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Videogiochi: licenziamenti e intelligenza artificiale preoccupano gli sviluppatori

Molte le perplessità dei professionisti di settore sulle politiche di rientro obbligatorio in ufficio e per alcune scelte delle aziende che producono i motori di gioco

Videogiochi: licenziamenti e intelligenza artificiale preoccupano gli sviluppatori - foto 1
Ufficio stampa

Il 2023 è stato un anno importante per i videogiochi, tanto per le numerose uscite di rilievo quanto per il numero dei licenziamenti negli studi di sviluppo.

È quanto emerge nel sondaggio annuale proposto dagli organizzatori della Game Developers Conference (GDC), in cui l'84% degli oltre 3mila intervistati ha dichiarato di temere l'etica per l'uso dell'intelligenza artificiale e i licenziamenti sempre più frequenti.

I risultati del report hanno approfondito i motivi della preoccupazione degli sviluppatori, citando tra l'altro la possibilità che l'IA sostituisca i lavoratori, andando così a favorire ulteriori licenziamenti, o che esponga gli addetti ai lavori a possibili denunce per violazione del copyright. I game designer temono inoltre che i programmi di intelligenza generativa possano raccogliere dati dai loro giochi senza il proprio consenso.

 

 

Il sondaggio ha anche creato una sorta di spartiacque tra gli sviluppatori nei confronti dell'IA in base al tipo di lavoro: gli intervistati in settori più tecnici come marketing, gestione finanziara e programmazione pensano in generale che questa avrà un impatto positivo sul loro lavoro, mentre gli impiegati in mansioni creative come l'arte, la narrativa e il controllo qualità, al contrario, pensano che avrà un impatto negativo.

 

Oltre all'intelligenza artificiale, i team di sviluppo hanno anche espresso forti opinioni riguardo alla crisi dei licenziamenti nel settore, al modo in cui i rientri influiscono sul morale e come la recente debacle sull’utilizzo del motore di sviluppo di Unity (che aveva imposto una tassa salatissima in base al numero di installazioni da parte dei giocatori dei videogame che usano il motore), stia influenzando le decisioni professionali degli sviluppatori.

 

 

La scelta del motore di gioco è stata uno dei principali argomenti trattati nel sondaggio. Il 33% degli intervistati utilizza Unity o Unreal Engine nello sviluppo: nello stesso periodo in cui è stato condotto il sondaggio, Unity ha annunciato la sua disastrosa politica di tasse sulle installazioni (facendo infuriare tanti sviluppatori indipendenti) prima di riconsiderarla parzialmente. Alla luce degli eventi, un terzo degli sviluppatori intervistati dichiara di aver ponderato l'idea di passare a un altro motore di gioco o di averlo già fatto principalmente a causa della notizia del modello monetario scelto da Unity.

 

Con l'attenuarsi delle preoccupazioni dei datori di lavoro per la pandemia, le aziende stanno istituendo veri e propri ordini di rientro in ufficio, che secondo alcuni sviluppatori stanno avendo un impatto negativo sul morale e sul settore in generale. Oltre un quarto degli sviluppatori ha dovuto capitolare al nuovo ordine: di questi, il 40% ha dichiarato di lavorare in uno studio tripla-A contro il 16% degli studi indie. Sebbene le politiche di rientro in ufficio vadano da una settimana lavorativa completa di cinque giorni a un orario ibrido, l'indagine ha confermato come qualsiasi tipo di rientro obbligatorio abbia provocato l'insoddisfazione degli sviluppatori. Tra i più colpiti c'è Activision Blizzard, che nel maggio dello scorso anno ha imposto una politica di rientro che ha provocato una vera e propria fuga di talenti.

 

 

Nel peggiore dei casi, più di un terzo degli intervistati ha dichiarato di essere stato colpito da licenziamenti personali o dell’intero team. Tuttavia, il sondaggio è stato condotto durante il mese di settembre 2023, periodo in cui Epic Games ha annunciato il licenziamento di oltre 800 dipendenti e prima dei licenziamenti da parte di Unity, degli studi controllati da Embracer Group e di Bungie. Il 56% degli intervistati teme che i licenziamenti stiano arrivando ai propri studi e, secondo gli intervistati, la loro preponderanza è il risultato della "inversione di rotta post-pandemia".

 

Dom Tait, direttore di Omdia (partner di GDC che ha collaborato alla riceca per il sondaggio), sostiene che l'attuale ondata di licenziamenti sia dovuta al fatto che i datori di lavoro stanno adeguando i livelli di spesa per tornare ai livelli precedenti alla pandemia. "Tuttavia", ha scritto Tait, "con il ritorno a una crescita costante fino al 2027, questo dovrebbe presentare un quadro più stabile per i livelli di occupazione in futuro".

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