Doom: The Dark Ages trasforma il medioevo in un inferno
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Il nuovo, imperdibile capitolo della saga sparatutto realizzata da id Software ci porta a vivere un'oscura crociata medievale contro le forze dell'Inferno
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Annientare le forze infernali a suon di mazze chiodate e scudi dotati di motosega: era difficile immaginare un ritorno simile per lo Slayer dopo il frenetico Doom Eternal di cinque anni fa, eppure il nuovo capitolo della serie di Bethesda e id Software dimostra ancora una volta di sapersi reinventare con idee inconsuete, dando vita con Doom: The Dark Ages a un'opera imperdibile per chiunque ami gli sparatutto.
Il terzo episodio della "saga moderna" di Doom, in uscita il 15 maggio su PC, PlayStation e Xbox, rappresenta l'ennesima produzione di rilievo realizzata da uno studio di proprietà di Microsoft e Xbox, ma anche un prequel che ci riporta a un'epoca oscura (un medioevo rivisto in questo caso in chiave "dark fantasy") per raccontare la storia del leggendario Doom Slayer prima degli eventi dell'episodio pubblicato nel 2016, quello che ha saputo rilanciare la saga di Doom per una nuova generazione di appassionati di sparatutto in prima persona.
Bethesda e id Software scelgono dunque di tornare indietro nel tempo, per proporre una versione molto differente dello Slayer a cui la stessa software house texana ci ha abituato: non è solo per la chiara ispirazione fantasy medievale che caratterizza la storia, le armi e gli scenari di questo episodio, ma anche per un'esperienza di gioco che si discosta particolarmente dalla frenesia di Doom Eternal e dall'impalcatura ludica alla base di quell'episodio.
Con la spietata "morra cinese" su cui si articolava l'intero sistema di combattimento e le acrobazie circensi di un protagonista mai così agile prima di allora, id Software aveva creato una formula molto interessante, ma probabilmente non in grado di conquistare del tutto la community di Doom, che troverà in The Dark Ages un gioco molto più "ingessato" e un protagonista molto più "imponente" rispetto al capitolo precedente. Il tutto, pur con la presenza di salti, scatti e tutto ciò che ci si potrebbe aspettare da uno sparatutto moderno.
Nonostante le evidenti similitudini tra i tre capitoli di questa reinterpretazione contemporanea di Doom, infatti, ogni esperienza di gioco si è sempre distinta dalla precedente per numerosi elementi. The Dark Ages, in questo senso, non fa assolutamente eccezione, anche perché la scelta di raccontare una storia capace di mescolare fantascienza e dark fantasy in una cornice medievale ti costringe giocoforza a prendere delle scelte diverse nella narrazione e nelle ambientazioni che caratterizzano i ventidue capitoli della storia di questo episodio.
Un'avventura nelle profondità degli inferi capace di impegnare il formidabile Doom Slayer per 25-30 ore, che possono diventare tranquillamente una quarantina, qualora si decidesse di esplorare ogni anfratto, ogni singolo scenario in cerca degli immancabili segreti che il team di sviluppo ha nascosto: alle volte in bella vista, altre volte nei posti più impensabili, ma sempre mostrando un gusto superlativo per la progettazione dei livelli e per la realizzazione di "enigmi ambientali" che si affrontano ora dopo ora.
Tra divinità e re, minacce infernali e "manufatti" capaci di donare poteri devastanti a chi li brandisce, la nuova avventura in chiave medievale dello Slayer procede generalmente senza grossi scossoni dal punto di vista narrativo (tranne qualche colpo di scena apprezzabile sul finale), nonostante i filmati siano molto più centrali rispetto al passato e la cura per i dettagli da parte del team di sviluppo sia migliorata rispetto a cinque anni fa. È chiaro, tuttavia, che in un'esperienza di gioco come Doom la sceneggiatura, per quanto gradevole, non sia certamente l'elemento più interessante del pacchetto: vale sia per gli sviluppatori, che pure hanno cercato di raccontare una storia ancora più epica e oscura introducendo nuovi nemici e reami infernali mai visti prima, e sia per i giocatori, che si troveranno a seguire le gesta dello Slayer e delle Sentinelle senza mai annoiarsi, ma senza nemmeno esaltarsi più di tanto per ciò che avviene tra uno scontro e l'altro, tra un'orda spietata e un boss estremamente coriaceo capace di mettere a dura prova l'arsenale e le abilità del protagonista.
