Rischio scontro con Idf

Flotilla verso Gaza, la Marina lancia l’ultimo avviso: "Chi vuole può salire sulla Alpino"

La fregata italiana resterà al limite delle 150 miglia nautiche da Gaza. L'Italia offre un’opzione di rientro sicuro per chi decide di lasciare la Flotilla. Crosetto: "Evitate rischi inutili". Tajani: "Ho chiesto al ministro degli Esteri israeliano di non usare violenza contro gli italiani"

30 Set 2025 - 18:27
 © Ansa

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La fregata Alpino della Marina Militare ha comunicato ufficialmente a tutte le imbarcazioni della Global Sumud Flotilla la propria disponibilità ad accogliere a bordo chiunque esprima la volontà di lasciare la missione. L'annuncio avverrà quando l'unità militare italiana si troverà a circa 180 miglia nautiche dalla costa di Gaza, nel rispetto delle disposizioni ricevute e delle normative internazionali.

Il limite delle 150 miglia nautiche

 Il punto critico sarà raggiunto intorno alle ore 2:00 italiane del 1° ottobre, quando la Flotilla si avvicinerà al limite delle 150 miglia nautiche dalla Striscia. Oltre quella distanza, la Alpino non procederà: lo ha confermato lo Stato Maggiore della Difesa, chiarendo che la presenza della nave italiana ha esclusivamente finalità di supporto umanitario e assistenza, non di scorta armata. In quell'occasione verrà diramato un ultimo avviso ufficiale: sarà l'ultima opportunità per abbandonare la Flotilla prima dell'ingresso in un'area ad alto rischio operativo.

La posizione dell'Italia: assistenza, non scorta armata

 La missione della Marina Militare italiana, inizialmente affidata alla fregata Fasan e poi trasferita alla Alpino, è stata definita sin dall'inizio come un'operazione di affiancamento con finalità esclusivamente umanitarie. Il governo italiano ha ribadito più volte che la Alpino non scorterà la Flotilla nel suo percorso verso Gaza, né entrerà in acque soggette a restrizioni da parte di altri Stati.

"Non oltrepasseremo le 150 miglia nautiche dalla costa", è il principio operativo indicato dallo Stato Maggiore, nel rispetto del diritto internazionale e per garantire la sicurezza sia del personale militare italiano sia delle persone coinvolte nella Flotilla. La fregata, parte della classe FREMM (Fregate europee multi-missione), è predisposta per operazioni complesse e dotata di strutture in grado di garantire accoglienza temporanea a civili, secondo standard di sicurezza elevati.

L'ultimo avviso: chi vuole può salire sulla fregata Alpino

 Il messaggio previsto per il primo pomeriggio segna l'inizio della fase finale dell'intervento italiano. Secondo quanto dichiarato dalla Difesa, "ogni persona che manifesti la volontà di trasferirsi a bordo" della fregata sarà accolta, purché siano rispettate le procedure di sicurezza e le normative internazionali vigenti. L'ultima possibilità di trasferimento sarà concessa nella notte tra il 30 settembre e il 1° ottobre, al raggiungimento del limite delle 150 miglia nautiche da Gaza. Da quel momento, la Alpino resterà ferma in attesa di eventuali richieste di soccorso, ma non accompagnerà più la Flotilla nel tratto successivo. Secondo fonti istituzionali, alcuni cittadini italiani a bordo della Flotilla avrebbero già accettato il rientro, lasciando volontariamente la missione nelle ultime ore.

Tajani: "Ho chiesto di non usare violenza contro italiani"

 "Ho parlato con il ministro degli Esteri israeliano per chiedere di non usare violenza qualora dovessero fermare gli italiani della Flotilla. Non sono là con intenti di guerra. Bisogna assolutamente evitare che ci siano problemi con chicchessia". Lo ha detto il leader di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Crosetto alla Flotilla: "Evitate contatti pericolosi, ci sono alternative"

 Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha rivolto nelle scorse ore un ultimo appello ai promotori della Flotilla, sottolineando come l'obiettivo umanitario della missione potrebbe essere raggiunto anche con percorsi alternativi. "Il compito dichiarato era quello di portare aiuti e richiamare l'attenzione sulle difficoltà di accesso a Gaza. Questo scopo può essere ottenuto evitando rischi inutili", ha dichiarato.

Tra le opzioni proposte figura il trasbordo degli aiuti a Cipro, sotto la supervisione del Patriarcato Latino di Gerusalemme, una proposta sostenuta da vari attori internazionali e da rappresentanti religiosi. Tuttavia, gli attivisti della Flotilla hanno finora respinto tali soluzioni, ritenendole inadeguate rispetto alle finalità dichiarate. Crosetto ha anche evocato il precedente della Freedom Flotilla del 2010, quando dieci attivisti persero la vita in un'operazione israeliana: "Se l'obiettivo non è la reazione, ma il bene delle persone, si scelgano vie sicure", ha affermato.

Cosa prevede il limite delle 150 miglia da Gaza

 Il limite delle 150 miglia nautiche rappresenta una linea operativa netta. Entro tale distanza, la Marina può operare senza violare lo spazio di influenza israeliano o alimentare tensioni militari. Superare questo confine implicherebbe potenzialmente il contatto con il blocco navale attivo al largo della Striscia, una zona già definita a rischio dalle autorità internazionali. Israele ha dichiarato di monitorare la situazione senza commentare ufficialmente l'evoluzione della missione, ma mantiene attivo il dispositivo navale che impedisce l'ingresso di imbarcazioni non autorizzate nelle acque prossime a Gaza. L'Onu ha chiesto pubblicamente che venga garantita la sicurezza dei civili a bordo della Flotilla, sottolineando il principio della libertà di navigazione in acque internazionali.

Lo scenario diplomatico e i rischi evocati dal passato

 L'intera vicenda è seguita con attenzione crescente da organizzazioni umanitarie, governi e opinione pubblica. L'Unione europea ha lanciato appelli alla prudenza, mentre diversi osservatori ricordano come operazioni simili in passato abbiano avuto esiti drammatici. Il clima nella zona resta teso. Secondo fonti vicine agli organizzatori, alcune imbarcazioni della Flotilla avrebbero subito danni tecnici e segnalano di essere sorvegliate da droni non identificati. Tuttavia, il gruppo ha annunciato l'intenzione di proseguire la missione, affermando che "il blocco navale non può giustificare la restrizione di diritti in acque internazionali". Nelle prossime ore, l'attenzione si concentrerà sull'eventuale risposta degli attivisti all'invito italiano e sul raggiungimento della soglia critica delle 150 miglia, oltre la quale le opzioni diplomatiche e operative rischiano di ridursi drasticamente.

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