Imbarazzo a Parigi

Furto al Louvre, clamorosa falla nella sicurezza: la password era il nome del museo

Secondo l'inchiesta di Libération, la parola chiave per accedere ai server di videosorveglianza del celebre museo era semplicemente "Louvre". Intanto la procura di Parigi indaga su una coppia sospettata del colpo

02 Nov 2025 - 21:09
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La clamorosa rapina al Louvre, costata quasi 90 milioni di euro, potrebbe essere stata agevolata da una falla informatica elementare. Secondo quanto rivelato dal quotidiano francese Libération, la password per accedere ai server di videosorveglianza del museo era, fino al 2014, proprio "Louvre". Un dettaglio che oggi genera grande imbarazzo tra i vertici dell'istituzione, già sotto accusa per la gestione della sicurezza. La ministra della Cultura, Rachida Dati, ha riconosciuto pubblicamente "una sottovalutazione cronica e strutturale del rischio di furti", mentre la procura di Parigi indaga su un gruppo di piccoli criminali, lontani dal profilo dei grandi ladri d'arte.

Una password sconcertante: "Louvre"

 L'informazione, confermata da documenti interni ottenuti da Libération, mostra come la rete informatica del museo parigino fosse esposta a vulnerabilità gravi. Un rapporto dell'Agenzia nazionale per la sicurezza informatica, già nel 2014, aveva avvertito che chi avesse avuto accesso al sistema avrebbe potuto "rendere più facile il furto di opere d'arte". La semplicità della password — coincidente con il nome del museo — appare oggi come un simbolo delle carenze che hanno permesso il colpo.

Le ammissioni della ministra Dati e l'imbarazzo istituzionale

 Il caso ha provocato forti reazioni politiche. La ministra della Cultura, Rachida Dati, ha parlato apertamente di "errori sistemici e di lunga durata", ammettendo che il rischio di furti era stato "cronico e strutturalmente sottovalutato". Le sue parole arrivano in un momento di crescente pressione sui vertici del museo, mentre i controlli sulla sicurezza informatica e fisica vengono rafforzati.

Le indagini: la pista di una coppia con figli

 A due settimane dalla rapina, la procura di Parigi ha individuato una pista inaspettata. Secondo la procuratrice Laure Beccuau, i principali sospetti sono un uomo di 37 anni e una donna di 38, conviventi con figli, arrestati alla periferia nord della capitale. Entrambi negano ogni coinvolgimento, ma il Dna della coppia sarebbe stato trovato nel cestello dell'elevatore usato dai rapinatori per trasportare i gioielli della corona.

I profili dei sospetti e la ricostruzione della procura

 Gli inquirenti ritengono che i protagonisti del furto non facciano parte di reti criminali strutturate. "I loro profili non corrispondono a quelli generalmente associati alla criminalità organizzata", ha dichiarato la procuratrice Beccuau a France Info. L'uomo, già condannato in passato per furto e reati minori, è ora incriminato per furto aggravato in banda organizzata e associazione a delinquere. La compagna è invece indagata per complicità. Davanti al giudice, la donna è scoppiata in lacrime, affermando di temere per la propria vita e quella dei figli.

Il valore della refurtiva e la caccia ancora aperta

 Il colpo, avvenuto in pieno giorno nella galleria Apollo, ha fruttato ai ladri una refurtiva stimata in 90 milioni di euro. I gioielli sottratti fanno parte della collezione della corona francese, simbolo del patrimonio artistico nazionale. Al momento, nessuna delle opere rubate è stata recuperata. Le forze dell'ordine continuano a cercare un possibile complice e i mandanti dell'operazione. La polizia francese prosegue gli accertamenti su più fronti, mentre il Louvre ha annunciato una revisione completa dei propri sistemi di sicurezza digitale e fisica.

Quanto vale la collezione dei gioielli della corona francese

 La collezione dei gioielli della corona francese rappresenta uno dei patrimoni più preziosi custoditi dal Louvre. Composta da oltre 400 pezzi, tra diamanti, corone e decorazioni, ha un valore stimato di circa 90 milioni di euro, anche se alcune valutazioni portano la cifra reale a diverse centinaia di milioni in termini storici e culturali. I gioielli, simbolo della monarchia francese dal XVII secolo, sono esposti nella Galleria Apollo, progettata da Luigi XIV e considerata un’opera d’arte essa stessa. Tra le gemme più celebri figurano il “Regent”, uno dei diamanti più puri mai estratti, e il “Sancy”, appartenuto a diversi sovrani europei.

Opere famose recuperate dopo furti clamorosi

 Nel corso degli anni, numerosi furti d’arte hanno catturato l’attenzione internazionale, ma in diversi casi le opere sono state recuperate grazie alla cooperazione tra forze dell’ordine e istituzioni museali. Uno degli esempi più noti riguarda la “Gioconda”, trafugata proprio dal Louvre nel 1911 e ritrovata due anni dopo in Italia. Anche il quadro “L’Urlo” di Edvard Munch, rubato nel 2004 dal museo di Oslo, fu ritrovato nel 2006 dopo un’indagine complessa. Questi casi hanno contribuito a sviluppare protocolli di collaborazione tra Interpol e i principali musei mondiali, con database condivisi per la tracciabilità delle opere d’arte rubate.

Le nuove misure di sicurezza digitale nei musei del mondo

 Negli ultimi anni i principali musei internazionali hanno rafforzato la protezione digitale e fisica delle proprie collezioni. Strutture come il British Museum, il Prado e il Metropolitan Museum di New York utilizzano sistemi integrati basati su intelligenza artificiale e riconoscimento facciale per monitorare in tempo reale i movimenti nelle sale. Le reti informatiche sono ora protette da firewall di nuova generazione e protocolli di crittografia avanzata, per prevenire intrusioni e attacchi hacker. Anche il Louvre, dopo l’episodio recente, ha annunciato un piano di aggiornamento tecnologico e la formazione specifica del personale per la gestione delle emergenze digitali e fisiche.

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