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L'Ue riforma il Patto, Berlino insoddisfatta: "Regole troppo morbide"

Invariati il 3% per il deficit e il 60% per il debito. Infrazione automatica a chi non rispetta gli impegni di bilancio. Giorgetti deluso per la mancata regola della "golden rule": scomputare dai conti gli investimenti strategici

Arrivano le nuove regole europee sui conti pubblici.

Prevedono piani concordati con la Commissione europea dagli Stati Ue indicando solo un percorso di spesa in grado di far scendere stabilmente il debito pubblico. Ma non ci saranno obiettivi numerici veri e propri sul calo dell'indebitamento. Resteranno invariati i parametri dei trattati che fissano un tetto per il deficit al 3% del Pil e per il debito al 60% del Pil. Per i Paesi oltre tali valori saranno previste dall'esecutivo europeo delle "traiettorie tecniche" di spesa con l'obiettivo, ancora una volta, di far scendere il debito. Gli Stati che sono invece in disavanzo (nominale) eccessivo dovranno comunque garantire in automatico un aggiustamento strutturale del deficit annuo minimo pari allo 0,5% del Pil, fino a quando lo sforamento non sarà rientrato.

 

Invariati i valori di riferimento

 In sostanza, la proposta di riforma del Patto prevede che resteranno invariati i valori di riferimento del 3% per il deficit e del 60% per il debito. Al termine del piano sulla spesa concordato da ciascuno Stato per il medio termine (4 anni), il rapporto tra debito pubblico e Pil dovrà essere più basso. E' previsto inoltre un aggiustamento di bilancio minimo dello 0,5% del Pil all'anno finché il disavanzo resta superiore al 3%. La "salvaguardia" di aggiustamento dello 0,5% sarà indipendente dall'avvio di una procedura per disavanzo eccessivo. 

 

 

Giorgetti e la golder rule

  Per il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, la proposta legislativa di riforma della Commissione è "un passo avanti" che consentirà di non tornare al vecchio Patto, sospeso dall'inizio della pandemia grazie alla clausola di salvaguardia. Giorgetti però non nasconde la delusione per la mancata regola della "golden rule", per scomputare dai conti gli investimenti strategici. "Noi avevamo chiesto con forza l'esclusione delle spese d'investimento, ivi incluse quelle tipiche del Pnrr digitale e green deal, dal calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri. Prendiamo atto che così non è".

 

L'aggiustamento dei conti italiani sulla base di alcune simulazioni tecniche circolate a Bruxelles potrebbe comportare una riduzione del deficit strutturale dello 0,85% annuo nel caso di un piano a 4 anni e dello 0,45% medio se un piano a 7 anni. La salvaguardia dello 0,5% decisa per andare incontro alle richieste dei "frugali", comunque, è risultata alla fine pero' ben diversa dai criteri draconiani chiesti dai tedeschi.

 

Berlino "boccia" la riforma aprendo a una "trattativa costruttiva". "Le proposte della Commissione europea non soddisfano ancora le esigenze della Germania", spiega il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner. "Nessuno deve pensare che la Germania accetti automaticamente le proposte - dice -. Accetteremo solo regole che consentano un percorso affidabile verso la riduzione del debito e la stabilità delle finanze pubbliche". Positiva la reazione dei Paesi Bassi, dove però il governo fa sapere di volere che "le nuove regole portino a una riduzione ambiziosa del debito e a una maggiore sostenibilità del debito per i Paesi altamente indebitati". La Francia per parte sua non guarderebbe con favore a regole automatiche di riduzione di deficit e debito.

 

 

Gentiloni: "Più investimenti"

 "Il requisito previsto dalla proposta per i percorsi di aggiustamento è che ci sia un incremento degli investimenti pubblici -, spiega il commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni -. Non credo che sia accettabile che le nostre norme portino a un declino progressivo degli investimenti pubblici. Dobbiamo impegnarci sul fronte delle spese pubbliche". 

 

"Percorso per aggiustare i conti"

 Secondo Gentiloni le proposte "faciliteranno le riforme e gli impegni di investimento, sostenuti da un percorso di aggiustamento. Dovrebbero favorire la crescita, aiutare la sostenibilità fiscale e affrontare le priorità comuni dell'Ue. Dovrebbero garantire che il livello complessivo di investimenti pubblici finanziati a livello nazionale per tutta la durata del piano sia superiore a quello del periodo precedente. E questa è ovviamente un’innovazione molto significativa rispetto al quadro attuale". 

 

Tra piani strutturali e maggiori garanzie

 Le attuali proposte di riforma della governance economica Ue, chiarisce il commissario, "promuovono una maggiore titolarità nazionale attraverso piani strutturali di bilancio a medio termine preparati dagli Stati membri, all'interno di un quadro comune dell'Ue con sufficienti garanzie". Le proposte garantiscono inoltre "contemporaneamente la parità di trattamento e la considerazione delle situazioni specifiche dei singoli Paesi". Le regole consentiranno "un'applicazione più credibile" dando "agli Stati membri un maggiore margine di manovra nella definizione delle traiettorie di bilancio". 

 

Obiettivi e squilibri

 Le nuove regole stabiliranno che gli Stati indichino obiettivi di medio termine (4 anni) su come intendono affrontare squilibri macroeconomici e riforme, suggerendo solo un indicatore di spesa. Tali piani, estendibili di tre anni, saranno valutati dalla Commissione e approvati dal Consiglio. Gli Stati con disavanzo oltre il 3% del Pil o debito oltre il 60% dovranno garantire che il debito abbia un calo plausibile o resti prudente nel piano e che il deficit scenda o resti sotto il 3% nel medio termine. L'esecutivo definisce tale indicazione come "traiettoria tecnica". 

 

Gradualità

 Con il nuovo Patto di stabilità, osserva Gentiloni, "certamente sul calo del debito il ritmo sarà molto più graduale e ragionevole rispetto alla regola del ventesimo, che di fatto ha reso molto difficile l'attuazione dei meccanismi di riduzione del debito nel corso degli ultimi 10-15 anni". 

 

Tra riforme, investimenti e aggiustamenti

 Infine, il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis avverte che "gli Stati membri non potranno rimandare gli aggiustamenti di bilancio a una data successiva. Questo vale anche per la realizzazione delle riforme e degli investimenti necessari. Se il deficit pubblico di un Paese rimane superiore al 3% del Pil, dovrà effettuare un aggiustamento fiscale minimo dello 0,5% del Pil all'anno, da applicare come parametro comune. E non si può fare il passo più lungo della gamba, né il backloading" rinviando l'aggiustamento a un secondo momento. 

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