Attacco all'Iran, palazzi distrutti a Teheran per colpire vertici militari e scienziati
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Dalla guerra Iran-Iraq alla guida dell’intera macchina militare di Teheran: ecco il profilo del comandante che ha rafforzato la difesa dell'Iran e consolidato i legami internazionali del regime
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Era il più alto ufficiale dell’apparato militare iraniano e il principale artefice della trasformazione strategica delle forze armate di Teheran. Mohammad Bagheri, capo di Stato Maggiore dal 2016, rimasto ucciso negli attacchi aerei sferrati da Israele, (nell'operazione israeliana "Rising Lion" eliminati anche Hossein Salami, capo delle Guardie rivoluzionarie, e due importanti scienziati specializzati nel nucleare) era una figura centrale nella sicurezza della Repubblica Islamica, protagonista in Medio Oriente e bersaglio dell’attenzione diplomatica e militare internazionale.
Nato a Teheran intorno al 1960, Mohammad Hossein Bagheri proviene da una famiglia con una forte tradizione militare: suo fratello Hassan fu un comandante di spicco durante la guerra Iran-Iraq. Dopo aver completato gli studi in ingegneria meccanica all’Amirkabir University of Technology, ha conseguito un dottorato in geografia politica presso la Tarbiyat-e Modares University. Oltre alla carriera militare, ha anche ricoperto il ruolo di docente alla Supreme National Defense University. La sua carriera prende avvio nel 1979, quando si unisce ai Guardiani della Rivoluzione (IRGC). Partecipa alla guerra Iran-Iraq e alle operazioni contro le rivolte curde nei primi anni Ottanta, distinguendosi per abilità strategica e conoscenza del territorio.
Dopo aver ricoperto ruoli chiave nell’intelligence e nella pianificazione operativa, Bagheri viene nominato Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane il 28 giugno 2016, succedendo a Hassan Firouzabadi. Questa nomina segna un cambio epocale: dopo 27 anni di continuità, il Supremo Leader Ali Khamenei sceglie Bagheri per rafforzare il coordinamento tra l’esercito regolare e i corpi IRGC. Il suo incarico prevede il comando unificato su tre entità: esercito, IRGC e forze di polizia interna. Il nuovo assetto punta a una maggiore efficienza nel controllo del territorio e nella gestione delle minacce regionali e interne.
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Bagheri è promotore di un modello di difesa multilivello che integra esercito, marina e aviazione con unità speciali e reparti d’élite. Ha supervisionato importanti programmi di potenziamento dell’arsenale iraniano, tra cui la realizzazione di città missilistiche sotterranee e la modernizzazione dei sistemi radar e di difesa aerea. Nel maggio 2025 ha ispezionato personalmente le forze navali nel Golfo Persico, ribadendo l’importanza di proteggere lo Stretto di Hormuz. Nello stesso mese ha anche annunciato l’avvio della costruzione di un muro lungo il confine con il Pakistan nella regione del Sistan-Baluchestan, per contrastare traffico illecito e terrorismo: un progetto da oltre 3 miliardi di dollari.
Oltre all’aspetto operativo, Bagheri svolge anche un ruolo diplomatico chiave. Ha incontrato i vertici militari di Russia, Cina, Iraq, Siria e Turchia, consolidando alleanze strategiche. Nell’aprile 2025 ha ricevuto il ministro della Difesa saudita, mentre nel novembre 2024 ha discusso di cooperazione con il Capo di Stato Maggiore pakistano. Fa parte del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale e ha voce in capitolo nelle scelte più delicate in ambito di difesa e sicurezza. La sua figura è centrale anche nelle risposte dell’Iran a minacce esterne e nelle decisioni riguardanti l’utilizzo di droni e missili.
La sua ascesa non è passata inosservata alle cancellerie occidentali. Nel settembre 2022, Stati Uniti e Canada lo hanno inserito nelle liste sanzionatorie per il suo ruolo nella repressione interna e per il coinvolgimento nel programma missilistico. All’interno dell’Iran, invece, Bagheri è celebrato come un eroe nazionale. Ha ricevuto per tre volte l’Ordine di Fath e l’Ordine di Nasr, massimi riconoscimenti militari per meriti operativi e contributi strategici. Il suo nome è oggi sinonimo di continuità militare, deterrenza e controllo regionale.