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Israele, oltre 50 ex ostaggi scrivono a Netanyahu: "Attuare l'accordo con Hamas"

Pechino: "Gaza è dei palestinesi, non si cambi il suo status con la forza". Ultimatum degli Stati Uniti ad Hamas: "Liberate gli ostaggi o sarà l'inferno"

di Redazione online
07 Mar 2025 - 21:29

La guerra in Medioriente tra Israele e Hamas e che coinvolge Libano, Siria e Iran, è giunta al giorno 518. Un gruppo di oltre 50 ex ostaggi di Hamas ha sottoscritto una lettera al primo ministro Netanyahu chiedendo a Israele di rispettare l'accordo di cessate il fuoco affinché i prigionieri rimasti a Gaza possano tornare a casa. Il presidente americano Trump, intanto, ha lanciato un ultimatum ad Hamas: "Liberi gli ostaggi o sarà l'inferno". Pechino è intervenuta sulla proposta del presidente americano di prendere il controllo della Striscia: "Gaza è dei palestinesi, cambiare il suo status con la forza non porterà la pace ma solo nuovo caos", ha detto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi.

Gaza, rilasciati centinaia di detenuti palestinesi

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Gli Houthi riprenderanno le operazioni navali contro Israele se lo Stato ebraico non rimuoverà il blocco degli aiuti a Gaza entro quattro giorni. Lo ha affermato il leader del gruppo yemenita, Abdul Malik al-Houthi. Lo riporta Al Jazeera.


Un gruppo di oltre 50 ex ostaggi di Hamas ha sottoscritto una lettera al primo ministro Netanyahu chiedendo a Israele di rispettare l'accordo di cessate il fuoco affinché i prigionieri rimasti a Gaza possano tornare a casa.


Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di essere rimasto "scioccato" nell'apprendere dagli ostaggi liberati che ha incontrato all'inizio di questa settimana che nessuno dei loro rapitori di Hamas li ha trattati con gentilezza. Lo riporta il Times of Israel. "Ho chiesto se c'erani persone gentili e la risposta è stata nessuno. Venivano schiaffeggiati e presi a pugni. Un uomo si è rotto le costole. Non è riuscito a respirare per un mese. È stato brutale", ha detto apparentemente riferendosi alla testimonianza dell'ostaggio Eli Sharabi, rilasciato di recente.


Oltre 300mila rifugiati sono tornati in Siria dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad. Lo affermano le Nazioni Unite, secondo cui dall'8 dicembre sono stati superati i 300mila rientri, come ha detto ai giornalisti a Ginevra, tramite collegamento video da Damasco, Celine Schmitt dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati Unhcr. I suoi commenti sono arrivati dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato ieri che oltre 133mila siriani che vivevano in Turchia sono tornati nel loro Paese dopo la caduta di Assad. La Turchia ospita quasi tre milioni di rifugiati fuggiti dalla Siria dopo l'inizio della guerra civile nel 2011 e spinge per il loro rientro in patria. Più di mezzo milione di persone sono rimaste uccise durante la guerra che ha spinto milioni di persone alla fuga. Rimane "la più grande crisi di sfollati del mondo", ha detto Schmitt. 


Hamas ha diffuso un video che mostra il soldato israeliano Matan Angrest, rapito nell'attacco del 7 ottobre 2023. Lo riporta Haaretz. Nei giorni scorsi l'emittente israeliana Channel 12 aveva riferito che Angrest soffre di gravi ustioni e contusioni non curate, oltre che di danni agli occhi per le ferite riportate durante il sequestro, avvenuto a Nahal Oz.


Violenti scontri nel nordovest della Siria tra membri delle forze di sicurezza e combattenti "leali" al deposto presidente Bashar al-Assad hanno causato più di 70 morti. Lo afferma l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr).


"Gaza è dei palestinesi: cambiare il suo status con la forza non porterà la pace ma solo nuovo caos". E' quanto ha detto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, in merito alla proposta del presidente americano Donald Trump di prendere il controllo della Striscia. "Bisogna lavorare alla soluzione dei due Stati", ha affermato Wang in una conferenza stampa a margine dei lavori del Congresso nazionale del popolo. "Senza pace in Medio Oriente non c'è stabilità nel mondo", ha aggiunto.

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