A quasi un anno dal debutto, l'iniziativa "Stop Destroying Videogames" si trova adesso a un passo dalla presentazione della mozione al Parlamento europeo
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L'industria dei videogiochi sta affrontando un periodo complesso, tra ondate di licenziamenti e progetti cancellati sempre più spesso. A ciò si aggiunge anche l'annosa questione della preservazione, con i vecchi videogame che dopo un certo periodo diventano "inaccessibili" o non più acquistabili. Ciò potrebbe presto cambiare grazie a una petizione europea che, in meno di un anno, ha superato un milione di adesioni.
Il progresso e il continuo avanzare della tecnologia legata al settore videoludico sta raggiungendo livelli mai previsti prima, ma nel farlo sta causando non pochi disagi a chi ama i videogiochi, con piattaforme che smettono di esistere e titoli che smettono di funzionare a causa delle scelte dei rispettivi editori, che spesso decidono di disattivare i server (come successo recentemente ad Anthem di Electronic Arts) o rimuovere alcuni videogame dalla vendita.
Circa un anno fa, il movimento "Stop Destroying Games" è sorto per preservare la proprietà dei videogiochi, richiedendo agli editori di lasciare i propri titoli in uno "stato giocabile" senza cessarne il supporto. La petizione ha superato l'obiettivo del milione di firme (con oltre un milione e 100mila di adesioni raggiunte finora) e si trova a un passo dal suo traguardo: essere presentata e approvata dal Parlamento europeo.
"Stop Destroying Games" è un movimento di consumatori nato per contestare la legalità della "distruzione" dei videogiochi venduti all'utenza europea da parte degli editori. Un numero crescente di videogiochi viene venduto come merce, senza una data di scadenza dichiarata, ma progettata per diventare completamente inaccessibile non appena terminato il supporto da parte dei rispettivi editori.
Gli esempi più eclatanti sono quello di The Crew, gioco di guida realizzato da Ivory Crew e prodotto da Ubisoft, che è stato chiuso dallo studio franco-canadese all'inizio di quest'anno (dopo appena dieci anni di permanenza sul mercato), e il succitato Anthem di BioWare ed Electronic Arts, che dopo la decisione del colosso americano di interrompere il supporto post-lancio, vedrà la chiusura dei server ufficiali nel 2026, una mossa che renderà il videogame non più funzionante vista la natura "sempre online" del suo mondo digitale.
L'iniziativa, avviata e guidata da Joe Scott del canale YouTube "Accursed Farms", ha confermato di aver superato formalmente il requisito di firme necessario per la petizione, pubblicata sul portale di raccolta elettronica "Iniziativa dei cittadini europei": ciò la porta a un passo dall'ottenimento di un'udienza al Parlamento europeo, che potrebbe potenzialmente portare a nuove leggi a tutela dei consumatori nonché a sostegno dell'obiettivo del movimento di proteggere la proprietà dei videogiochi, così da garantirne la preservazione.
Secondo Scott, tuttavia, il movimento e la sua petizione all'Ue non sono ancora giunti al tanto agognato traguardo: da un lato, c'è una forte probabilità che la petizione non abbia effettivamente ricevuto un milione di firme distinte, a causa di problemi generati da alcune firme non valide, mentre dall'altro c'è da scremare anche le tante firme "false" apposte da persone al di fuori dell'Unione Europea.
A causa di tali problemi, Scott chiede a chi ama i videogiochi di continuare a sostenere l'iniziativa in modo che possa continuare a guadagnare ulteriore slancio e popolarità. "Idealmente, la petizione dovrebbe raggiungere il 140% delle firme richieste prima della scadenza del 31 luglio", afferma il creatore. Secondo il sito Stop Destroying Games Tracker, non ufficialmente affiliato all'iniziativa, la petizione all'Ue ha ricevuto 500mila firme solo nell'ultima settimana, il che suggerisce che potrebbe raggiungere la soglia di 1,4 milioni prima della scadenza se il coinvolgimento dovesse mantenersi ai ritmi attuali.
Scott ha affermato che la petizione lanciata nel Regno Unito ha superato le 100mila firme, il che potrebbe portare alla discussione della questione davanti al Parlamento britannico. "Cittadini e residenti del Regno Unito possono firmare una petizione che, superato il requisito delle 100mila firme, porterà alla discussione in Parlamento di una nuova legge che vieti agli editori di distruggere i videogiochi già acquistati dai clienti".
Tuttavia, Scott non è particolarmente ottimista sul fatto che ciò sia sufficiente per far approvare la legge nel Regno Unito, poiché la questione è già stata respinta dal Dipartimento per la cultura, i media e lo sport (DCMS) britannico, che ha già rigettato la proposta di modificare o creare qualsiasi legge a supporto. Il DCMS ha tuttavia affermato che le aziende che vendono videogiochi nel Regno Unito devono attenersi al rispetto delle leggi esistenti in materia di tutela dei consumatori.