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Banche verso una nuova tassa sugli extraprofitti, l'emendamento arriva in Senato

Intesa tra governo e tesoro per presentare un nuovo emendamento al dl Asset: cambierà il prelievo sugli istituti

La tassa sugli extraprofitti delle banche continua a dividere il governo Meloni, che però va verso un “compromesso” per chiudere la questione entro la prima settimana di ottobre.

La tassa dunque, cambierà. La maggioranza ha trovato un'intesa con il Tesoro sul decreto Asset ed è atteso a breve in proposito un emendamento del governo. In particolare, Forza Italia chiedeva una maggiore tutela per gli investimenti in titoli di Stato e per le piccole banche.

 

Cosa sono gli extraprofitti

 Per extraprofitti delle banche si intendono quei guadagni ottenuti nell'ultimo anno dalle banche e che dipendono dall'innalzamento dei tassi d'interesse deciso dalla Bce: da una parte sono aumentate le rate dei mutui, afferma l'esecutivo, mentre dall'altra non sono cresciuti allo stesso modo gli interessi che le banche pagano a chi ha un conto corrente da loro. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo ha definito un "profitto ingiusto". A ogni modo, l'imposta dovrà essere pagata da tutte le banche che già oggi versano le tasse in Italia.

Prima bozza al Senato

 "In luogo del versamento", le banche potranno destinare "a una riserva non distribuibile un importo pari a due volte e mezza l'imposta". Tale riserva viene computata "tra gli elementi del capitale primario di classe 1", ovvero va a rafforzare il patrimonio delle banche. È quanto si legge nella bozza dell'emendamento del governo che riscrive la norma sugli extraprofitti delle banche, che dovrebbe essere depositata nelle prossime ore al Senato.

L'imposta inoltre, si calcola "applicando un'aliquota del 40% sull'ammontare del margine di interessi" dell'esercizio 2023 "che eccede per almeno il 10% il medesimo margine" dell'esercizio 2021. La versione precedente veniva calcolata in modo differente sul bilancio 2022 (eccedenza del 5%) e su quello 2023.

Le novità del decreto

 Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera e dal Messaggero, l’entità della tassa sarebbe stata fissata allo 0,26% dell'attivo "medio ponderato". Inoltre "la tassa portata a patrimonio sarà versata all'erario solo nel momento in cui quel patrimonio dovesse essere distribuito agli azionisti". Anche con le modifiche il governo punterebbe a mettere insieme una somma tra i 2,5 e i 2,7 miliardi destinati a rifinanziare le misure per il mutuo prima casa. L'emendamento governativo al dl Assett, si legge sul Messaggero: "È stato inviato alla Ragioneria dello Stato per la bollinatura". La soglia dello 0,26% spiega inoltre il quotidiano "è più alta di quella prevista dalle prime ipotesi contenute negli emendamenti di Forza Italia (0,15%-0,18%) dell'attivo ponderato che è la voce del bilancio non comprendente i titoli di stato", ma è stato alzato il tetto per garantire il mantenimento del gettito di 2,7 miliardi".

 

 

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