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"Quando gli uomini ci scoprono non possono più fare a meno di noi"

Una vita in giro per il mondo, curiosa e tenace: è Federica Placidi, Branch Manager di Saipem

Dall'Aquila ad Abu Dhabi, passando per Cina e Nigeria: Federica Placidi, ingegnere e top manager di Saipem, racconta la sua storia a Tgcom24.

Federica Placidi, Branch Manager di Saipem

Ciao Federica, so che mi chiami da lontano. Dove ti trovi esattamente?
E’ così. Mi trovo ad Abu Dhabi in questo momento. Lavoro qui da un po’ di tempo, ma non è la prima volta.
 

Dall’Abruzzo agli Emirati Arabi: di strada ne hai fatta parecchia!
Assolutamente sì. Sono nata all’Aquila, ma poi, portata per i numeri come sono sempre stata, ho studiato ingegneria al Politecnico di Milano. La scelta fu quasi d’obbligo e il trasferimento nella città lombarda mi fu consigliata dai miei genitori; scelsi una facoltà piuttosto nuova a quell’epoca, quella di ingegneria gestionale, e devo dire che mi piacque davvero molto. Furono anni assai divertenti e mi consentirono di conoscere persone che facevano mestieri dei quali non avevo ancora mai sentito parlare: il Marketing Manager, il PR & Communication Manager, tanto per fare qualche esempio. Nella mia città c’erano ancora solo le professioni: il medico, il farmacista, l’insegnante. 
 

Donna al Politecnico: come è andata?
Non nascondo che all’inizio non è stato facile: le ragazze erano pochissime e per sentirmi a mio agio mi rifugiavo nell’area studio della Cattolica, maggiormente frequentata dalle donne. Al Politecnico, quando cominciai gli studi, sentivo una certa diffidenza da parte degli uomini, che erano estremamente competitivi e non erano abituati alla presenza delle donne. Una cosa curiosa? La ricerca di una toilette per signore poteva richiedere tempo: ce n’erano pochissime, erano tutte destinate ai signori. Questo perché a quel tempo le ragazze erano davvero molto poche, ma so che non è più così: al contrario, oggi le donne al Politecnico costituiscono più del 30% degli studenti e, al fine di aumentare ulteriormente le immatricolazioni femminili. sono state promosse diverse attività di incentivazione e supporto.

 
Una tesi in telemedicina: cosa significa?
Intanto vorrei dirti che sono figlia di un medico, quindi sicuramente la medicina è sempre stata nel mio DNA. La tesi era di tipo sperimentale e fatta in collaborazione con un’università americana e aveva l’obiettivo di riuscire ad allungare o addirittura preservare la vita delle persone colpite da infarto. Disporre di un’ambulanza attrezzata con strumenti idonei alla telecardiologia significa fare diagnosi precoci e quindi concordare tempestivamente con le strutture ospedaliere il ricovero nel centro più adatto alla patologia. Quello che ai miei tempi era un progetto, oggi è una realtà: una bella soddisfazione. 
 

Dopo la laurea, i trasferimenti all’estero.
Al termine degli studi fui assunta da Saipem e coinvolta in progetti internazionali con responsabilità sempre crescenti: del resto il problem solving, cioè l’attitudine a risolvere i problemi, e la leadership, la capacità di guidare e indirizzare gli altri, sono sempre state le mie caratteristiche fin da piccola. Viaggiare non mi ha mai spaventato: fui chiamata a lavorare in Cina per 6 anni, poi ad Abu Dhabi, a seguire in Nigeria e nuovamente ad Abu Dhabi, dove mi trovo attualmente. Mi sento cittadina del mondo, ma senza mai dimenticare il rispetto per gli usi, i costumi e la tradizione dei Paesi nei quali mi trovo.
 

Chissà quante cose hai visto e sperimentato: partiamo dalla Cina, se ti va.
Arrivai in Cina nel 2007 e ci rimasi per sei anni. Furono estremamente formativi, mi occupavo di qualifica dei fornitori e visitai fonderie di precisione dette “a cera persa” (ormai scomparse in Italia)  e anche delle acciaierie: sai che le lastre d’acciaio mi ricordavano le sfoglie di lasagna fatte con la macchina della pasta? Ebbi inoltre l’opportunità di vedere quella che io definisco “la vera Cina”: alloggiare solo negli hotel cinesi, cercare di mangiare con la gente del posto, impugnare le bacchette in maniera corretta, imparare la lingua locale. Cercavo di farmi insegnare dai fornitori un po’ di cinese, col risultato che quando il mio maestro di lingua mi sentii, scoprì che avevo imparato… il dialetto!
 
