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"Non bisogna emulare gli uomini, ma assecondare la nostra natura"

Amante del mare e dei viaggi, Beatrice Agostinacchio, Managing Director di Hotwire Italy, si racconta a Tgcom24

Curiosa e tenace, anche se non ama mettersi in mostra: Beatrice Agostinacchio, Managing Director di Hotwire Italy, ha afferrato il treno in corsa che l'ha poi condotta ai vertici dell'azienda.

Beatrice Agostinacchio, Managing Director di Hotwire Italia  

Ciao Beatrice, dall’accento mi pare di capire che non sei di Milano…
E’ vero, sono marchigiana, di Porto Recanati un piccolo centro a un passo dal mare. Poche anime per un borgo delizioso, che in estate si anima riempiendosi di turisti. Ammetto che il mare è l’unica cosa che mi manca davvero: adoro Milano, ma i laghi non sono la stessa cosa!
 
 

Sei giovanissima e hai già raggiunto un ruolo apicale in azienda. Mi racconti come è andata?
Tanto per cominciare, devo dire tutte le scelte importanti della mia vita sono state fatte istintivamente. Quando ero al liceo non avevo affatto le idee chiare su cosa avrei fatto “da grande”. Mia mamma si è sempre occupata della casa, mentre mio padre è medico, ma la strada della medicina non era per me: richiede una passione particolare. Per caso scoprii che alla Iulm di Milano avevano istituito un corso di laurea in interpretariato e comunicazione e, visto che studiavo lingue, pensai facesse al caso mio e decisi di iscrivermi. 
 
 

Dall’università al mondo del lavoro, il passo come è stato?
Brevissimo, per la verità. Mentre studiavo cercavo di fare qualche lavoretto e, anche in questo caso in modo fortuito, fui scelta da un’importante azienda internazionale di comunicazione come supporto alle attività: mi pagavano a ore! Dopo la laurea, mi fecero fare uno stage e successivamente fui assunta; rimasi lì per cinque anni crescendo man mano in ruoli di maggiore responsabilità. 

 

Poi sei arrivata in Hotwire.
Sono arrivata con un ruolo intermedio, dopo qualche anno mi hanno fatto un’offerta per una posizione importante, perché chi ricopriva quel ruolo stava lasciando l’azienda. E’ stata una sfida, che ho colto e mi sono buttata: diciamo che ho afferrato il treno in corsa. Il primo anno e mezzo è stato difficilissimo, oltre che per il carico di lavoro anche per la tenuta psicologica. Ho faticato a riconoscermi in quel ruolo, ma l’ho dovuto fare (e l’azienda mi ha aiutato con un coach) perché se non mi riconoscevo io come avrebbero potuto farlo gli altri?
 
 

E’ stato difficile farsi accettare ai vertici dell’azienda in quanto donna?
Più che per il fatto di essere donna è stato difficile farsi accettare per la giovane età. Spesso ho avuto a che fare con aziende clienti importanti i cui manager erano uomini di età adulta che inizialmente nutrivano una certa diffidenza, poi superata. D’altra parte, faccio fatica a presentarmi per quello che sono realmente, perché per carattere tendo a non mettermi in mostra. Sono ambiziosa comunque, mi piace il potere e mi diverte sfidarmi per raggiungere nuovi obiettivi. 

 

La bellezza è un ostacolo o un vantaggio in ambito professionale?
Dipende da come la si usa. Un bell’aspetto può facilitare l’entrata in comunicazione, anche se nei rapporti tra donne non è sempre così scontato. Per quanto mi riguarda, sono sempre stata molto insicura, soprattutto quando ero più giovane e quindi non l’ho mai usata come leva. Peraltro, non ho mai subito alcun tipo di molestia o di atteggiamento inadeguato nel mio percorso professionale, quindi tutto sommato direi che per me è una caratteristica positiva.
 

Carriera e famiglia: facile?
Assolutamente no. In Italia non c’è una politica di supporto e quindi riuscire a conciliare le fatiche professionali a quelle familiari: che si tratti di figli o anche di genitori anziani, per esempio, è davvero difficile. In Hotwire per fortuna abbiamo una cultura aziendale che pone grande attenzione alle dinamiche e alle problematiche femminili. D’altra parte, la totalità delle Managing Directors (cioè Direttori Generali) dei vari Paesi è donna, così come quasi tutto il top management. Per venire incontro alle difficoltà che si possono presentare in famiglia, abbiamo promosso lo smart working, che utilizziamo in maniera sistematica e che è molto apprezzato dai nostri collaboratori. Occorre trovare il giusto equilibrio nella gestione del tempo tra le esigenze personali e quelle professionali.
 

E per quanto ti riguarda?
Come donna sono pronta a dare spazio all’ambito familiare, ma non potrei mai smettere di lavorare. Sono consapevole che per gestire una famiglia bisogna essere molto ben organizzati e pianificare il tempo in maniera ottimale. Anche con le persone con le quali si lavora, clienti e collaboratori, occorre delimitare in modo chiaro i propri ambiti: alla sera o nel fine settimana il lavoro dovrebbe essere lasciato stare, per quanto possibile.
 

Parliamo di tempo libero, allora.
Lavoro tanto, ma mi ritaglio degli spazi per viaggiare, per esempio. Mi piace visitare luoghi diversi, conoscere culture differenti e sono fortunata, perché ho un gruppo di amici coi quali mi organizzo e che sono terreno fertile per le mie proposte di viaggio. Amo anche andare in barca, anche se, al contrario di mio papà, non sono una velista: mi accontento di fare della bassa manovalanza, pulendo a bordo e facendo da mangiare. D’altra parte, cucinare mi piace molto, ho anche partecipato a dei corsi di cucina: mi diverte preparare i primi piatti e i dolci.
 

Obiettivi per il prossimo futuro?
Mi sono imposta di vedere Milano come se fossi una turista, perché è una città davvero meravigliosa. Di recente sono andata a vedere il Cenacolo, poi i teatri e tanti angoli di questa città. Direi che non smetto di essere curiosa, la curiosità mentale è apertura ed è la chiave del successo. Essere curiosi regala l’entusiasmo che difficilmente viene meno, perché non ti fa mai mollare dandoti la forza per affrontare le responsabilità anche nei confronti del team. Per il resto sono abbastanza fatalista: non so cosa accadrà nei prossimi dieci anni, il mondo cambia troppo velocemente, ma sai una cosa? Non si può programmare tutto, le cose accadono e bisogna saper cambiare anche mentre si è in corsa.
 

Un consiglio alle donne?
Bisogna fare le cose che ci rendono felici, che ci piacciono. Non bisogna emulare gli uomini, ma assecondare la nostra natura, più empatica e sensibile, giocando il nostro ruolo. La diversità è una ricchezza, non certo un problema. 
 

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