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Usa, scattano i dazi del 25% sulle componenti auto | Trump: "Recessione? Tutto può essere ma credo che ci sarà il boom"

Firmato un ordine esecutivo per attenuare gli effetti: previsti rimborsi per non danneggiare le aziende americane. Il presidente atteso a Riad il 13 maggio per un vertice con i Paesi del Golfo

03 Mag 2025 - 20:29
 © Afp

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Scattano i dazi Usa del 25% su gran parte della componentistica per auto importata. Nei giorni scorsi Trump aveva firmato un ordine esecutivo per attenuare l'effetto delle misure, prevedendo rimborsi per le case automobilistiche americane. Il presidente americano ha dichiarato che l'ipotesi recessione è una possibilità, ma ha chiarito: "Penso che andremo alla grande, le mie politiche porteranno a un boom della nostra economia". Trump è atteso il 13 maggio a Riad, dove terrà un vertice con i Paesi del Golfo. Intanto la presidente messicana Sheinbaum ha dichiarato di aver respinto l'offerta del tycoon di inviare l'esercito Usa in Messico per combattere i cartelli della droga. La Casa Bianca diffonde una foto di Trump vestito da Papa.


Annunciando all'assemblea degli azionisti l'intenzione di dimettersi da Ceo di Berkshire Hathaway, Warren Buffett ha criticato i dazi di Donald Trump, pur senza nominare il presidente. "Non c'è dubbio che il commercio possa essere un atto di guerra", ha detto, ammonendo però che "il commercio non dovrebbe essere un'arma". Buffett ha inoltre avvisato che può essere pericoloso per un Paese offendere il resto del mondo rivendicando la propria superiorità: "è un grosso errore, penso, quando hai sette miliardi e mezzo di persone che non ti apprezzano molto e 300 milioni che in qualche modo si vantano di quanto bene hanno fatto".


La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha dichiarato di aver respinto l'offerta del suo omologo statunitense Donald Trump di inviare il suo esercito in Messico per combattere i cartelli della droga. "Gli ho detto: 'No, presidente Trump, il territorio (del Messico) è inviolabile, la sovranità è inviolabile, la sovranità non è in vendita'", ha affermato, riferendosi ad alcuni articoli apparsi sulla stampa americana sull'argomento. 


Il Giappone potrebbe utilizzare i titoli di Stato statunitensi come merce di scambio nei negoziati commerciali con l'amministrazione Trump. Lo ha detto, nel corso di un programma televisivo il ministro delle Finanze Katsunobu Kato, responsabile dei colloqui bilaterali in materia valutaria. Alla domanda se il Giappone intenda ribadire che non ha allo studio di cedere i titoli per garantire la stabilità, Kato ha risposto "È naturale mettere sul tavolo ogni possibile carta negoziale e continuare le discussioni". Il Giappone, con circa 1.000 miliardi di dollari, è uno dei principali detentori di titoli di Stato Usa, assieme alla Cina; il mese scorso il mercato dei Treasury ha subito un'enorme flessione a livello globale dopo la decisione del presidente Trump, il 2 aprile, di imporre dazi a tappeto sui partner commerciali, compresi gli alleati strategici come Tokyo.


Nuova battuta d'arresto giudiziaria per Donald Trump. Un giudice federale ha annullato definitivamente il suo ordine esecutivo che prendeva di mira lo studio legale Perkins Coie, che in passato aveva collaborato con la sua rivale alle elezioni presidenziali del 2016, Hillary Clinton, dopo aver dichiarato che il provvedimento è incostituzionale e illegittimo. La decisione della giudice distrettuale Beryl Howell, nominata da Barack Obama, segna una vittoria importante per Perkins Coie e potrebbe essere utilizzata come modello da altri giudici che valutano casi analoghi presentati da altri studi legali colpiti dal tycoon. "Nessun presidente americano ha mai emesso ordini esecutivi come quello in questione", ha scritto la giudice. "Nello scopo e nell'effetto, questa azione trae spunto da un copione antico quanto Shakespeare, che scrisse la frase 'Come prima cosa da fare, uccidiamo tutti gli avvocati'", ha aggiunto. 


Per Mike Waltz, silurato come consigliere per la sicurezza nazionale e nominato come ambasciatore all'Onu, è stato fatale non solo il chatgate ma anche la sua posizione interventista, in particolare contro l'Iran. Waltz, svela il Washington Post, ha irritato Donald Trump dopo la visita allo Studio Ovale del premier israeliano Benyamin Netanyahu all'inizio di febbraio, quando il consigliere per la sicurezza nazionale sembrava condividere la convinzione del leader israeliano che i tempi fossero maturi per colpire l'Iran. Waltz, scrive il quotidiano citando alcune fonti, sembrava essersi impegnato in un intenso coordinamento con Netanyahu sulle opzioni militari contro l'Iran in vista di un incontro nello Studio Ovale tra il leader israeliano e Trump. "Voleva portare la politica statunitense in una direzione che non piaceva a Trump perché gli Stati Uniti non avevano tentato una soluzione diplomatica", secondo una delle fonti. Comunque, sottolinea il Wp, la decisione del presidente di estromettere il suo consigliere per la sicurezza nazionale è stata il risultato di un lento accumulo di frustrazione nei confronti dell'ex ufficiale dei Berretti Verdi, considerato molto più desideroso di ricorrere alla forza militare rispetto al suo capo nello Studio Ovale. 


Sono entrati i vigore altri dazi Usa del 25% su gran parte dei componenti per auto importati. Nei giorni scorsi Donald Trump aveva firmato un ordine esecutivo per attenuare il loro effetto, prevedendo dei rimborsi per non danneggiare le case automobilistiche americane, che importando dall'estero molte parti delle loro vetture. 


"Questo è un periodo di transizione. Penso che andremo alla grande", ma "tutto può succedere": lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, partecipando a un programma della Nbc News. Sollecitato sulla possibilità che gli Stati Uniti entrino in recessione, Trump ha risposto: "Tutto può succedere". Il presidente Donald Trump ha insistito sul fatto che le sue politiche porteranno a un boom dell'economia statunitense, pur riconoscendo la possibilità di una recessione. L'economia statunitense ha registrato una contrazione nei primi tre mesi dell'anno, in concomitanza con l'avvio degli aumenti dei dazi. 


Donald Trump ha in programma di tenere un vertice con i leader dei Paesi del Golfo durante la sua visita ufficiale in Arabia Saudita tra 10 giorni. Lo riferisce il sito israeliano Walla, solitamente ben informato sui dossier mediorientali. Il principe saudita bin Salman prevede di invitare al vertice i leader di tutti i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo: Emirati, Bahrein, Kuwait, Oman e Qatar. Trump è atteso a Riad il 13 maggio, il vertice è previsto il 14. Fonti affermano che una visita in Israele non è prevista poiché a breve non vi sarà un accordo per il rilascio dei rapiti e la tregua a Gaza. 

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