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"La vera conquista è l’equilibrio al quale non posso, né voglio rinunciare"

Passionale e sensibile, Alessandra Cattaneo, Direttore Marketing di Vorwerk Bimby, si racconta a Tgcom24

di Carlotta Tenneriello
24 Apr 2020 - 09:30

Un profondo senso per la giustizia, un grande amore per la comunicazione, mamma e manager: è Alessandra Cattaneo, Direttore Marketing di Vorwerk Bimby

Alessandra Cattaneo, Direttore Marketing di Vorwerk Bimby

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Ciao Alessandra, sono curiosa di conoscerti: ho provato a cercare sul web, ma non ci sono riuscita.
E’ vero, io sono molto attenta e custodisco gelosamente la mia vita privata.

Allora questa è l’occasione giusta per raccontarci un po’ di te. Partiamo dalla tua infanzia: da piccola cosa sognavi di diventare?
Il mio sogno di bambina era di fare il magistrato. Ho sempre avuto un profondo senso di onestà e rettitudine, che mi ha trasmesso mio papà. Ammetto anche di avere un lucido ricordo degli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino, il disorientamento e la destabilizzazione che mi provocarono e la conseguente accresciuta voglia di giustizia. Tuttavia, dopo la maturità classica, avendo anche un amore profondo per la lettura, decisi di iscrivermi alla facoltà di Lettere Moderne all’Università Cattolica specializzandomi in Scienza della Comunicazione. Tra i miei docenti, nomi illustri quali Gianfranco Bettetini, Aldo Grasso, Fausto Colombo che mi fecero profondamente innamorare della comunicazione.

Dalla comunicazione al celeberrimo robot da cucina Bimby: come è andata?
Dopo un paio d’anni dalla laurea, mi chiamò una società di Head Hunting. Non conoscevo né il prodotto, né l’azienda (la brand awareness di Vorwerk e del suo prodotto Bimby 25 anni fa era davvero bassa), ma mi resi conto che il colloquio era andato bene. Mi colpirono principalmente due cose: l’idea poter lavorare con le persone, che per me è un elemento molto forte, e il fatto che si trattasse sostanzialmente di una start up. All’epoca l’azienda contava poche decine di persone, quindi c’era tutto da fare. Quando poi presi il treno per tornare a casa dopo l’incontro, trovai sedute di fronte a me due signore che stavano parlando… del Bimby! Probabilmente fu un segno del destino.

Un percorso di carriera molto importante il tuo.
Iniziai in dando vita al dipartimento training  Bimby, ma poi pian piano mi occupai anche di, comunicazione e successivamente anche degli uffici commerciali acquisendo man mano responsabilità crescenti. La vera svolta però fu nel 2004, anno in cui rimasi incinta di mio figlio Matteo. A causa di un problema di salute in gravidanza, al terzo mese fui costretta – mio malgrado - a rimanere a casa. Il mio capo comprese che si trattava di un blocco personale, più che professionale, e mi propose di tenermi comunque in contatto. Accettai naturalmente e, affinché io potessi rimanere legata alle attività lavorative e aziendali, venne a farmi visita ogni settimana. Al mio rientro dopo la nascita di Matteo, mi attendeva una bella sorpresa: mi fu offerta una nuova opportunità di crescita. Divenni Responsabile Marketing e successivamente Direttore Marketing con un gruppo di lavoro che oggi conta circa 30 persone con cui è davvero bello lavorare, per la loro competenza e il senso di appartenenza all’Azienda. 

Lavori in Vorwerk da moltissimo tempo: come è cambiata l’azienda in questi anni?
In realtà, l’azienda nei suoi valori non è cambiata. Al centro per noi ci sono sempre le persone e il Bimby continua a rappresentare un simbolo: Bimby è cibo, certamente, ma anche calore familiare, attenzione alle persone, benessere. Ciò che è cambiato è il numero dei collaboratori, che si è accresciuto esponenzialmente, e la nostra presenza sui mercati, anche internazionali. 

La conoscenza del tedesco è fondamentale?
No, assolutamente. Vorwerk è una società tedesca, ma la lingua ufficiale è l’inglese. Quando ho iniziato a lavorare qui non lo conoscevano in molti, al punto che talvolta si facevano riunioni con i traduttori, ma ci siamo nel frattempo attrezzati con corsi e lezioni. Devo dire che oggi i giovani conoscono l’inglese molto bene, sicuramente meglio di noi alla loro età. 

