Italiani meno istruiti rispetto alla media europea. La situazione peggiore è al Sud. Male anche le competenze digitali con i giovani sotto la media europea
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Quasi 1 italiano su 4 (23,1%) è a rischio di povertà ed esclusione sociale, uno dei valori più alti in Europa, con 1,3 milioni di minori già in condizione di povertà assoluta (+47% negli ultimi dieci anni). È quanto emerge dall'anteprima dello Studio sul contrasto alla povertà educativa, promosso dal Gruppo Ambrosetti (Thea Group) e dalla Fondazione Crt. L'Italia si colloca inoltre agli ultimi posti nell'Ue per quota di giovani laureati e tra i Paesi con più alta incidenza di Neet (15,2%).
La povertà economica è strettamente legata la povertà educativa. La metà delle persone a rischio esclusione sociale infatti, come scrive La Stampa, ha al massimo la licenza della scuola secondaria di primo grado. Gli adulti italiani sono i meno istruiti nella Ue: nelle fasce di età 25-64 anni uno su tre ha al massimo la licenza della secondaria inferiore. E tra le persone di 25-34 anni, solo il 31,6 ha una laurea, a fronte del 44,5% della media europea.
L'ascensore sociale del Paese - prosegue lo studio Teha-Fondazione Crt - è bloccato: il background socio-economico e culturale delle famiglie condiziona fortemente i percorsi formativi e lavorativi dei giovani. Il divario Nord-Sud è tra i più marcati in Europa, con quattro regioni del Mezzogiorno tra le peggiori cinque dell'intera Ue per rischio di esclusione sociale.
La povertà educativa blocca la creazione di circa 3,2 milioni di posti di lavoro e amplifica il divario da domanda e offerta: in Italia mancano 2,2 milioni di lavoratori con titolo di studio secondario superiore o terziario. TEHA ha stimato che per azzerare questo gap di lavoratori con istruzione secondaria superiore o terziaria basterebbe formare il 20% dei lavoratori meno istruiti.
Le competenze digitali, inoltre, risultano insufficienti con solo il 56% dei giovani italiani under-19 ha competenze digitali di base (vs 73% media UE), a fronte di un mercato del lavoro che già oggi richiede nel 41,5% dei casi competenze digitali avanzate.
Secondo le stime dello studio, se l'Italia si allineasse alle migliori pratiche europee in termini di inclusione nella formazione, sarebbe possibile creare fino a 48 miliardi di euro di Pil aggiuntivo e ridurre di circa 2 milioni il numero di persone in condizione di povertà ed esclusione sociale.
"La povertà educativa non è solo una privazione individuale, ma un limite che condiziona il futuro collettivo. Accompagnare la crescita delle persone significa rafforzare le basi democratiche, economiche e culturali del Paese, perché chi non ha accesso a un'istruzione completa rischia di restare escluso dai nuovi strumenti e dalle competenze anche digitali che plasmeranno il lavoro e la vita collettiva di domani. In questo contesto, la risposta non può che essere corale: istituzioni, comunità, fondazioni e imprese sono chiamate ad agire insieme per trasformare un'emergenza sociale in un investimento sul futuro", ha dichiarato Anna Maria Poggi, Presidente della Fondazione CRT.