Alla prossima Assemblea delle Nazioni Unite di settembre saranno 150 su 193 i membri che avranno fatto questo passo. Il Portogallo sta valutando il riconoscimento, già fatto da diversi Paesi europei, da quasi tutta l'Asia, l'Africa e l'America Latina
Francia, Gran Bretagna, Canada sono i tre Paesi del G7 che intendono riconoscere lo Stato di Palestina. Oltre a loro, anche il Portogallo sta valutando di fare questo passo. I primi tre lo dichiareranno in occasione dell'Assemblea generale delle nazioni Unite, in programma a New York a settembre. Il Portogallo ha avviato la procedura. Anche la Germania si unisce al pressing per lo Stato palestinese. Per Berlino, il riconoscimento "deve avvenire alla fine di un processo negoziale, che deve però iniziare ora. La Germania non si tirerà indietro di fronte a questo obiettivo, e sarà costretta a reagire a passi unilaterali", avverte il ministro degli Esteri tedesco Wadephul.
Nel giro di pochi giorni dunque, ben tre Paesi (Francia, Gran Bretagna e Canada) hanno scelto di riconoscere lo Stato di Palestina, sulla scia degli attacchi di Israele nella Striscia di Gaza. Comunicando infatti la loro decisione, l'hanno spiegata come un modo per condannare le violenze di Tel Aviv nell'enclave e allo stesso tempo per far pressione sui vertici di Israele perché si arrivi a un cessate il fuoco.
Il governo portoghese ha fatto sapere che consulterà il presidente e il Parlamento in vista del riconoscimento della Palestina alle Nazioni Unite a settembre, secondo quanto ha annunciato l'ufficio del primo ministro Luis Montenegro in una dichiarazione, in cui si legge che Lisbona "sta valutando la possibilità di riconoscere lo Stato nell'ambito di una procedura che potrebbe concludersi durante la settimana di alto livello dell'80esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York".
Con questi tre nuovi Paesi (Francia, Gran Bretagna e Canada), arriva a 150 su 193 il numero dei membri Onu che riconoscono lo Stato di Palestina. In Europa, la Svezia è stata la prima a fare questo passo nel lontano 2014, dopo mesi di scontri fra israeliani e palestinesi a Gerusalemme est. Nel 1998, dopo la dichiarazione di indipendenza pronunciata da Yasser Arafat, il riconoscimento era arrivato da Cipro, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania, l'allora Cecoslovacchia: successivamente Praga e Budapest hanno fatto un passo indietro, ma ospitano ancora un'ambasciata di Palestina. Un anno fa a prendere la decisione del riconoscimento erano stati Irlanda, Spagna, Slovenia e Norvegia, scatenando forti polemiche, esattamente come ha fatto Parigi pochi giorni fa.
Se la situazione in Europa resta molto frammentata, nel resto del mondo quasi tutti i Paesi riconoscono formalmente lo Stato di Palestina. L'Algeria lo fece nel 1988, seguita da gran parte del mondo arabo, e poi da India, Turchia, molti Paesi africani, Cina, Russia. Nel 2010-11 hanno fatto lo stesso diversi Paesi sudamericani, tra cui Argentina, Brasile, Cile.
Ci sono poi i Paesi che hanno relazioni diplomatiche con l'Autorità nazionale palestinese senza aver riconosciuto la Palestina: tra loro l'Italia, gli Stati Uniti, oltre a Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda, Australia. Quest'ultima ha già ipotizzato di riconoscere lo Stato palestinese.
E' stato nel 2012 che la bandiera palestinese è stata issata per la prima volta al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York, dopo l'ok dell'Assemblea generale alla proposta di elevare lo status dei palestinesi a "Stato osservatore non membro".
Cosa significa e cosa comporta il riconoscimento della Palestina - Il riconoscimento della Palestina come Stato comporta cambiamenti rilevanti sotto il profilo giuridico, politico, diplomatico e simbolico. Dal punto di vista giuridico, il riconoscimento rafforza la personalità internazionale della Palestina, consentendole di aderire validamente a trattati internazionali, stipulare accordi bilaterali e partecipare a organizzazioni sovranazionali. Acquisisce anche la possibilità di agire legalmente in ambito internazionale, come dimostrato dall’adesione alla Corte Penale Internazionale. Sul piano politico, il riconoscimento rappresenta un chiaro schieramento nella questione israelo-palestinese, rafforzando la legittimità della Palestina a esistere come Stato indipendente e sovrano. Dal punto di vista diplomatico, apre la strada a relazioni bilaterali ufficiali, alla firma di trattati di cooperazione e a una rappresentanza piena presso enti internazionali. Inoltre, consente alla Palestina di aprire ambasciate o missioni diplomatiche ufficiali nei Paesi che la riconoscono, e viceversa. Simbolicamente, il riconoscimento rafforza la narrativa palestinese del diritto all'autodeterminazione e mette pressione su Israele e sulla comunità internazionale per avanzare verso una soluzione a due Stati. Per gli Stati che riconoscono la Palestina, comporta anche cambiamenti nei rapporti con Israele e altri alleati, incidendo su scelte di politica estera e relazioni geopolitiche. Il riconoscimento non è vincolante per gli altri Stati, ma il numero crescente di riconoscimenti contribuisce a consolidare il suo status e a renderlo sempre più influente nel sistema internazionale. In sintesi, il riconoscimento palestinese è un atto che ha effetti concreti sul piano giuridico, pratico, diplomatico e simbolico, pur non determinando automaticamente la piena sovranità o l’ammissione all’ONU come Stato membro.