Essere donna: quanto ha influito sul tuo percorso professionale il fatto di lavorare in un’azienda multinazionale?
Al mio ingresso in Vorwerk l’azienda era fortemente localizzata, pur essendo internazionale, quindi non era poi così diversa da un’azienda totalmente italiana. A mio parere la differenza la fanno le persone, i manager; sottolineo, tra l’altro, che oggi la presenza delle donne in azienda è sempre più importante e capillare, basti pensare alle nostre settemila incaricate, al 90% donne appunto, presenti su tutto il territorio nazionale. Ritengo sia ormai superato il modello di donna manager anni ’80, quella votata al lavoro che azzera la famiglia: per quanto mi riguarda, la mia parte personale è altrettanto importante di quella professionale. La vera conquista è l’equilibrio, faticoso da ottenere sicuramente, ma al quale non posso, né voglio rinunciare perché ho una meravigliosa vita privata, per me importantissima e che ha un peso molto profondo.

Lavoro e famiglia: organizzarsi non è sempre facile.
Proseguire con l’attività professionale anche dopo la maternità è stata una scelta condivisa con mio marito. Ovviamente, quando il bimbo era piccolo è stato più complicato perché trascorro molte ore al lavoro e viaggio spesso e per questo tante volte mi sono chiesta se stessi facendo la cosa giusta. Adesso però Matteo ha quindici anni e quindi ovviamente le necessità sono di altro tipo.  Quello che cerco di fare è di mantenere un rapporto strettissimo con mio figlio, anche se non invasivo, lasciandogli e rispettando i suoi spazi. 

C’è qualcosa che vi accomuna? 
Sì: ascoltiamo insieme la musica rap (Eminem soprattutto) e amiamo entrambi le serie tv americane, tipo “How I met your Mother” o anche “Modern Family” che guardiamo rigorosamente in lingua originale: ripassare e imparare meglio l’inglese, che come tutte le lingue è in continua evoluzione, è un buon esercizio per entrambi!

Se ti dovessi descrivere?
Sono una passionale che ama le relazioni che porto avanti con forza: quella con mio marito e mio figlio, ma anche con la mia famiglia, con gli amici e con i colleghi che, col passare del tempo, sono ben più che compagni di lavoro. Sono anche molto sensibile e per esempio ricordo con tenerezza la malinconia che mi aggrediva quando, nei mesi estivi, alla domenica sera salutavo mio figlio, che stava al mare con i nonni, dopo aver trascorso insieme il weekend: mi si spezzava il cuore ogni volta nel doverlo salutare per tornare a casa.

Immagino tu sia una cuoca provetta: il tuo piatto forte?
In famiglia amiamo il risotto sopra ogni cosa e grazie al mio Bimby ne posso fare di qualunque tipo e in tempi rapidissimi. Naturalmente, Bimby è il mio miglior alleato per cucinare spezzatini, lasagne con besciamella fatta rigorosamente in casa, e poi dolci, anche se pochi perché sto cercando di stare un po’ a dieta: cheesecake e torta di mele sono le nostre preferite. Nel fine settimana poi cucino un po’ di tutto perché così mio figlio trova il pranzo pronto quando torna a casa da scuola.

Ho capito: il Bimby è davvero prezioso in cucina!
E’ così, Bimby rende più facile la vita domestica e a Natale c’è un motivo in più per regalarlo: abbiamo ideato la campagna “Bimby sotto l’albero”, ovvero la possibilità di acquistarlo e ritirarlo subito in sede senza attendere la spedizione; possibile averlo con il “Bimby Toy”, cioè un Bimby giocattolo per i più piccoli, e un libro con ricette golose nato da una collaborazione con Disney.

So che c’è qualcosa che ci tieni molto a dire prima di salutarci. 
Sì, ci tengo moltissimo a ringraziare le nostre incaricate. Si tratta di persone speciali, dalla grandissima professionalità, passione, credibilità e onestà. Hanno saputo con la loro autenticità far crescere il nostro prodotto anche con un sistema distributivo, quale la vendita diretta, ove cadere nello stereotipo è facile e distruttivo. Le nostre incaricate sono la colonna portante dell’azienda, sono donne solide e a loro dobbiamo il nostro successo: ecco perché vorrei concludere questa nostra chiacchierata con un grazie profondissimo destinato proprio a loro. 

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