Intesa di sette anni

OpenAI sigla un accordo da 38 miliardi di dollari con Amazon per i servizi cloud

L'intesa di sette anni consentirà alla startup guidata da Sam Altman di accedere alla potenza di calcolo dei data center AWS, segnando una svolta strategica nel rapporto con Microsoft

04 Nov 2025 - 07:42
ChatGPT OpenAI © OpenAi

ChatGPT OpenAI © OpenAi

OpenAI compie un passo decisivo nel suo percorso di espansione industriale siglando un accordo da 38 miliardi di dollari con Amazon. L'intesa, della durata di sette anni, garantisce alla società di Sam Altman l'accesso a un'enorme capacità di calcolo fornita dai data center di Amazon Web Services (AWS), consolidando la trasformazione da laboratorio di ricerca a colosso globale dell'intelligenza artificiale. L'operazione, oltre a rafforzare la posizione di AWS nel settore cloud, rappresenta per OpenAI un modo per diversificare le proprie collaborazioni, riducendo la dipendenza da Microsoft, con cui finora aveva mantenuto una partnership esclusiva.

Un accordo da 38 miliardi per l'era dell'intelligenza artificiale

 L'intesa tra OpenAI e Amazon prevede che la startup investirà 38 miliardi di dollari in sette anni per utilizzare la potenza di calcolo fornita da AWS. Si tratta del primo accordo di questa portata tra i due colossi e segna l'ingresso di Amazon tra i principali partner dell'azienda di Altman. L'intesa permetterà a OpenAI di attingere alle risorse hardware e software di AWS, che includono un vasto parco di chip Nvidia. "Per l'intelligenza artificiale è necessaria una potenza di calcolo massiccia e affidabile. La nostra partnership con AWS rafforza l'ecosistema che alimenterà questa nuova era e renderà l'IA avanzata accessibile a tutti", ha dichiarato Sam Altman.

La strategia di Altman: meno dipendenza da Microsoft

 Per OpenAI, la mossa segna un cambio di rotta rispetto al passato. La società era legata a Microsoft da un accordo esclusivo per il cloud computing, che aveva reso Azure la piattaforma principale per l'addestramento e l'esecuzione dei suoi modelli di intelligenza artificiale. L'intesa con Amazon, invece, introduce un approccio più bilanciato: OpenAI punta a diversificare i fornitori, riducendo la vulnerabilità legata a un solo partner e garantendosi margini di manovra più ampi sul piano tecnologico e finanziario. L'accordo si inserisce in una serie di collaborazioni ad alto valore siglate da OpenAI con altre realtà del settore, tra cui Nvidia, Broadcom, Oracle e Google, in un contesto di crescente competizione per l'accesso alla potenza di calcolo.

L'impatto sul mercato e possibile quotazione in Borsa

 Secondo gli osservatori, l'intesa con Amazon rappresenta anche un tassello nel percorso che porterà OpenAI verso una possibile quotazione in Borsa, ipotizzata per il 2027. La società, valutata decine di miliardi di dollari, mira a consolidare la propria posizione come protagonista dell'industria tecnologica globale, capace di attrarre investimenti miliardari e di dettare le regole della nuova economia dell'intelligenza artificiale. Al tempo stesso, l'accordo riflette la crescente concentrazione del potere tecnologico nelle mani di pochi operatori, alimentando i timori di una possibile "bolla" del settore.  

Il ruolo di Amazon nella corsa globale all'IA

 Per Amazon, l'intesa rappresenta un importante passo avanti nel tentativo di colmare il divario con Microsoft e Google nel mercato dei servizi cloud. La partnership con OpenAI offre ad Amazon la possibilità di riaffermare la leadership tecnologica di AWS e di posizionarsi come fornitore chiave per le aziende che sviluppano intelligenza artificiale avanzata. La collaborazione tra i due colossi consolida la corsa globale alla potenza di calcolo. Un contesto in cui le grandi aziende tecnologiche stanno ristrutturando i propri investimenti nell'intelligenza artificiale, anche a costo di tagliare personale come nel caso di Amazon, che è pronta a licenziare 14mila dipendenti.

Il ruolo di Microsoft

 Mentre OpenAI tende la mano ad Amazon, Microsoft continua a spingere sull'intelligenza artificiale e guarda agli Emirati Arabi Uniti. La società ha infatti ottenuto dagli Stati Uniti una licenza per l'esportazione per inviare chip Nvidia negli Emirati, divenuti cruciali per Washington nella battaglia contro la Cina per la leadership nell'intelligenza artificiale. Con il via libera, Microsoft prevede di investire nel Paese ulteriori 8 miliardi di dollari fra il 2026 e il 2029, oltre ai 7,3 miliardi degli ultimi tre anni. Il Medioriente, con la sua ricchezza e abbondanza di energia, è divenuto una destinazione attraente per i manager dell'industria tecnologica frustrati dalla lentezza per ottenere permessi e dalla carenza di energia negli Stati Uniti. La mossa di Microsoft negli Emirati è destinata a creare polemiche in Congresso, dove i falchi temono che gli accordi tecnologici nel paese possano mettere a rischio la sicurezza nazionale e ritorcersi contro le aziende americane e gli Stati Uniti visti gli stretti legami che il paese ha con la Cina.

Ti potrebbe interessare