COME GIà LA TECHNO BERLINESE

Macron vuole la musica elettronica francese patrimonio Unesco

“Siamo stati noi a creare il genere con il nostro French Touch", ha detto il presidente durante un'intervista radiofonica, annunciando di voler inserire le hit di Daft Punk e compagnia nella lista dei patrimoni culturali dell'umanità

27 Giu 2025 - 17:38
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"Allons enfant de la French Touch, le jour de gloire est arrivèe". A dirlo, parafrasando l'inizio della Marsigliese, è proprio il presidente Emmanuel Macron che in un'intervista all'emittente radiofonica Fréquence Gaie non si è nascosto: il suo obiettivo è far diventare la musica electro-house transalpina patrimonio immateriale dell'Unesco. Macron fa in particolare riferimento al French Touch, il termine ombrello con cui si fa riferimento agli anni d'oro della scena a cavallo degli anni Novanta e Duemila. Tutti i dj negli ultimi trent'anni hanno avuto nelle loro valigette (e poi nelle loro penne USB) dei riempi-pista concepiti Oltralpe da nomi come Daft Punk, Cassius, Dimitri From Paris, Air, SebastiAn e chi più ne ha più ne metta. Un ben di Dio che meriterebbe effettivamente di essere preservato come già accaduto di recente, sempre grazie all'interessamento dell'uomo politico più in vista del Paese, ad altre eccellenze nate nei pressi di Parigi come la baguette o i profumi di Grasse.

Non siamo mica i berlinesi

 Nell'intervista rilasciata a FG Macron si è lasciato andare a delle dichiarazioni da cui traspare, probabilmente a ragione, un po' della classica grandeur transalpina. Il presidente ha detto di non capire perché la musica elettronica del suo Paese non debba avere la stessa considerazione della techno berlinese, finita sotto tutela Unesco già nel 2023. "Faremo come Berlino – ha annunciato – Amo la Germania, sapete quanto sono europeista. Ma non dobbiamo prendere lezioni da nessuno. Siamo stati noi a inventare la musica electro.” Un affermazione forte e probabilmente esagerata ma va riconosciuto quanto il French Touch abbia avuto un'importanza decisiva per la dance anche fuori dai confini francesi. Un'influenza incredibile, che nemmeno l'inventore di questa definizione si sarebbe mai aspettato. Il paparazzo parigino Jean-Claude Lagrèze aveva trovato il nome "French touch" per le serate che organizzava al Le Palace senza sospettare di aver dato così vita a un universo musicale in cui trovano spazio le atmosfere rarefatte di Air e St. Germain ma anche, forzando un po' il campo, le hit mondiali di Bob Sinclair e David Guetta

Eccellenza francese sì, ma senza dimenticare l'Italo disco

 L'elettronica francese influenza ancora oggi "around the world", per citare il titolo di una delle hit degli alfieri di questa ondata: i Daft Punk. E Macron, che si impegnò a suo tempo in prima persona per inserire tra i patrimoni immateriali UNESCO anche la musica gwoka della Guadalupe e i canti maloya dell’Isola di La Réunion, fa bene a chiedere che tanta rilevanza venga riconosciuta. Il French Touch è un'eccellenza francese tanto quanto il reggae lo è della Giamaica (e infatti l'Unesco lo ha nel suo elenco). Si può tuttavia dissentire in parte dal presidente quando dice che l'electro sia nata totalmente nella sua patria. Gli stessi Daft Punk avevano ammesso di dover molto per esempio alla musica disco del nostro Paese, omaggiando un loro illustre progenitore nato a Ortisei nel brano Giorgio by Moroder. Ben venga insomma il riconoscimento culturale del French Touch, ma senza dimenticare quella spaghetti house e quell'Italo disco con la musica elettronica d'Oltralpe si è felicemente contaminata. Anzi, forse è ora di chiedere all'UNESCO di tenerci d'occhio anche i nostri Black Box e classici della notte come la Satisfaction del reggiano Benny Benassi.

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