audizione al Senato

Patuelli (Abi): "Disinnescare i dazi o rischiamo una nuova recessione mondiale"

Dai dazi alle regole bancarie europee, dal rischio recessione all'euro digitale: il presidente dell'Abi lancia l’allarme su protezionismi e tasse selettive e chiede meno burocrazia e più equità per il sistema del credito

08 Mag 2025 - 16:10
 © Ansa

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Per il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, "occorre disinnescare i rischi di strategie protezionistiche e di nuovi dazi, che sono misure vecchie quanto il mondo, che penalizzano libero mercato e crescite economiche e sociali". "Viviamo una fase assolutamente inedita di grandi incertezze e tensioni internazionali e di troppo alti costi energetici soprattutto per imprese e famiglie italiane", ha spiegato in audizione al Senato presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo, avvertendo che si rischia "una nuova recessione in gran parte del mondo". "Se si sviluppassero guerre commerciali - ha sottolineato Patuelli - le banche potrebbero fortemente soffrirne, aumenterebbero le incertezze per gli investimenti e complessivamente per le imprese".

L’Europa bancaria e le nuove sfide della sostenibilità

 Patuelli ha poi puntato l’attenzione sulla necessità di un'accelerazione verso una vera Unione bancaria europea. "Dobbiamo superare la sola unione delle regole di vigilanza e creare un’integrazione che comprenda anche norme societarie, di mercato, di risparmio e investimento", ha spiegato il presidente Abi, salutando come un passo importante la recente proposta della Commissione Ue per un’Unione del Risparmio e degli Investimenti. Un progetto che, secondo Patuelli, potrà rafforzare lo sviluppo europeo, se accompagnato da una semplificazione delle normative sulla sostenibilità. "Gli obiettivi ESG sono cruciali, ma vanno perseguiti con metodi omogenei, senza trasferire alle banche oneri eccessivi o compiti impropri", ha avvertito.

Basilea 3, l’asimmetria che danneggia la concorrenza

 Il presidente Abi ha inoltre denunciato le diseguaglianze nell’implementazione delle regole di Basilea 3+, che stanno entrando in vigore con tempistiche diverse nei vari Paesi. "Così si alterano le condizioni di concorrenza e la stabilità economico-finanziaria", ha affermato Patuelli, collegando la questione alla crescente tendenza verso dazi e barriere commerciali. "Queste disparità, sommate ai protezionismi, mettono a rischio le libertà regolate del mercato".

Salvataggi bancari

 Nel ripercorrere le crisi bancarie italiane dell’ultimo decennio, Patuelli ha ricordato come i principali oneri dei salvataggi siano stati sostenuti da altre banche, attraverso fondi interbancari obbligatori e volontari, nonché strumenti come il Fondo Atlante e il Fondo indennizzo risparmiatori. "Si dimentica che lo Stato è intervenuto solo in un caso, dopo una ricapitalizzazione privata: quello della Popolare di Bari", ha sottolineato.

Euro digitale, una svolta che non penalizzi le banche

 Spazio anche al progetto dell’euro digitale, che Patuelli ha definito "una svolta storica per la resilienza, la competitività e la sovranità monetaria europea". Tuttavia, ha ribadito la necessità di garantire che l’introduzione della nuova valuta digitale non vada a discapito della solidità e della liquidità delle banche. "Il progetto deve essere conforme alle normative antiriciclaggio e antiusura, con le banche pronte a collaborare, ma senza esserne danneggiate", ha affermato.

Il silenzio sul risiko

 Sul tema delle fusioni bancarie, il presidente dell’Abi ha ribadito la neutralità dell’associazione: "Non ci esprimiamo su casi specifici o indiscrezioni, perché siamo un’associazione di soggetti in concorrenza tra loro. Non abbiamo potestà giuridica né legittimazione a intervenire in singole operazioni", ha precisato, richiamando "le regole aure del silenzio".

No a nuove imposte

 Un altro fronte critico è quello fiscale. Patuelli ha ricordato che "solo le banche, solo noi", sono soggette a due addizionali sui profitti: dal 2016 una del 3,5% sull’Ires e una dello 0,5% sull’Irap. Una condizione unica nel panorama delle imprese italiane, che secondo il presidente dell’Abi non può essere ignorata nel dibattito sugli "extraprofitti". "Questo termine non è previsto dalla Costituzione – ha osservato – che invece stabilisce il principio della proporzionalità delle imposte, su cui decide il Parlamento". Le banche, ha aggiunto, hanno accettato queste tasse "per spirito di servizio" e non le hanno mai impugnate. Ma ha messo in guardia: "La Corte costituzionale ha chiarito più volte che un’imposta straordinaria non può diventare permanente. E noi queste extratasse le stiamo pagando da dieci anni, anche nei momenti di maggiore difficoltà".

Credito alle imprese, la domanda è ferma

 Infine, Patuelli ha risposto a un quesito sull’accesso al credito da parte delle PMI, spiegando che il calo dei prestiti non è dovuto a un irrigidimento dell’offerta, ma a una crisi della domanda. "I nostri dati, come quelli della Bce e della Banca d’Italia, mostrano un aumento dei finanziamenti alle famiglie e una diminuzione per le imprese", ha detto, citando Guido Carli: "Se il cavallo non beve, non lo si può costringere".

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