Della Nigeria invece che mi racconti?
La Nigeria è un Paese difficilissimo, la cui ricchezza è basata sul petrolio e il gas. Il livello di povertà degli abitanti è sconvolgente e il tasso di delinquenza è elevato: pensa che per muovermi erano necessari una macchina blindata, l’autista e diversi poliziotti di scorta. Ovviamente la mia vita personale è stata praticamente nulla, ma è accaduta l’unica cosa veramente importante e inaspettata: proprio in Nigeria arrivò dal Canada un mio collega, scoccò la scintilla e ci fidanzammo. Oggi lui però vive a Mosca, ci vediamo quando possiamo.
 

E poi il ritorno ad Abu Dhabi. 
In Nigeria ebbi la possibilità di crescere tantissimo professionalmente e quando a settembre dell’anno scorso mi fu offerta una nuova opportunità di carriera, accettai con grande entusiasmo e felice di affrontare una nuova sfida con un ruolo ancor più importante, quello di Branch Manager della nostra sede di Abu Dhabi e di Hub Manger per la costruzione e gli appalti. 
 
Manager e donna: come si vive negli Emirati?
Per quanto riguarda l’attività professionale, direi che non è stato un problema: la professionalità aiuta nel farsi accettare. Il fatto di essere donna non è stato ostativo, purché si sia rispettosi delle tradizioni locali. Per esempio, se devo presenziare a una riunione formale, indosso l’abaya, la caratteristica tunica che vestono le donne arabe nelle occasioni pubbliche. Negli uffici non mancano le stanze dedicate alla preghiera (“prayer room”), quindi durante la giornata lavorativa ci si interrompe per consentire di pregare. In relazione invece all’ambito più personale e di relazione, ammetto che il modo di vivere e di trascorrere le giornate delle donne di Abu Dhabi è molto distante dal mio. 
 

Una condizione femminile forse un po’ da rivedere?
A onor del vero, ci sono anche donne di più ampie vedute, di solito quelle che hanno l’opportunità di recarsi all’estero per studiare, ma che poi restituiscono quanto imparato andando a ricoprire ruoli di grande prestigio nelle aziende di famiglia. In ogni caso, probabilmente qualcosa sta cambiando, visto che la New York University ha aperto una sua sede proprio qui negli Emirati.
 

Famiglia e lavoro. Come te la cavi?
Io ho un fratello e una sorella e siamo tutti lontani da casa. Mio fratello vive a Shanghai e mia sorella, quella più vicina all’Aquila, sta comunque a Milano: per ritrovarci organizziamo dei momenti tutti insieme, anche per stare vicino a mia mamma, ormai sola da quando papà è mancato. Quanto agli amici, ne ho tantissimi e in tutto il mondo, quindi cerchiamo di vederci durante l’anno scegliendo un punto di incontro, New York, Bali o Miami per esempio. 
 

Tempo libero, un argomento di cui mi piace parlare.
Anche a me! Mi piace scoprire nuovi posti, tendenze, ristoranti. Amo fare shopping e grazie al fatto che ho viaggiato tanto e vissuto in luoghi così diversi, ho potuto acquistare oggetti particolari, pezzi d’arte e accessori unici e straordinari. Tra i tanti, un manufatto con la scritta “Federica” in arabo che un artigiano ha realizzato apposta per me: proietta una luce che raffigura un leone, il mio segno zodiacale. O ancora un cimelio cinese: sembra una valigetta, ma in realtà racchiude un mappamondo orizzontale che segna, con luci colorate, tutti i posti in cui sono stata: davvero bellissimo. Sempre per quanto riguarda il tempo libero, uno spazio in agenda per spa e manicure lo trovo sempre, mai rinunciare alla propria femminilità!
 

Un suggerimento alle donne che desiderano fare carriera in azienda?
Occorre essere sempre curiose, imparare cose nuove, ma senza che questo diventi stressante. Imparare deve essere il nutrimento per i neuroni del cervello proprio come la colazione serve a nutrire l’organismo al mattino. Bisogna poi essere tenaci, perché il bello è che quando gli uomini ci scoprono poi non possono fare a meno di noi: siamo precise, capaci di gestire l’ansia e lo stress e sappiamo analizzare i problemi molto bene. 
 
Progetti per il futuro?
Una certezza, direi: tra un mesetto vado a Mosca a trovare il mio compagno e porterò con me qualcosa di molto caro, il colbacco di pelliccia che mi regalò mio papà.

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