La Marina israeliana è pronta a intervenire. La fregata Alpino non seguirà la flottiglia oltre il limite delle acque di Gaza. Gli attivisti che forzeranno il blocco israeliano saranno trasferiti su una nave militare. Meloni: "Fermatevi o metterete a rischio la pace"
La Marina israeliana si prepara per prendere il controllo in alto mare delle oltre 50 imbarcazioni della Global Sumud Flotilla che sono entrate nel raggio di intercettazione dell'esercito (SEGUI LA DIRETTA VIDEO). Intorno alle 2:30 italiane, la flottiglia ha annunciato l'ingresso nella zona ad alto rischio con l'intento dichiarato di forzare il blocco navale di Israele. Subito dopo è stato segnalato l'aumento delle attività di droni sulle imbarcazioni. "Ci prepariamo a venire intercettati, abbiamo effettuati i preparativi d'emergenza". Dopo aver ridotto il livello di allerta, alcune unità della Sumud sono state avvicinate da navi non identificate, poi allontanatesi. Prosegue dunque la navigazione verso la Striscia di Gaza. L'eurodeputata di Avs Benedetta Scuderi, che si trova a bordo di una delle navi della missione, ha affermato che l'esercito si stava avvicinando intorno alle 5:30 italiane.
Saranno la Marina e gli incursori a intercettare le navi umanitarie, ordinando loro di tornare indietro e sequestrandole in caso di rifiuto. Intorno alle 4 italiane le unità israeliane si sono infatti avvicinate alla flottiglia e le telecamere a circuito chiuso di diverse imbarcazioni sono state messe fuori uso. Successivamente lo Stato ebraico fermerà gli attivisti, che saranno trasferiti prima al porto di Ashdod, quindi nella prigione di Ketziot. Quanti accetteranno di essere espulsi saranno rimpatriati, mentre chi opporrà resistenza sarà portato davanti a "un tribunale speciale all'interno del carcere". All'azione prende parte anche l'unità speciale Shayetet 13, per la presa delle navi.
Israele non intende permettere alla flottiglia di entrare nelle acque della Striscia di Gaza. In precedenza la fregata Alpino della Marina militare italiana aveva comunicato ufficialmente a tutte le imbarcazioni della Flotilla la propria disponibilità ad accogliere a bordo chiunque volesse lasciare la missione. Secondo fonti istituzionali, alcuni cittadini italiani a bordo della Flotilla avrebbero già accettato il rientro, lasciando volontariamente la missione nelle ultime ore.
Dopo le 3 italiane, la fregata Alpino ha diramato il secondo e ultimo avviso ufficiale a tutte le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, al limite delle 150 miglia nautiche dalle coste di Gaza. La nave ha comunicato che non oltrepasserà tale limite.
"Il ministro della Difesa italiano "ci ha informato" che la fregata militare Alpino offre agli attivisti l'opportunità di abbandonare le imbarcazioni e rientrare prima di raggiungere la cosiddetta zona critica. "Siamo chiari: questa non è protezione. È sabotaggio. È un tentativo di demoralizzare e dividere una missione pacifica e umanitaria. Questa è codardia travestita da diplomazia". Così la Global Sumud Flotilla.
Il presidente del Consiglio ha definito la Global Sumud Flotilla un pericolo per il "piano di pace" americano. "Avete letto bene: civili disarmati, attivisti nonviolenti e navi cariche di farina e medicinali sarebbero una minaccia alla stabilità", ha dichiarato la delegazione italiana del Global Movement to Gaza. "La vera minaccia è l'assedio, non la Flotilla". Per gli attivisti, "stanotte non è a rischio solo l'equipaggio della Flotilla, ma il diritto internazionale stesso, calpestato da un governo che preferisce accodarsi ai diktat di una strategia neocoloniale".
Non si è fatto attendere l'intervento di Giorgia Meloni. "Con il piano di pace per il Medioriente proposto da Donald Trump si è finalmente aperta una speranza di accordo per porre fine alla guerra e alla sofferenza della popolazione civile palestinese e stabilizzare la regione. Questa speranza poggia su un equilibrio fragile, che in molti sarebbero felici di poter far saltare. Temo che un pretesto possa essere dato proprio dal tentativo della Flotilla di forzare il blocco navale israeliano. Anche per questo ritengo che la Flotilla dovrebbe fermarsi ora e accettare una delle diverse proposte avanzate per la consegna, in sicurezza, degli aiuti. Ogni altra scelta rischia di trasformarsi in un pretesto per impedire la pace, alimentare il conflitto e colpire così soprattutto quella popolazione di Gaza alla quale si dice di voler portare sollievo. È il tempo della serietà e della responsabilità".
