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Benessere sessuale: parlarne è difficile per un italiano su tre 

Una giornata di sensibilizzazione: per moltissimi la sfera intima è argomento imbarazzante anche con il medico

Il 4 settembre si celebra la Giornata Mondiale del Benessere Sessuale, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il tema è particolarmente importante perché, secondo un’indagine, la metà degli italiani è cresciuto in una famiglia in cui il sesso era considerato argomento tabù, e questa chiusura sembra persiste tutt’oggi, dato che un terzo degli intervistati dichiara di trovarsi ancora in imbarazzo quando deve parlare di problemi di natura sessuale perfino con il medico. E, in quanto a prevenzione, le donne si confermano molto più attente degli uomini. 

L’importanza della Giornata è confermata dal fatto che, pur essendo così importante per la sfera psico-fisica della persona, il tema del benessere sessuale è ancora un argomento considerato “difficile” e non viene affrontato con sufficiente frequenza: anche i medici troppo spesso lo considerano in modo slegato rispetto alla salute generale della persona. Come confermano i dati Fiss (Federazione Italiana Sessuologia Scientifica) solo il 19% dei dottori fa domande sulla sessualità alle pazienti in menopausa, mentre la maggior parte degli uomini che hanno riscontrato problemi di disfunzione erettile preferisce cercare una soluzione online piuttosto che rivolgersi a un sanitario.

 

Un’indagine, effettuata in occasione della Giornata Mondiale da Dottori.it su un campione di 1.000 utenti, approfondisce il rapporto degli italiani con la propria sfera sessuale ed evidenzia innanzi tutto proprio la difficoltà di moltissimi soggetti nell’affrontare le tematiche legate alla sfera intima. Metà del campione non ha mai affrontato l’argomento sessuale nella propria famiglia di origine e, quanto pare, il tabù persiste ancora oggi, dato che 1 rispondente su 3 prova imbarazzo e difficoltà nel parlare di sesso perfino con un medico.


Per quanto riguarda la sfera della prevenzione e delle visite di controllo, le donne si dimostrano  molto più attente e puntuali rispetto agli uomini: il 68% del campione femminile dichiara di essere stato almeno una volta nella vita dal ginecologo per una visita al solo scopo preventivo. Inoltre, più della metà (53%) delle utenti si sottopone annualmente a un controllo. Gli uomini, invece, sono molto meno attenti al problema: oltre la metà (51%) ha ammesso di non essere mai stato da un andrologo per una visita di prevenzione e 7 su 10 hanno dichiarato di rivolgersi a uno specialista solo nel caso in cui si presenti un disturbo. 


L’attenzione nei confronti della prevenzione cresce con il progredire dell’età: prendendo in considerazione tutto il campione, emerge che il 41% dei rispondenti si sottopone a una visita medica solo in caso di necessità, mentre il 35% sostiene di effettuare almeno una visita di controllo all’anno e il 19%, si fa visitare ogni due anni. Analizzando le risposte per fasce d’età si nota però che tra i 18 e i 25 anni solo 1 rispondente su 4 dichiara di effettuare almeno una visita di controllo annuale per le patologie legate alla sfera sessuale, mentre tra i 26 e i 35 anni la percentuale sale al 43%. 

 

Qualche progresso rispetto al passato invece si registra in materia di consapevolezza e di educazione sessuale, che iniziano fin dalla gioventù.  In Italia i numeri dimostrano che si sta lavorando in questa direzione: il 52% degli utenti tra i 18 e i 25 anni ha dichiarato infatti di aver seguito lezioni di educazione sessuale, mentre Tra i 36 e i 45 anni la percentuale scende al 32% e tra coloro che hanno tra i 46 e i 60 addirittura al 18%. Gli italiani si considerano comunque consapevoli, soprattutto in tema di malattie sessualmente trasmissibili: il 61% dei rispondenti all’indagine infatti sostiene di conoscere quelle più comuni. La fonte di informazioni per oltre la metà del campione (54%) rimane il web, preferito al medico almeno per una prima diagnosi di problemi di natura sessuale. 


Infine, in questo periodo dominato dall’allarme pandemia in cui ci si aspetterebbe un atteggiamento più prudente in tema di rapporti fisici con gli altri, il 69% degli intervistati ha dichiarato di non aver modificato le proprie abitudini sessuali, anche se lo stress causato dall’epidemia ha contribuito in alcuni casi al calo del desiderio: questo è vero in particolare per i giovanissimi (5%) e per gli utenti tra i 46 e 60 anni (4%).

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