Nicoletta Besio, General Manager Italy di Trustpilot
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Nicoletta Besio, General Manager Italy di Trustpilot, racconta la sua storia a Tgcom24
di Carlotta Tenneriello© Ufficio stampa
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Nicoletta, partiamo da te: quanto è stata importante la tua formazione nel tracciare il percorso professionale che ti ha condotta sino a dove sei oggi?
La mia formazione è stata una bussola iniziale, ma ciò che ha davvero tracciato il mio percorso è stata la curiosità. Ho sempre avuto fame di capire il “perché” delle cose, il desiderio di apprendere continuamente, di mettermi in gioco. Fin da ragazza, mi affascinava tutto ciò che rappresentava un cambiamento, un salto in avanti. Ricordo ancora il giorno in cui, al primo anno di liceo, vinsi un personal computer partecipando a un concorso scolastico. Per me fu come aprire una finestra sul futuro. Convinsi i miei genitori a sottoscrivere un abbonamento a Internet — era l’epoca del 56K, dei suoni metallici della connessione — e lì ho capito che il mondo stava cambiando. Le distanze si accorciavano, le opportunità si moltiplicavano, e la tecnologia stava entrando nel nostro quotidiano in modo sempre più profondo. Da quel momento, l’innovazione è diventata il filo conduttore del mio percorso: non solo come leva economica, ma come motore di trasformazione reale, concreta, che tocca le persone, le imprese, la società. Ho scelto di studiare economia proprio perché sentivo il bisogno di capire i meccanismi che regolano il mondo, le aziende, i mercati. È una formazione che mi ha aperto molte strade, permettendomi di muovermi con consapevolezza tra business, tecnologia e strategia.
Prima di approdare in Trustpilot hai lavorato con responsabilità crescenti in grandi multinazionali. Cosa ha significato crescere professionalmente in ambienti così strutturati e complessi?
Lavorare in multinazionali come Google, Microsoft e Amazon è stato un privilegio e una grande scuola. In questi ambienti ho imparato cosa significa eccellenza operativa, come costruire strategie scalabili e, soprattutto, come guidare il cambiamento attraverso l’innovazione. Ma è stata anche una palestra per sviluppare soft skills fondamentali: la capacità di ascoltare, influenzare, creare alleanze. Crescere lì ha significato imparare a portare impatto in contesti globali, mantenendo però una forte connessione con le esigenze locali. Queste esperienze mi hanno anche insegnato a lavorare in modo veloce, strutturato ed efficace. A non avere paura di sbagliare, purché si sbagli in fretta e si impari ancora più velocemente: fail fast, fail smart. A prendere decisioni anche quando non si hanno tutte le informazioni, perché la velocità, soprattutto nel digitale, è spesso un vantaggio competitivo. In particolare, da Google ho imparato a pensare in grande ma partire in piccolo, testare, iterare, e lasciare che i dati parlino. Da Amazon ho assorbito una cultura profondamente customer-obsessed, dove ogni scelta parte dall’impatto
Vorrei sapere di più sul tuo arrivo in Trustpilot: cosa ti ha convinta a intraprendere questa nuova avventura professionale?
