quest'ultima, che in quei territori pianeggianti si è sempre difesa dagli attacchi stranieri, a debita distanza da Mosca e dal cuore della nazione. E sono molti, perlopiù sostenitori di Putin e della guerra, a ritenere proprio Gorbaciov il principale responsabile (assieme a Lenin) della drammatica situazione attuale. Non solo per le riforme da lui volute, che hanno portato al tracollo di un Paese che proprio sotto l'egida sovietica aveva raggiunto la sua massima potenza, ma anche e soprattutto per l’ormai celebre incontro con Bush senior e la delegazione stelle e strisce. Con la Nato che ne ha ovviamente approfittato, espandendosi sempre più anche nel Nuovo Millennio.

 

E' morto Gorbaciov, il padre della Perestrojka

 

Cosa voleva Gorbaciov: la strada verso l'incontro - In un mondo uscito devastato dai conflitti e consumato dalle tensioni internazionali, soprattutto legate ai rischi nucleari, Gorbaciov vide il segno di una svolta, bella o brutta che fosse. La sua visione (socialdemocratica) del periodo post-Guerra Fredda era profondamente diversa da quella degli Stati Uniti, impegnati a impedire all'Europa di diventare una sorta di "terza forza" indipendente negli affari internazionali. Come ha notato Noam Chomsky, Gorbaciov piuttosto anelava alla costruzione di un'Eurasia unificata, con i suoi centri nevralgici a Bruxelles, Mosca, Vladivostok, Ankara eccetera. Un nuovo scacchiere in cui non c'era più spazio per le alleanze militari.

 

 

L'incontro Usa-Urss - Alla visione di Gorbaciov si contrapponeva, come già accennato, quella degli Stati Uniti. Soprattutto per quel che riguardava il destino della Germania. Ormai gli studiosi hanno chiarito con estrema accuratezza ciò che è successo. Ci fu un accordo verbale, niente di più, tra George Bush padre, James Baker e altri vertici statunitensi da una parte e Gorbaciov e la delegazione sovietica dall'altra. L'accordo prevedeva un punto che sembrava inconcepibile per l'Urss: la Germania poteva essere riunificata e addirittura militarizzata con l'adesione all'ostile Nato. Inconcepibile, ma vero. In cambio Gorbaciov pose la sola ma fondamentale condizione della non espansione verso Est.

 

Cosa si intende per espansione a Est - La promessa pronunciata da James Baker a Gorbaciov riguardava l'Est di Berlino e della Germania, e non d'Europa. Risulta quasi banale sottolinearlo, ma è quantomai necessario viste le derive ideologiche e politiche sovrascritte agli avvenimenti. Dopo la caduta del Muro di Berlino, il trattato del 12 settembre 1990 prevedeva la Germania unita dentro l'Alleanza Atlantica con alcune garanzie per il territorio dell'ex DDR: niente truppe Nato o estere e nessun aumento di contingenti e armamenti nel territorio Ovest, già sotto controllo occidentale. La (ex) Germania Est avrebbe inoltre visto il dispiegamento di soli soldati tedeschi non Nato fino al completo ritiro sovietico. Soltanto dopo quest'ultimo le truppe Nato sarebbero potute essere collocate a Est, sempre e solo rigorosamente tedesche e senza portarsi dietro testate nucleari. Questo trattato non affrontava in alcun modo il tema dell'espansionismo Nato verso Oriente, ancor meno in territori che all'epoca erano saldamente considerati parte del Patto di Varsavia.

 

 

L'accordo verbale: promessa infranta? - Il compromesso verbale pronunciato da Baker finì poi anche in una lettera indirizzata al cancelliere tedesco Helmut Kohl. "Ho posto a Gorbaciov la seguente domanda: preferisci una Germania unita fuori dalla Nato, indipendente e senza truppe statunitensi, o una Germania legata alla Nato, con la garanzia che la giurisdizione Nato non si estenderà di un solo pollice a Est delle sue attuali posizioni?". Il riferimento alla Germania è esplicito, anche per quanto riguarda l'espansione. C'è chi però nelle parole di Baker ha letto (a posteriori) l'accenno alle future mire extra-tedesche del Patto Atlantico, che all'epoca sembravano decisamente non praticabili. Il Patto di Varsavia era infatti ancora in essere e non c'era motivo di dubitare del futuro sovietico degli Stati che ne facevano parte.

 

Cosa è successo dopo - Ma come le garanzie della Nato non si riferivano all'allargamento alle Repubbliche (oggi ex) sovietiche, allo stesso modo non ne escludevano una fattibilità in futuro. Il riferimento semplicemente non esisteva e, come tutte le questioni implicite e sottintese, ognuno ci legge quello che vuole. Quando, nel 1999, i primi Stati ex comunisti entrarono nello schieramento atlantico (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia), Gorbaciov non potè fare a meno di esprimere il suo disappunto agli Stati Uniti, affermando che in questo modo "stavano violando lo spirito delle garanzie" del Trattato del '90. Trattato in cui, lo ribadiamo, non c'è alcun riferimento (scritto) all'espansionismo della Nato. Per di più le ormai celebri parole di James Baker non rappresentavano tecnicamente l'Alleanza, ma gli Stati Uniti.

 

Le "garanzie tradite" nella retorica russa - C'è un momento preciso in cui la Federazione Russa, dopo la dissoluzione dell'Urss, ha cominciato a definire la retorica del "tradimento" da parte della Nato e dell'Occidente rispetto alla parola data a Gorbaciov. Siamo nel 1993 e al potere c'è il "padre" politico di Vladimir Putin, Boris Eltsin (o Yeltsin), che rivolge la sua protesta contro l'amministrazione Bill Clinton. Protesta rispedita ovviamente al mittente. Per tutti gli Anni Novanta la Nato ha tuttavia dimostrato "sensibilità" nei confronti della posizione russa, non rinunciando certamente all'ingresso di nuovi Paesi nell'Alleanza ma al contempo coinvolgendo la Federazione in progetti di cooperazione.

 

Tra lo scritto e il non scritto - Nel 1997 arriva infatti la firma dell'Atto formativo delle relazione tra Russia e Nato, che apriva alla collaborazione tra i due ex rivali e sembrava così scongiurare l'uso della forza contro la sovranità territoriale di qualsiasi Paese. E per dimostrare la sua "buona fede", il Patto Atlantico ribadì di non voler dispiegare armamenti nucleari sui territori dei nuovi alleati. Pur continuando a mettere per iscritto qualunque cenno alla politica di allargamento, la Nato non nascose l'obiettivo di voler integrare l'Europa centro-orientale nel sistema di sicurezza atlantico. Tradotto: ci allargheremo, perché nessun patto ce lo vieta, ma la Russia non ha nulla da temere. Inutile dire che i russi non furono entusiasti. Dai Duemila in poi le interpretazioni di ciò che fu detto durante l'incontro Usa-Urss del 1990 vengono riprese e imbracciate ogni volta che un nuovo Paese decide o manifesta la volontà di entrare nel blocco Nato. E lo stesso è avvenuto quando è stata invece la Russia a passare all'azione: nel 2008 in Georgia, nel 2014 in Crimea e nel 2022 in Ucraina. Con un tormentone immortale: Nato, Usa e Occidente tutto hanno infranto promesse solenni. In ottica russa, dunque, la violazione degli Accordi di Helsinki e l'occupazione di territori sovrani come Crimea e Donbass appare quasi "giustificata". Con tutte le conseguenze nefaste cui abbiamo assistito.

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