Agrospazio: coltivare le piante nelle navicelle spaziali
Le attività di ricerca e sviluppo dell’ENEA sui sistemi di agricoltura indoor di precisione
Ci vorranno otto mesi di volo per percorrere i 470 milioni di chilometri che ci separano da Marte. Tra le molte enormi e prevedibili difficoltà c’è quella legata al cibo per gli astronauti che con l’aumentare della distanza non potranno più contare su approvvigionamenti da terra o su razioni alimentari preconfezionati. Da un punto di vista quantitativo ma anche qualitativo, oltre che per il benessere psicologico, sarà indispensabile riuscire a produrre cibo in loco, cioè coltivare a bordo della navicella garantendo così un apporto nutrizionale equilibrato di vitamine, sostanze bio-attive e sali minerali, oltre alla capacità di rigenerare risorse preziose come aria, acqua e nutrienti minerali.
Per quanto possa sembrare impossibile, non lo è. Ricostruire nello spazio il ciclo della vita è uno dei temi trattati da ENEA, l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile. Serre spaziali e sistemi bio-rigenerativi per il riciclo di risorse e di energia sulle stazioni orbitanti sono studiati nel Centro Ricerche Casaccia alle porte di Roma, dove Enea sta lavorando nel campo dell’Agrospazio.
“Coltiviamo le cosiddette micro-verdure che non sono altro che degli ortaggi che vengono cresciuti ad un’altezza minima quindi quando emergono le prime foglioline della pianta queste hanno il grande vantaggio di avere un altissimo contenuto di sostanze bioattive rispetto al corrispettivo adulto della pianta. La finalità è quella d'individuare un sistema di coltivazione di piante che possa fornire agli astronauti durante le missioni di lunga durata un’integrazione alimentare di cibo fresco opportuno” spiega Angiola Desiderio, ricercatrice e biologa dell’ENEA.
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