Dopo anni in grandi aziende, sentivo il bisogno di un progetto dove poter mettere a frutto tutto ciò che avevo imparato per costruire qualcosa di nuovo. Trustpilot mi ha colpita per la sua missione: in un’epoca in cui la fiducia è un bene raro e delicatissimo — ci si mette tempo a costruirla, ma basta poco per perderla — contribuire a renderla visibile, tangibile, misurabile mi è sembrata una sfida di enorme valore. Trustpilot vuole essere il simbolo universale della fiducia online, una missione che si traduce in azioni concrete. ll nostro recente Trust Report 2025 lo dimostra chiaramente: solo lo scorso anno abbiamo rimosso 4,5 milioni di recensioni false (+53% anno su anno). Oggi oltre il 90% delle recensioni false viene identificato e bloccato automaticamente, grazie a tecnologie avanzate basate su IA generativa e machine learning. Sono numeri che raccontano un impegno costante per garantire trasparenza, integrità e sicurezza - valori fondamentali per chi, come noi, vuole aiutare le persone a prendere decisioni più consapevoli. In un mondo dove la fiducia è fragile, proteggere il valore delle recensioni è un elemento centrale per costruire relazioni solide e durature. Mi ha convinta soprattutto l’idea che ogni azienda, indipendentemente dalla sua dimensione, possa avere accesso agli stessi strumenti per ascoltare i propri clienti, crescere grazie ai loro feedback, e costruire relazioni trasparenti e durature. Il nostro modello crea un circolo virtuoso tra persone e aziende: le recensioni non solo danno voce ai consumatori, ma diventano una leva concreta di miglioramento per le imprese, che possono analizzare in dettaglio cosa pensano i loro clienti, adattarsi, evolvere e — cosa altrettanto importante — mostrare questa evoluzione ai potenziali nuovi clienti, generando fiducia attraverso esperienze condivise. Mi ha attratta anche l’opportunità di guidare la crescita di Trustpilot in Italia, un mercato chiave a livello globale, con grande autonomia imprenditoriale. È una sfida che mi ha riportata fuori dalla comfort zone ed è proprio lì che, per me, succedono le cose più interessanti.
Quali sono oggi i tuoi principali obiettivi in ambito aziendale? E su cosa punti per raggiungerli?
Il mio obiettivo è portare Trustpilot Italia a diventare un punto di riferimento per tutte le aziende che vogliono costruire fiducia nel digitale, dalle PMI alle grandi imprese. In particolare, vogliamo entrare sempre di più nel cuore delle grandi aziende italiane, mostrando loro quanto sia strategico ascoltare i propri clienti in modo strutturato, continuo e aperto. Per riuscirci, punto su tre leve fondamentali. La prima è il team: farlo crescere, strutturarlo ulteriormente e alimentare una cultura dell’eccellenza, dove ogni persona sappia di poter fare la differenza. La seconda è un go-to-market sempre più preciso e mirato, fondato sulla profonda conoscenza del cliente e sulla capacità di parlare il linguaggio del business, non solo quello della tecnologia. La terza leva è la cultura aziendale: voglio costruire un ambiente in cui contino il valore, l’impatto e la qualità del lavoro, non solo la performance a breve termine. Credo in una leadership che guida con l’esempio, che ispira, che dà fiducia ma che sa anche rimboccarsi le maniche. E credo anche nel potere delle storie vere: in Trustpilot abbiamo tantissimi clienti che usano la piattaforma in modo straordinario e non c’è nulla di più efficace del farli raccontare, in prima persona, a chi affronta sfide simili. Anche nel B2B, la social proof funziona e dare voce ai nostri clienti è il modo migliore per creare connessioni autentiche e costruire fiducia con chi ancora non ci conosce.
Ricopri un ruolo apicale in un’azienda ad alta vocazione tecnologica. Hai mai percepito difficoltà, ostacoli o stereotipi legati al tuo essere donna?
Sono stata fortunata: ho sempre lavorato in aziende che avevano una forte attenzione all’inclusività e alla parità, dove la discriminazione non era mai tollerata, almeno nelle intenzioni e nella cultura formale. Ovviamente, lungo il percorso, ho incontrato manager più o meno sensibili a questi temi — ma nel complesso mi sono sentita valorizzata. Le difficoltà, semmai, le ho percepite di più verso l’esterno. Mi è capitato spesso, ad esempio, che in una riunione un cliente si rivolgesse esclusivamente al mio collega uomo, anche se ero io a guidare il progetto. O di essere l’unica donna intorno a un tavolo decisionale, o l’unica relatrice in una tavola rotonda. All’inizio tendevo a rimanere in disparte, come se dovessi guadagnarmi il diritto di parlare. Poi ho iniziato a farlo notare. Anche a costo di sembrare un po’ antipatica. Ma ho capito che se non siamo noi, per prime, a chiedere spazio e cambiamento, difficilmente qualcuno ce lo concederà spontaneamente. Oggi, nel mio ruolo, sento profondamente la responsabilità di contribuire a creare un ambiente in cui ognuno si senta legittimato a esprimersi e a crescere, senza doversi adattare a modelli precostituiti. Dove le differenze siano una ricchezza reale, non solo uno slogan.
