Martina Locatelli, COO di AIROH
© Ufficio stampa
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Martina Locatelli, COO di AIROH, racconta la sua storia ai lettori di Tgcom24
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Martina, sei cresciuta in una realtà familiare che è diventata un punto di riferimento internazionale: com’è stato per te entrare nell’azienda fondata da tuo papà?
È stato un percorso naturale, quasi spontaneo. Sin da bambina ho respirato l’atmosfera dell’azienda, osservando da vicino la passione e l’impegno di ogni persona al suo interno. Entrare in AIROH non è stato solo un passo professionale, ma anche personale: un modo per proseguire una storia e portarla avanti insieme a mia sorella Angela, già in azienda.
Airoh è sinonimo di innovazione e di Made in Italy nel mondo dei caschi: qual è la chiave che ne ha decretato il successo negli anni?
Credo che il successo di AIROH risieda nell’equilibrio tra artigianalità e innovazione tecnologica. Ogni casco nasce da un processo in cui il design incontra la ricerca senza compromettere l’aspetto più importante, ovvero la sicurezza.
Raccogliere l’eredità di un imprenditore come Antonio Locatelli è una grande responsabilità: come vivi questo passaggio generazionale e quali valori vuoi portare avanti?
Lo vivo con grande rispetto ed entusiasmo. Mio padre ha costruito AIROH partendo da una visione chiara: mettere la sicurezza e la qualità al centro di tutto. Il mio compito, insieme a mia sorella Angela, è portare avanti quei valori fondanti, ma con uno sguardo rivolto al futuro: sostenibilità, digitalizzazione e un approccio sempre più globale e inclusivo. Il passaggio generazionale non è solo una questione di ruoli, ma di continuità nella cultura aziendale, adattata ai tempi che cambiano.
Il settore del motorsport è spesso percepito come maschile: qual è stata la tua esperienza personale e come pensi stia cambiando oggi?
È vero, il motorsport ha storicamente un’impronta maschile, ma le cose stanno cambiando. Oggi ci sono sempre più figure femminili appassionate, sia in pista che nelle aziende. Nel tempo ho imparato a farmi spazio con il lavoro, dimostrando con i fatti. Penso che la credibilità non abbia genere, ma venga costruita giorno dopo giorno, attraverso risultati concreti.
Tra viaggi, eventi e progetti, come riesci a mantenere equilibrio tra lavoro e vita privata?
Non è semplice. Il segreto è accettare che l’equilibrio non è statico: ci sono momenti in cui il lavoro assorbe tutto e altri in cui riesco a rallentare. Cerco di ritagliarmi spazi veri, di qualità, per me, per la famiglia e per gli amici.
Che consiglio daresti a una giovane donna che sogna di crescere in un contesto aziendale familiare e farne una storia di successo?
Direi di non avere paura di portare la propria visione, anche quando sembra diversa da quella di chi l’ha preceduta. In un’azienda familiare il legame emotivo è fortissimo, ma serve anche lucidità per innovare. Il rispetto per la tradizione è importante, ma lo è altrettanto la capacità di metterla in discussione, se serve a far crescere il progetto. E poi: studiare, formarsi, non smettere mai di imparare e conoscere.
Infine, qualcosa su di te: a cosa proprio non puoi rinunciare?
Ai viaggi e alle esperienze che mi permettono di scoprire nuove culture e prospettive. Ogni volta torno arricchita, con nuove idee e stimoli, che spesso si riflettono anche nel mio lavoro. Viaggiare significa aprire la mente e restare curiosa.