Il capo dell'Idf ha espresso forti critiche al progetto voluto dal premier Netanyahu, creando una spaccatura tra esercito e governo: troppi i rischi per la vita degli ostaggi e per la tenuta dei militari logorati dalla guerra
© Ansa
Il piano del premier Benjamin Netanyahu per l'occupazione di Gaza non preoccupa solo la comunità internazionale, ma anche i vertici delle Forze di difesa israeliane. Primo fra tutti il capo di Stato maggiore dell'Idf, il tenente generale Eyal Zamir, che ha avvertito che l'eventuale occupazione della Striscia rischierebbe di trascinare Israele in un "buco nero" fatto di insurrezione prolungata, responsabilità umanitarie e aumento del rischio per gli ostaggi. Ma chi è e quali sono le critiche espresse da Zamir, considerato in queste ore il "primo nemico" interno di Netanyahu?
Nato il 26 gennaio 1966 a Eliat, punta estrema del Meridione israeliano affacciata sul Mar Rosso, Zamir studia Scienze politiche all'Università di Tel Aviv e poi si specializza in Sicurezza nazionale all'Università di Haifa. Dopo aver frequentato l'accademia militare a Tel Aviv, comincia a prestare servizio nell'Idf, le Forze di difesa israeliane, nel 1984. Da lì comincia la sua lenta scalata verso il potere, diventando capo del Comando meridionale delle Idf, segretario militare del primo ministro e vice-capo di Stato maggiore. Nel 2023 viene nominato direttore del ministero della Difesa dall'allora ministro Yoav Gallant, rimasto in carica fino a novembre 2024 dopo mesi di forti "turbolenze" con Netanyahu. Dopo l'allontanamento di Gallant, Zamir annuncia l'intenzione di volersi dimettersi, ma viene convinto a restare da Israel Katz, il nuovo (e attuale) ministro della Difesa.
A marzo 2025 Zamir - due medaglie al valore per due guerre - viene nominato capo di Stato maggiore dell'Idf (il 27esimo in successione) per sostituire Herzi Halevi, che ha lasciato l'incarico dopo essersi assunto la piena responsabilità del fallimento del 7 ottobre 2023, il giorno in cui Hamas è penetrato in territorio israeliano uccidendo 1.200 persone - fra civili israeliani e militari - e rapendone altre 250, tra cui bambini. Ora, a pochi mesi dalla nomina, Zamir è già entrato in contrasto con Netanyahu, esprimendo dubbi e mostrando resistenze rispetto al piano per l'occupazione di Gaza. Come riportato dai media locali, durante la riunione-fiume a porte chiuse del Consiglio di sicurezza israeliano, il tenente generale ha messo in guardia il premier sui rischi concreti del suo progetto, che potrebbe mettere in serio pericolo la vita degli ostaggi ("Non abbiamo modo di garantire che non faremo loro del male") e logorare ulteriormente l'esercito dello Stato ebraico dopo quasi due anni di guerra.
"Continueremo a esprimere la nostra posizione senza paura, in modo concreto, indipendente e professionale", ha avvisato Zamir. L'esercito, ha aggiunto, "continuerà ad agire responsabilmente, con integrità e determinazione, pensando solo al bene del Paese e alla sua sicurezza". Poi è entrato nel dettaglio del piano di Netanyahu, sostenendo che "non esiste una risposta umanitaria per il milione di persone che Israele sposterà a Gaza. Sarà tutto estremamente complesso". Zamir ha poi espresso preoccupazioni più ampie circa l'espansione delle operazioni militari, che avverrebbe a costo della vita dei soldati, esaurirebbe le risorse militari e porterebbe a gravi problemi umanitari e sanitari. "Un'operazione del genere potrebbe durare mesi, aggravando la pressione sull'esercito regolare e sulle riserve", ha sentenziato.
Le parole del tenente generale hanno causato un terremoto all'interno del governo israeliano. "Se Zamir non è d'accordo, si dimetta", hanno fatto sapere fonti dell'ufficio di Netanyahu. Secondo Channel 12, i ministri dell'esecutivo hanno duramente criticato le dichiarazioni del capo dell'Idf, sostenendo che l'operazione "Carri di Gedeone" (l'azione militare via terra del maggio 2025) non sia riuscita a raggiungere gli obiettivi dichiarati. Zamir ha seccamente ribattuto alle accuse, sottolineando che l'operazione è riuscita a creare le condizioni necessarie per il salvataggio degli ostaggi rimasti. Ma il capo dell'Idf non è ovviamente l'unico a opporsi al piano di occupazione: a dargli "man forte" ci sono anche le famiglie degli ostaggi, che temono per la sorte dei loro cari ancora detenuti da Hamas, e che nelle ultime ore hanno manifestato davanti all'ufficio di Netanyahu a Gerusalemme.