A tuo avviso, che cosa è cambiato – se è cambiato – nel modo in cui le aziende tecnologiche oggi vedono e valorizzano la leadership femminile?
C’è sicuramente più consapevolezza, più attenzione – ma il cambiamento vero arriva quando si passa dai numeri alle azioni. Quando la diversità smette di essere solo un obiettivo da raggiungere e diventa un reale vantaggio competitivo, capace di arricchire le decisioni, i team, la cultura aziendale. Rispetto a vent’anni fa, quello che è cambiato davvero è la possibilità di avere dei modelli. All’inizio della mia carriera, era raro vedere donne in ruoli apicali, e quelle che c’erano spesso si sentivano costrette a “mimetizzarsi”, a nascondere le proprie caratteristiche più femminili per adattarsi a un modello di leadership costruito su codici maschili. Oggi, per fortuna, è diverso. Ci sono tantissime leader donne che guidano con autenticità, senza dover sacrificare empatia, ascolto, collaborazione o visione sistemica, anzi sono proprio queste qualità che, in contesti complessi come quello tecnologico, fanno la differenza. Ed è importante che le nuove generazioni vedano questa pluralità di stili come legittima. Perché avere un modello in cui riconoscersi può cambiare tutto: ti fa sentire che anche tu puoi arrivarci, senza doverti snaturare.
C’è qualcosa di particolarmente curioso o inaspettato nel tuo percorso o nella tua quotidianità lavorativa che pochi conoscono?
Pochi sanno che sono rimasta incinta del mio secondo figlio un mese dopo aver cambiato lavoro. All’inizio è stato uno shock: mi sembrava il momento “sbagliato”, pensavo di dover dimostrare subito il mio valore, senza margini di incertezza. Ma col tempo ho capito che non esiste un momento perfetto, né per fare un figlio, né per accettare una nuova sfida professionale. E che le cose più importanti spesso accadono insieme, e vanno vissute insieme, anche quando sembrano incompatibili. Essere madre di due maschi, mentre ricopro un ruolo di responsabilità, mi ha insegnato moltissimo. Non è sempre semplice bilanciare tutto, e l’equilibrio non è mai un punto fermo, piuttosto è un movimento continuo. Ci sono giorni in cui riesci meglio, altri in cui ti sembra di sbagliare su entrambi i fronti. Ma quello che conta davvero è avere chiaro ciò che per te ha valore, e agire di conseguenza, con onestà verso te stessa e verso gli altri. E poi i bambini hanno questo superpotere: ti tengono con i piedi per terra, ti riportano all’essenziale. Sono loro che, ogni giorno, mi ricordano quanto sia importante usare il proprio tempo per costruire qualcosa di significativo sia al lavoro, sia a casa. E oggi so che non devo scegliere tra le due cose: posso essere una madre presente e una leader ambiziosa. Anche se a volte serve una buona dose di ironia… e tanto caffè!
Infine, quale suggerimento daresti a una ragazza che oggi sogna di intraprendere una carriera manageriale all’interno di una multinazionale, magari nel mondo tech?
Le direi, prima di tutto: non aspettare di sentirti “abbastanza” per fare il prossimo passo. Quel senso di inadeguatezza, quella voce che ti dice “non sono pronta”, è molto più diffusa di quanto immagini. Ma spesso è proprio in quel momento, quando ti metti alla prova pur non avendo tutte le risposte, che inizi a crescere davvero. Un altro consiglio è di prendersi il tempo per capire cosa ci appassiona, cosa ci fa alzare la mattina con energia, cosa ci dà senso. Il tuo perché sarà la bussola che ti guiderà anche nei momenti più complessi, quando dovrai fare scelte difficili o rimettere in discussione la strada che stai percorrendo. Cerca dei mentor, persone da cui imparare e con cui confrontarti, che possano aiutarti a leggere meglio te stessa e il contesto. E non temere di chiedere aiuto o feedback: non è un segno di debolezza, ma di intelligenza e apertura. Infine: sii te stessa. Non c’è nulla di più potente dell’autenticità. Il mondo del lavoro — anche quello tech — ha bisogno di più diversità di pensiero, di emozione, di prospettive. La tua unicità non è un limite, è la tua forza più grande.