Secondo l'agente "dovrebbe esserci" in proposito "un documento" del servizio segreto militare. Simili viaggi, denuncia, "accadono oggi in Ucraina e Libano"
Ufficiali del Sismi, ex servizio segreto italiano per le informazioni e la sicurezza militare, avrebbero scoperto 32 anni fa che i viaggi dell'orrore dei "cecchini del weekend", anche italiani - che, a quanto emerso, pagavano per andare a uccidere i civili nella Sarajevo assediata dai serbo-bosniaci - partivano da Trieste e sarebbero riusciti a bloccarli. Lo ha raccontato un ex 007 bosniaco allo scrittore Ezio Gavazzeni, il quale nei mesi scorsi ha depositato un esposto in Procura a Milano, che ha portato all'apertura di un'inchiesta per omicidio volontario plurimo aggravato da motivi abietti e crudeltà.
"Caro Ezio", ha scritto l'ex agente dell'intelligence bosniaca in un carteggio mail, "i servizi bosniaci hanno saputo del 'safari' alla fine del 1993. Tutto questo è successo nell'inverno 1993/94. Abbiamo informato il Sismi all'inizio del 1994 e ci hanno risposto in 2-3 mesi: 'Abbiamo scoperto che il safari parte da Trieste. L'abbiamo interrotto e il safari non avrà più luogo'". Dopodiché, ha spiegato ancora la fonte dello scrittore indicata con nome e cognome, "il servizio bosniaco non ebbe più informazioni" sul fatto che il safari si ripetesse a Sarajevo. Non abbiamo ottenuto dal Sismi i nomi dei cacciatori o degli organizzatori. Quindi, dovrebbe esserci un documento del Sismi che attesta che nella prima metà del 1994 a Trieste hanno scoperto il punto da cui parte il safari e che hanno interrotto l'operazione. Non abbiamo mai avuto dettagli", ha aggiunto la fonte, e "non sappiamo se qualcuno è stato arrestato".
"Temo che non sia possibile trovare la corrispondenza tra il Sismi e i servizi segreti bosniaci", ha scritto ancora l'ex 007. "Non sono riuscito a trovarla negli archivi militari di Sarajevo, i documenti sono classificati come Top Secret e solo la Corte che potrebbe trattare il caso può avervi accesso". Dal "testimone", chiarisce Gavazzeni, "si apprende che le comunicazioni tra le intelligence bosniaca e italiana erano frequenti" e presso "gli archivi bosniaci si trova l'incartamento, ma è stato tutto secretato e non è disponibile". Anche per poter "aver accesso alla documentazione", l'ex sindaca di Sarajevo, Benjamina Karic, ha "inoltrato un esposto alla magistratura, ma senza risultato fino ad adesso".
Lo scrittore, dunque, ha chiesto agli inquirenti milanesi di verificare se in Italia, lato ex Sismi, "esista copia della documentazione", anche perché "all'interno potrebbero esserci dei nomi", dato che i servizi sarebbero stati in grado "di dissuadere i cacciatori italiani dal continuare". Quei turisti-cecchini volavano con una "compagnia aerea serba" e "all'arrivo a Belgrado" trovavano delle persone "ad aspettarli che poi in elicottero li portavano a destinazione". Doveva esserci "passaggio di denaro, da una parte in 'chiaro', dall'altra in 'nero'" ed è "difficile pensare che questo tipo di traffico non sia stato registrato dai nostri servizi e che non ci siano delle informative, rapporti e comunicazioni in merito".
"Sono sicuro che simili 'spedizioni turistiche di cecchini/cacciatori di persone'", ha concluso lo 007, vengono organizzate ancora "oggi sui campi di battaglia attuali" in "Ucraina" e in "Libano". Secondo l'agente, sarebbe già "successo" durante i 15 anni di "guerra civile in Libano" fra il 1975-1990.
L'ex prima cittadina di Sarajevo nelle sue denunce del 2022 ha fatto riferimento alla "testimonianza di un anonimo ufficiale dei servizi segreti sloveni", il quale avrebbe riferito che per "sparare a un bambino" veniva versato "addirittura un compenso monetario più alto", cosa a cui ha "assistito personalmente mentre ascoltava gli attori di questo evento, ricchi" stranieri "amanti di queste imprese disumane".
Si tratta di testimonianze e documenti su cui dovrà fare chiarezza ora l'indagine del pm Alessandro Gobbis, condotta dal Ros dei carabinieri, emersa a luglio e partita di fatto nelle scorse ore con un vertice tra inquirenti e investigatori, che hanno anche iniziato ad acquisire atti del Tribunale penale internazionale dell'Aia sull'ex Jugoslavia, dopo il deposito dell'esposto dello scrittore, assistito dagli avvocati Nicola Brigida e Guido Salvini, ex magistrato milanese.