Fino al 23 maggio

“Lettere alla Camera”, la mostra di Lorenzo Marini alla Camera dei Deputati

 Fino al 23 maggio, un viaggio artistico sul potere del linguaggio ospitato nella sede più simbolica della rappresentanza democratica italiana: la Camera dei Deputati

16 Mag 2025 - 12:29
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Martedì 13 maggio si è svolta, alla Camera dei Deputati, l’inaugurazione di “Lettere alla Camera”, la mostra dell’artista Lorenzo Marini. Fino al 23 maggio, un viaggio artistico sul potere del linguaggio.

Le lettere sono dotate di una vita autonoma: vivono nei suoni, nelle forme, nei segni. Sono immagini prima ancora che parole, e una volta assemblate generano oggetti semiotici infiniti, veicoli di senso, scintille di pensiero. È da questa consapevolezza che nasce "Lettere alla Camera", la mostra dell’artista Marini ospitata nella sede più simbolica della rappresentanza democratica italiana: la Camera dei Deputati.

Nel cuore di Montecitorio, le opere di Lorenzo Marini mettono in scena l’alfabeto come materia viva, fluida, plastica. Le lettere si fanno corpo e gesto, struttura e narrazione, perdendo ogni funzione meramente strumentale per trasformarsi in protagoniste di un’esplorazione visiva e concettuale sul linguaggio, la comunicazione e il potere espressivo della scrittura. Non si tratta solo di arte visiva, ma di una riflessione radicale sul ruolo che il linguaggio gioca nella costruzione del pensiero democratico. La scelta di esporre queste opere alla Camera non è casuale. Proprio in questo luogo, dove le parole sono strumenti di mediazione politica, confronto e decisione, la Typeart di Marini acquista un senso ulteriore: diventa emblema della libertà di espressione e della complessità del dibattito democratico. In un’epoca segnata da sintesi affrettate e semplificazioni comunicative, questa mostra ci ricorda la potenza e la fragilità del linguaggio.

"Lettere alla Camera" dialoga idealmente con il vasto patrimonio artistico che arricchisce le sedi istituzionali, un patrimonio che spazia dai capolavori del Rinascimento ai grandi nomi dell’arte moderna italiana come Carrà, Guttuso, Morandi. In questo contesto, l’intervento di Marini si inserisce con un linguaggio contemporaneo che intreccia arte, tipografia, filosofia e cittadinanza. Le lettere di Marini – libere, svincolate, inventate – non chiedono solo di essere lette, ma di essere viste, toccate, interpretate. Esse sfidano lo sguardo e la mente, invitano a ripensare la nostra relazione con il segno, la parola, l’altro. In definitiva, con la democrazia stessa. 

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