In serata il premier ha replicato alle dichiarazioni del Global Movement to Gaza. "Risparmiateci le lezioni di morale sulla pace se il vostro obiettivo è l'escalation. E non strumentalizzate la popolazione civile di Gaza se non vi interessa davvero il loro destino. Leggo con stupore le parole della Flotilla che mi accusa di considerare 'un pericolo' civili disarmati e navi cariche di aiuti. La verità è semplice: quegli aiuti possono essere consegnati senza rischi attraverso i canali sicuri già predisposti. Insistere nel voler forzare un blocco navale significa rendersi - consapevolmente o meno - strumenti di chi vuole far saltare ogni possibilità di un cessate il fuoco".
La missione della Marina militare italiana, inizialmente affidata alla fregata Fasan e poi trasferita alla Alpino, è stata definita sin dall'inizio come un'operazione di affiancamento con finalità esclusivamente umanitarie. Il governo italiano ha ribadito più volte che la Alpino non scorterà la Flotilla nel suo percorso verso Gaza, né entrerà in acque soggette a restrizioni da parte di altri Stati.
"Non oltrepasseremo le 150 miglia nautiche dalla costa", è il principio operativo indicato dallo Stato Maggiore, nel rispetto del diritto internazionale e per garantire la sicurezza sia del personale militare italiano sia delle persone coinvolte nella Flotilla. La fregata, parte della classe FREMM (Fregate europee multi-missione), è predisposta per operazioni complesse e dotata di strutture in grado di garantire accoglienza temporanea a civili, secondo standard di sicurezza elevati.
"Ho parlato con il ministro degli Esteri israeliano per chiedere di non usare violenza qualora dovessero fermare gli italiani della Flotilla. Non sono là con intenti di guerra. Bisogna assolutamente evitare che ci siano problemi con chicchessia". Lo ha detto il leader di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha rivolto nelle scorse ore un ultimo appello ai promotori della Flotilla, sottolineando come l'obiettivo umanitario della missione potrebbe essere raggiunto anche con percorsi alternativi. "Il compito dichiarato era quello di portare aiuti e richiamare l'attenzione sulle difficoltà di accesso a Gaza. Questo scopo può essere ottenuto evitando rischi inutili", ha dichiarato.
Tra le opzioni proposte figura il trasbordo degli aiuti a Cipro, sotto la supervisione del Patriarcato Latino di Gerusalemme, una proposta sostenuta da vari attori internazionali e da rappresentanti religiosi. Tuttavia, gli attivisti della Flotilla hanno finora respinto tali soluzioni, ritenendole inadeguate rispetto alle finalità dichiarate. Crosetto ha anche evocato il precedente della Freedom Flotilla del 2010, quando dieci attivisti persero la vita in un'operazione israeliana: "Se l'obiettivo non è la reazione, ma il bene delle persone, si scelgano vie sicure", ha affermato.
L'intera vicenda è seguita con attenzione crescente da organizzazioni umanitarie, governi e opinione pubblica. L'Unione europea ha lanciato appelli alla prudenza, mentre diversi osservatori ricordano come operazioni simili in passato abbiano avuto esiti drammatici. Il clima nella zona resta teso. Secondo fonti vicine agli organizzatori, alcune imbarcazioni della Flotilla avrebbero subito danni tecnici e segnalano di essere sorvegliate da droni non identificati. Tuttavia, il gruppo ha annunciato l'intenzione di proseguire la missione, affermando che "il blocco navale non può giustificare la restrizione di diritti in acque internazionali".
Sulla vicenda è intervenuto anche Papa Leone XIV, dicendo che la situazione "è molto difficile, si nota il desiderio di rispondere a una vera emergenza umanitaria. Da tutte le parti stanno dicendo 'speriamo che non ci sia violenza, che siano rispettate le persone".
Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha paventato la proclamazione dello sciopero generale "perché siamo di fronte alla messa in discussione di valori costituzionali nel nostro paese e saremmo di fronte a un vero atto di pirateria e di guerra. Stiamo parlando di navi con persone non violente. Ci sono anche molti lavoratori, ci sono nostri iscritti e delegati, persone che hanno scelto di dare un contributo nel rispetto dei valori della nostra Costituzione per impedire la cancellazione dell'esistenza del popolo palestinese. Se, e io mi auguro di no, dovesse esserci questa notte o nelle prossime un blocco della Flotilla, un sequestro delle navi, arresti, noi siamo pronti".