Il presidente Usa rinvia al 9 luglio l'entrata in vigore delle imposte al 50% sulle merci provenienti dall'Ue. Nuovo affondo contro Harvard: "Vogliamo i nomi e i Paesi degli studenti stranieri"
Potrebbe essere arrivato a una svolta il braccio di ferro Usa-Ue sui dazi. Donald Trump ha annunciato di avere rinviato fino al 9 luglio l'entrata in vigore dei dazi al 50% sulle merci provenienti dall'Unione europea. In un messaggio pubblicato su Truth, il presidente Usa ha affermato di avere concesso l'estensione dopo avere ricevuto una telefonata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. L'entrata in vigore dei dazi, inizialmente prevista per il primo giugno, è dunque stata rinviata al 9 luglio 2025. "La presidente ha detto che i colloqui inizieranno presto", ha concluso Trump. La telefonata tra von der Leyen e Trump sui dazi "è stata positiva" e "hanno concordato di accelerare i negoziati commerciali e di rimanere in stretto contatto", ha detto la portavoce della presidente della Commissione europea, Paula Pinho. "Queste trattative sono complesse e richiedono tempo", ha aggiunto. Intanto il tycoon non molla su Harvard e torna a chiedere a gran voce i "nomi degli studenti stranieri" dell'ateneo, molti dei quali - lamenta sul suo social Truth - vengono da "Paesi per nulla amici degli Stati Uniti" e che "non pagano per l'istruzione" dei loro cittadini.
La telefonata tra Ursula von der Leyen e Donald Trump sui dazi "è stata positiva e hanno concordato di accelerare i negoziati commerciali e di rimanere in stretto contatto". Lo ha detto la portavoce della presidente della Commissione europea, Paula Pinho. "Stiamo parlando della più grande relazione commerciale al mondo, queste trattative sono complesse e richiedono tempo. Questa telefonata offre nuovo slancio" ai negoziati, ha spiegato la portavoce, evidenziando che l'Ue si è sempre detta disponibile a raggiungere un accordo.
La presidente della commissione europea "mi ha chiamato e chiesto un'estensione rispetto alla scadenza del primo giugno" per i dazi al 50%. "Ha chiesto il 9 luglio e ho accettato", ha dichiarato il presidente Usa Donald Trump.
"Ottima telefonata con il presidente Donald Trump. L'Ue e gli Stati Uniti condividono le più importanti e strette relazioni commerciali del mondo. L'Europa è pronta a portare avanti i colloqui in modo rapido e deciso. Per raggiungere un buon accordo, abbiamo bisogno del tempo necessario fino al 9 luglio". Lo scrive la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen su X.
Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha rimarcato l'importanza delle istituzioni democratiche degli stati Uniti, e in particolare delle università. "Le nostre grandi università sono invidiate nel mondo e sono un asset nazionale cruciale. Guardatevi attorno. Vi richiamo a non darlo mai per scontato", ha affermato intervenendo alla cerimonia della consegna delle lauree alla Princeton University. Una presa di posizione dopo che nelle ultime settimane si sono accentuate le frizioni tra l'amministrazione Trump e diverse università Usa, in particolare Harvard che secondo la Casa Bianca, come altri atenei, non ha agito sufficientemente per impedire episodi di antisemitismo da parte di movimenti "propal".
In tutte le aule delle scuole pubbliche del Texas potrebbe presto esserci l'obbligo di esporre i Dieci Comandamenti in base a una proposta dei repubblicani che sabato ha superato un importante voto e renderebbe lo Stato il più grande del Paese a imporre tale disposizione. Se approvata come previsto, la misura rischia di essere contestata in tribunale dai critici che la considerano una violazione costituzionale della separazione tra Stato e Chiesa. La Camera, controllata dai repubblicani, ha dato la sua approvazione preliminare e il voto finale è previsto nei prossimi giorni. Il disegno di legge passerebbe quindi al governatore repubblicano Greg Abbott, che ha già dichiarato che lo firmerà.
"L'interesse principale a trovare un accordo sui dazi è degli Stati Uniti. Lo dimostrano in maniera chiara i giudizi dell'agenzia Moody's: il debito degli Usa e l'affidabilità del dollaro in epoca Trump non solo cominciano a scricchiolare, ma spaventano i mercati, con il rischio concreto che si producano effetti a catena che possono essere tragici per l'economia americana. Faccio dunque affidamento sul pragmatismo di Trump e sulla capacità di trovare un accordo con l'Europa. Sono certo che presto il suo manuale psicologico gli consiglierà di togliere la pistola fumante dal tavolo e di avere una posizione più conciliante". Lo ha dichiarato il deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, intervenendo al Caffè della domenica su Radio24.
Il premier cinese Li Qiang ha incontrato oggi il presidente indonesiano Prabowo Subianto per discutere dell'espansione delle relazioni commerciali e degli investimenti, mentre prosegono le tensioni commerciali scatenate dagli Usa di Donald Trump. Li è arrivato sabato pomeriggio nella capitale indonesiana, Giacarta, per una visita di tre giorni nella più grande economia del Sud-Est asiatico. Si tratta della prima tappa del suo primo viaggio all'estero di quest'anno. L'Indonesia e la Cina sono membri del G20 e dei Brics. Li ha portato con sé 60 importanti imprenditori cinesi. Il premier ha sottolineato che l'economia cinese ha registrato una rapida crescita quest'anno nonostante le crescenti sfide esterne. "L'attuale situazione internazionale è di stallo", ha affermato Li durante un evento sul commercio, al quale ha partecipato anche Subianto, "l'unilateralismo e il protezionismo sono in aumento, così come i comportamenti intimidatori".
Donald Trump torna a attaccare Harvard. "Perché Harvard non dice che quasi il 31% dei suoi studenti - scrive il presidente su Truth - proviene da Paesi stranieri, ma questi Paesi, alcuni dei quali per nulla amici degli Usa, non pagano nulla per l'istruzione dei loro studenti, né intendono mai farlo? Nessuno ce l'ha detto! Vogliamo sapere chi sono quegli studenti stranieri, una richiesta ragionevole visto che diamo a Harvard miliardi di dollari, ma Harvard non è esattamente disponibile. Vogliamo quei nomi e quei Paesi. Harvard ha 52.000.000 di dollari, usateli e smettetela di chiedere al Governo di continuare a concedervi soldi".