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Guerra in Ucraina, a Tgcom24 le testimonianze da Kherson: "Massacrati dagli stessi che dicevano di liberarci"

La collega Olga Bibus sulla situazione dalla città dei suoi nonni: lì ora sono sotto attacco russo le abitazioni dei civili

Una stanza stretta in uno scantinato, dentro una decina di donne si toccano il pancione.

Stanno per diventare mamme, in un rifugio. Il video è stato pubblicato su Instagram da Yuri Herman, primario del reparto di Ostetricia dell'ospedale di Kherson, nel sud dell'Ucraina, la città dei miei nonni.

"Non avrei mai pensato di lavorare in queste condizioni. Stiamo prestando soccorso in un rifugio di Kherson: nella stessa stanza si trovano donne incinte, donne che hanno appena partorito, bambini prematuri e i miei figli, di dieci anni, a cui non avrei mai pensato di dover insegnare così le basi dell’ostetricia", scrive il primario.

 

E aggiunge, con amara ironia, parafrasando le parole di Vladimir Putin: "Tutto questo grazie ai nostri 'liberatori' che erano troppo preoccupati che vivessimo male qui. Questa è solo la conferma che sotto 'i nazisti, i nazionalisti e i drogati' si vive meglio".

 

Il post è scritto in russo, la lingua di Kherson: una città che oggi è nella morsa di chi, paradossalmente, parla la sua stessa lingua. E' proprio in nome di terre che nella loro storia hanno anche radici russe, come appunto Kherson, che il 24 febbraio è iniziata l’invasione di Vladimir Putin. Per assurdo coloro che avrebbero dovuto "liberare" dal nemico invisibile gli abitanti di Kherson, oggi sono gli stessi che li massacrano.

 

Un missile in pieno centro a Kharkiv per uccidere il governatore: i soccorsi all'interno del palazzo distrutto

"Lanciare un razzo nella piazza centrale di Kharkiv è stata una vera e propria azione terroristica. Così, la Russia è diventata uno stato terrorista. Nessuno perdonerà. Nessuno dimenticherà". Queste le parole usate dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un videomessaggio dopo la devastante operazione militare che ha portato la Russia a sparare in pieno giorno un missile contro la sede dell'amministrazione regionale a Kharkiv. Al momento dell'impatto erano in transito diverse auto civili. L'attacco è stato un tentativo di uccidere il governatore di Kharkiv e il suo team, sostiene Kiev, i quali guidano la difesa della città, la seconda più grande dell'Ucraina.

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Dopo Kharkiv, infatti, anche a Kherson vengono bombardate le abitazioni dei civili. E' stata colpita anche una scuola, le immagini delle finestre rotte sono state diffuse sul gruppo Telegram del quartiere in cui si trova. "Grazie ai nostri liberatori", dice una voce, sempre in russo.

 

 

Le notizie che arrivano da Kherson sono incerte e la situazione è in continua evoluzione. Nella mattina del primo marzo Kherson si è svegliata con i militari russi nel centro della città: sembrava dunque essere stata definitivamente occupata. Poco dopo hanno cominciato a circolare sui gruppi Telegram e Viber dei vari quartieri smentite da parte delle forze armate ucraine.


"Vedete i soldati russi in giro per la città, dicono che ci hanno occupati, ma non è così. Hanno subito grosse perdite e sono entrati in città per scatenare il panico e attaccare i civili che usano come scudi umani. Rimanete in casa, nessuno ha ceduto Kherson, stiamo combattendo per voi, cercate di stare al sicuro nei bunker, tenete le finestre chiuse", affermano i militari ucraini.

 


Quello che ormai è certo è che la città è stata circondata dall’esercito russo e il cerchio sta diventando sempre più stretto. Gli abitanti di Kherson sono imprigionati, senza alcuna possibilità di poter lasciare la città. A loro non rimane altro da fare che chiudersi in casa, negli scantinati, chi li ha, o nelle abitazioni, lontano dalle finestre. Pregare. Rispondono a telefono per far sapere che sono vivi, ma riescono a pronunciare pochissime parole. "Avete ancora qualcosa da mangiare?", chiediamo. Rispondono: "E chi riesce a mangiare in queste condizioni? Stiamo per morire".

 

L'appello dell'orfanotrofio di Kirovograd in Ucraina: "Ci serve tutto, aiutateci"

Su telegram una foto che mostra bambini in una cantina: sono gli orfani di Kirovograd. Si sono dovuti rifugiare perché la città è tra quelle bombardate dai russi. "Questa foto la devono vedere tutti, tutto il mondo", scrivono le donne che gestiscono la struttura e che lanciano anche un appello per cibo, coperte, medicine e anche giocattoli. Un appello che non è rimasto inascoltato perché la popolazione locale è subito corsa in loro aiuto.

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