Nove barche in viaggio

Nuova Flotilla verso Gaza fermata al largo di Gaza, Israele: "Tutti espulsi a breve"

Le imbarcazioni della Freedom Flotilla sono state abbordate a 120 miglia da Gaza. A bordo ci sono medici, attivisti e sei cittadini italiani

08 Ott 2025 - 07:10
 © Tgcom24

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La Freedom Flotilla Coalition ha denunciato le nove imbarcazioni partite dall'Italia con rotta verso Gaza sono state abbordate in acque internazionali, a circa 120 miglia nautiche dalla costa. Secondo i responsabili della missione, le forze israeliane avrebbero interrotto le comunicazioni e cercato di deviare le navi. A bordo si trovano circa 250 operatori sanitari, tra cui sei italiani. "Ci sono almeno otto imbarcazioni militari che circondano la nostra flottiglia", afferma ancora la nuova spedizione pubblicando le immagini di una telecamera di una barca in cui si vedono dei soldati armati a bordo. Successivamente è arrivata la conferma ufficiale da parte del Ministero degli Esteri israeliano, che ha dichiarato di aver intercettato la flottiglia: "Un altro vano tentativo di violare il blocco navale legale ed entrare in una zona di combattimento si è concluso in un nulla di fatto", si legge in una nota diffusa su X. Le navi sono state trasferite in un porto israeliano, e i passeggeri – "tutti in buone condizioni" – saranno espulsi nelle prossime ore, secondo quanto riferito da Tel Aviv. 

La rotta della Flotilla e l'obiettivo della missione

 La missione umanitaria è partita dal porto di Otranto lo scorso 30 settembre. La flottiglia è composta da nove imbarcazioni, tra cui la nave Conscience, incaricata del trasporto principale dei carichi di medicinali. A bordo ci sono circa 250 tra medici e infermieri provenienti da diverse nazioni, con l'obiettivo di portare assistenza sanitaria alla popolazione civile palestinese. L'iniziativa si inserisce nel quadro delle attività della Freedom Flotilla Coalition, realtà già coinvolta in precedenti tentativi di inviare aiuti via mare a Gaza. Secondo quanto dichiarato dagli organizzatori, l'area di navigazione è prossima alla zona in cui, in passato, altre missioni simili sono state oggetto di interventi militari da parte di Israele. L'obiettivo dichiarato è fornire aiuti umanitari in modo pacifico, aggirando il blocco navale imposto sul territorio.

Cosa è successo in mare secondo gli organizzatori

 In un post diffuso attraverso i propri canali social, la Freedom Flotilla Coalition ha comunicato che "a circa 120 miglia nautiche da Gaza, Israele ha attaccato la spedizione". Al momento dell'intervento, sarebbero state abbordate almeno due imbarcazioni, e la maggior parte delle dirette streaming sarebbe stata interrotta. "L'esercito sta cercando di deviare la nostra rotta", si legge nella nota. Le informazioni iniziali provenivano esclusivamente dalle fonti della Flotilla, ma sono state successivamente confermate dal governo israeliano, che ha annunciato il trasferimento dei passeggeri in porto e l’espulsione immediata degli attivisti. Secondo quanto dichiarato dal Ministero degli Esteri dello Stato ebraico, l’operazione è avvenuta nel quadro del blocco marittimo su Gaza, definito "legale" e volto a impedire l'accesso a una "zona di combattimento".

Chi sono i sei italiani a bordo e quale ruolo hanno

 Tra i componenti dell'equipaggio della nave Conscience figurano sei cittadini italiani: Riccardo Corradini, Francesco Prinetti, Vincenzo Fullone, Stefano Argenio, Claudio Torrero ed Elisabeth Di Luca. Secondo quanto riferito dai promotori dell'iniziativa, si tratta di attivisti e volontari con esperienza nel settore medico e umanitario. I sei italiani sarebbero saliti a bordo in Puglia, insieme ad altri colleghi provenienti da varie organizzazioni internazionali. Non è al momento chiaro se qualcuno di loro si trovi tra le persone a bordo delle due imbarcazioni abbordate, né sono disponibili ulteriori dettagli sul loro stato. Le famiglie e le associazioni che collaborano con loro stanno seguendo gli sviluppi con attenzione, in contatto con le autorità diplomatiche italiane.

I precedenti: cosa è successo ad altre missioni dirette a Gaza

 L'intercettazione di navi civili dirette a Gaza da parte della Marina israeliana non è un evento inedito. In diverse occasioni negli ultimi anni, la Freedom Flotilla Coalition e altre organizzazioni come la Global Sumud Flotilla hanno denunciato abbordaggi, sequestro di imbarcazioni e detenzione temporanea degli attivisti coinvolti. Recentemente, oltre 450 persone provenienti da varie nazioni sarebbero state fermate e deportate da Israele dopo aver preso parte a una missione simile. In quel caso, Israele aveva giustificato l'intervento con motivi di sicurezza legati al blocco marittimo imposto sulla Striscia. Tra i partecipanti, secondo fonti internazionali, figuravano anche volti noti come l'attivista svedese Greta Thunberg. Le condizioni di detenzione denunciate dagli organizzatori hanno sollevato critiche da parte di ONG e osservatori esterni. Israele, da parte sua, ha dichiarato che molte delle navi bloccate in precedenza non trasportavano "aiuti significativi".

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Chi finanzia la Freedom Flotilla

 La Freedom Flotilla Coalition si presenta come una rete internazionale della società civile, non affiliata a partiti politici o governi. Le operazioni sono finanziate principalmente da donazioni pubbliche e raccolte fondi autonome. In passato sono emerse sovvenzioni parziali da enti statali, come quella dell’Agenzia Francese per lo Sviluppo alla piattaforma Freedom Flotilla III, ma gli organizzatori attuali dichiarano totale indipendenza e trasparenza.

Qual è il blocco navale imposto da Israele su Gaza

 Israele mantiene un blocco marittimo intorno a Gaza, giustificandolo con motivazioni di sicurezza per impedire il traffico di armi. Il diritto internazionale consente questo tipo di misure in contesti di conflitto armato, ma le ONG e le organizzazioni umanitarie contestano l’impatto umanitario, specialmente sulle forniture civili. Il blocco è al centro di numerose tensioni internazionali.

Chi sono le organizzazioni dietro la Global Sumud Flotilla

 La Global Sumud Flotilla è un’iniziativa coordinata nel 2025 da più realtà internazionali: Freedom Flotilla Coalition, Global Movement to Gaza, Sumud Nusantara e altre. L’obiettivo è creare un fronte comune per rompere simbolicamente e logisticamente il blocco su Gaza. Le accuse di legami con Hamas sono state respinte dagli organizzatori.

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