Ciò non significa che la storia non sia capace di proporre momenti epici: i ventidue atti della campagna di The Dark Ages, infatti, cercano a più riprese di offrire esperienze alternative mettendo l'ammazzademoni per antonomasia a bordo di un gigantesco robottone in grado di sterminare maestose creature infernali a suon di pugni, schivate o armi energetiche, oppure sul dorso di un poderoso drago robotico che gli permette di svolazzare qua e là, dar vita a inseguimenti spettacolari e forsennati e cimentarsi in sparatorie acrobatiche che divertono, allontanano il rischio "monotonia" e permettono di vivere la fantasia di essere nel bel mezzo di un conflitto su larga scala, in cui il destino dell'umanità dipende dalle gesta di un solo difensore, inarrestabile e implacabile come non mai.
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Un peso, quello che grava sulle spalle di Doom Slayer, che si riflette su un'esperienza di gioco molto diversa rispetto al passato. The Dark Ages infatti propone un sistema di combattimento molto più viscerale e incentrato sugli scontri in mischia, con un arsenale che include sia armi "storiche", sia nuove bocche da fuoco decisamente diverse (e più in linea con l'impronta medievale generale) rispetto a ciò che ci si aspetterebbe da un capitolo della saga sparatutto di Bethesda.
Tra soluzioni che "frantumano teschi" per colpire più nemici in gruppo a una pistolona a catena che spara una devastante palla metallica, il nuovo capitolo di Doom accorcia le distanze rispetto a Eternal per rendere gli scontri molto più "intimi" e ravvicinati. Una scelta astuta per giustificare il vero pezzo forte di questo episodio, la peculiare "sega-scudo", che trasforma lo Slayer in un mix tra Captain America e Marcus Fenix (protagonista di Gears of War) donandogli nuovi mezzi di protezione e, soprattutto, nuovi modi di sterminare gli avversari.
Un sistema difensivo e offensivo che consente sia di parare gli attacchi avversari, respingere proiettili e colpi energetici o aprire a possibili contromosse in caso di tempismo perfetto, sia di sterminare più nemici in un colpo solo o di aiutare lo Slayer a ridurre repentinamente le distanze o di scatenare, per esempio, delle particolari abilità sfruttando alcune proprietà "sovrannaturali" che si apprendono lungo il cammino.
Inutile dire che uno strumento del genere stravolge il modo stesso di intendere gli scontri a fuoco, donando al protagonista decine di modi diversi di approcciarsi al combattimento, soprattutto quando si ricorre alle apposite Statue delle Sentinelle per spendere il sudatissimo oro (una valuta da ottenere negli scenari o completando particolari sfide in ciascun livello) e potenziare così le proprietà di ogni strumento di morte, aggiungendo nuovi bonus e vantaggi spesso intercambiabili in base al proprio stile di gioco.
Tra la possibilità di usare lo scudo per "agganciarsi" ai nemici e colpirli da lunga distanza, di tenere impegnati i nemici più coriacei lanciando la sega-scudo per maciullarne la carne e mantenerli in posizione, il nuovo strumento riesce effettivamente a garantire approcci inediti al combattimento (per esempio, per sbarazzarsi rapidamente di nemici dotati di scudi metallici ed energetici) e si sposa perfettamente sia con alcune armi particolarmente riuscite, sia con i nuovi strumenti di combattimento corpo a corpo: oltre al guanto potenziato dello Slayer, infatti, non manca una mazza chiodata davvero devastante e appagante da usare.
Tra rune e potenziamenti sbloccabili nelle fasi più avanzate, questi strumenti riescono a dar vita a sinergie interessanti per generare continuamente armatura, munizioni ed energia per lo Slayer e diventano utili anche nell'esplorazione, visto che alcune aree richiedono l'uso combinato delle abilità (scatto con lo scudo e lancio con "proiezione" su ammassi di carne in putrefazione) per accedere a zone altrimenti impossibili da raggiungere.
