Tirreno bollente
“MedFever” è il progetto che unisce subacquei e ricercatori per studiare l’impatto del surriscaldamento sugli ecosistemi sommersi
Sulla Terra fa sempre più caldo, ma neanche il mare scherza. Il Mediterraneo si scalda più velocemente degli oceani globali e la temperatura dei nostri mari è aumentata di un grado rispetto a 50-60 anni fa.
A soffrire di più per questa situazione ovviamente sono gli ecosistemi marini. Per cercare acque più fresche i pesci si spostano in profondità o migrano più a nord. Le forme di vita che invece sono fissate ai fondali, come le gorgonie o le madrepore, non possono fuggire, finendo per essere indebolite dalle ondate di calore.
Per monitorare l’impatto del surriscaldamento sulla costa e sui suoi abitanti è nato il progetto “MedFever”, sostenuto da Enea, da MedSharks (associazione dedita allo studio e alla conservazione dell’ambiente mediterraneo) e da un gruppo di subacquei volontari. L’iniziativa ha previsto il posizionamento, circa un anno fa, di 67 sensori-termometro dai 5 ai 60 metri di profondità per controllare la temperatura del mar Tirreno.
Dall’Isola del Giglio al Golfo di Napoli, dallo Stretto di Messina a Santa Teresa di Gallura: i sensori, piccoli come una scatola di fiammiferi, sono stati posizionati in 18 punti strategici e calibrati per raggiungere la precisione di 0,1 gradi centigradi, misurando la temperatura del mare ogni 15 minuti.
“MedFever” è un’iniziativa che non ha precedenti in Italia, perché nasce dal monitoraggio volontario di MedSharks e dalla collaborazione con le istituzioni. Una rete capillare che ha permesso di intensificare il monitoraggio in tutto il Tirreno, area dove prima esistevano solo due stazioni di rilievo delle temperature.
Le stazioni di misura stanno permettendo di compilare un prezioso registro per comprendere meglio le cause delle sempre più frequenti morie di gorgonie e madrepore. I dati raccolti dai subacquei di MedFever aiuteranno i ricercatori ad analizzare meglio i meccanismi alla base della sofferenza degli ecosistemi sommersi. Un lavoro fondamentale per la salute del nostro mare, perché fenomeni climatici come il surriscaldamento e le ondate di calore ci saranno sempre più spesso in futuro. Conoscerli per tempo consentirà di non arrivare impreparati e di evitare lo scenario peggiore.
Enea: il progetto "MedFever"
Il Mediterraneo si scalda più velocemente degli oceani globali e la temperatura dei nostri mari è aumentata di un grado rispetto a 50-60 anni fa. Per monitorare l’impatto del surriscaldamento sulla costa e sui suoi abitanti è nato il progetto “MedFever”, sostenuto da Enea, da MedSharks (associazione dedita allo studio e alla conservazione dell’ambiente mediterraneo) e da un gruppo di subacquei volontari. L’iniziativa ha previsto il posizionamento, circa un anno fa, di 67 sensori-termometro dai 5 ai 60 metri di profondità per controllare la temperatura del mar Tirreno.
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