Insomma, la nuova formula di gioco diverte e convince, anche grazie a una distribuzione intelligente dei potenziamenti, delle abilità e delle nuove armi da parte degli sviluppatori. È inevitabile, tuttavia, che, dopo decine di ore trascorse ad ammazzare demoni di ogni tipo (e ci saranno alcuni nemici davvero impegnativi!), il sistema di gioco finisca per accusare un po' di ripetitività nelle battute finali della nuova epopea infernale di Bethesda.
Certo, è importante sottolineare che in alcuni casi la nuova concezione dei livelli (alcuni dei quali mai così vasti come in The Dark Ages) e la natura stessa dell'esperienza di gioco spingano quasi l'utente a fare regolarmente delle pause dai combattimenti, invitandolo a esplorare in lungo e in largo ogni singola mappa, alla ricerca di un modo per raggiungere quella chiave nascosta lassù (ma chissà come ci si arriva!), oppure per capire come sbloccare quell'apertura che potrebbe contenere un potenziamento, un rubino o altri preziosi oggetti per migliorare al massimo le armi e l'attrezzatura.
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Come da tradizione, Doom: The Dark Ages non è solo uno sparatutto divertente da giocare, ma anche un banco di prova importante a livello tecnico per uno studio da sempre abituato ad alzare l'asticella, a mostrare i muscoli e a creare esperienze maestose dal punto di vista della grafica e della fluidità. Anche stavolta il comparto tecnico non delude, con la nuova incarnazione del celebre motore id Tech che riesce a restituire scenari molto vasti e ricchi di dettagli, modelli poligonali a dir poco convincenti, una gestione della fisica apprezzabile e una fluidità assolutamente impeccabile, che rende ogni minuto trascorso con Doom Slayer una goduria.
C'è, tuttavia, qualcosa che fa storcere il naso, ed è indubbiamente in uno degli elementi che da sempre contribuisce a rendere l'esperienza di gioco di Doom avvincente e stimolante: la musica. La colonna sonora di questo episodio, sfortunatamente, rappresenta un netto passo indietro, sia rispetto alla selezione epica realizzata da Mick Gordon nel reboot del 2016, e sia rispetto alle musiche apprezzabili del suo sequel pubblicato nel 2020, al punto che spesso e volentieri ci si ritrova a combattere demoni senza quella stessa spinta, quella stessa intensità che caratterizzava le avventure precedenti dello Slayer.
Ed è un peccato, perché pur regolando diversamente i volumi nel tentativo di rendere più presente le tracce musicali, l'impressione è che la colonna sonora di stampo metal di questo episodio sia decisamente monotona, sottotono e poco convincente, tanto nella concezione quanto nel missaggio e nella capacità di coinvolgimento. Sul versante audio, buoni gli effetti sonori (anche quelli che fuoriescono dal controller DualSense di PS5, per esempio quando si raccolgono oggetti, munizioni e armature) e discreto il doppiaggio in italiano, con voci che non entusiasmano ma fanno il loro lavoro per raccontare la nuova crociata medievale nella bocca dell'Inferno.
Come lo abbiamo giocato
Abbiamo giocato a Doom: The Dark Ages su PlayStation 5 Pro, accompagnando Doom Slayer nella sua lotta nell'Inferno medievale creato da id Software scegliendo il livello di difficoltà intermedio sui sei disponibili. Il gioco di Bethesda include numerose opzioni per la gestione dell'accessibilità, e persino la difficoltà degli scontri può essere calibrata a dovere intervenendo sull'aggressività dei nemici, sul tempismo della parata e su tanti altri fattori che possono cucire l'esperienza di gioco in base alle proprie esigenze. In generale, al di là di qualche picco particolarmente intenso in punti nevralgici della storia, il gioco non è mai ingiusto e risulta ben bilanciato nei suoi numerosi scontri contro le orde infernali, ma coloro che desiderano una sfida potranno tarare la campagna in modo minuzioso per rendere la nuova missione dello Slayer... un vero inferno!
Può piacere a chi…
… ama gli sparatutto in soggettiva brutali e intensi
… si aspetta un'esperienza meno "acrobatica" di Doom Eternal
… ama le avventure piene di segreti e sfide
Potrebbe deludere chi…
… sperava in una storia più coinvolgente e interessante
… non ama le ambientazioni fantasy medievali
… sperava in una colonna sonora di spessore
Doom: The Dark Ages è un gioco consigliato a un pubblico maggiorenne.