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Nella cittadina provenzale uno dei più importanti festival di fotografia a livello internazionale tornerà dal 7 luglio al 5 ottobre, e rifletterà sul tema "Immagini disobbedienti"
di Luca Freddi© Ufficio stampa
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Torna Les Rencontres de la photographie, che ogni estate dal 1970 trasforma Arles nella capitale europea della fotografia. Se al giorno d'oggi, da una parte e dall'altra dell'Atlantico le amministrazioni stanno attaccando le culture minoritarie e le politiche che le promuovono, la 56esima edizione del festival francese continua nella visione del direttore Christoph Wiesner a puntare sulla fotografia come scelta di aprirsi all'altro e all'altrove. Quella in programma dal 7 luglio al 5 ottobre, rifletterà sul tema "Immagini disobbedienti", e propone le mostre di artisti che "offrono un contrappunto essenziale ai discorsi dominanti, celebrando la diversità di culture, generi e origini". Anche quest'anno questo imperdibile evento si mostra poliedrico e ampio, arricchendo il suo percorso di esposizioni eclettiche e sorprendenti attraverso una varietà di approcci e prospettive per invitarci, ancora una volta, a esplorare il nostro ambiente.
"Qui, la fotografia non si limita a uno sguardo esoticizzante: inscrive l'altrove in una dinamica di scambio e traduzione culturale, ampliando la riflessione dell'antropologo Alban Bensa. La fotografia è quindi concepita come strumento di resistenza, testimonianza e trasformazione sociale di fronte alle crisi contemporanee", ha spiegato ancora Christoph Wiesner. "In oltre 56 anni, i Rencontres d’Arles si sono affermati come l'evento fotografico imperdibile in Francia e a livello internazionale. Punto d'incontro per appassionati e professionisti della fotografia, il festival offre ogni anno un programma di grande impatto. Osservatorio del nostro mondo, i Rencontres d’Arles celebrano i grandi nomi della fotografia tanto quanto esplorano e svelano il dinamismo della creazione contemporanea", ha dichiarato Rachida Dati, Ministro della Cultura.
Con la sezione "Counter-Voices" il festival volgerà lo sguardo verso luoghi lontani, come l'Australia, con la mostra "On Country", che esplora l'identità del Paese e il rapporto degli abitanti con la terra, riunendo artisti indigeni e non indigeni. Diverse mostre saranno inoltre dedicate al Brasile, tra cui una intitolata "Ancestral Futures", che interroga l'eredità coloniale e le lotte delle comunità afro-brasiliane, indigene e LGBT, e un'altra, "Constrution, reconstruction, decostruction" che esamina la fotografia modernista brasiliana. La fotografa Claudia Andujar, famosa per il suo lavoro sugli indiani Yanomami, sarà presentata qui attraverso le sue prime immagini meno recenti con "In the place of the other".
In un genere diverso, la questione del territorio sarà al centro anche di "Nomad Chronicles". La sezione svelerà in particolare "Us Route 1", una mostra per la quale Anna Fox e Karen Knorr hanno rivisitato il progetto incompiuto di Berenice Abbott. Raphaëlle Peria e Fanny Robin evocheranno i ricordi di un viaggio attraverso il Canal du Midi. Kourtney Roy interpreterà dei turisti in scene colorate, mentre Jean-Michel André racconterà la storia intima e drammatica dietro la sua serie "Room 207".
Come suggerisce il titolo, "Family Stories" si concentrerà sul racconto di storie sui rapporti che creiamo con i nostri cari e che a volte sgretoliamo per vari motivi. Una nuova serie di Nan Goldin, che riceverà il premio Women in Motion Award per la fotografia 2025, si concentrerà sui legami familiari e di amicizia con "Stendhal syndrome", attraverso il suo stile visivo unico e senza compromessi. Poi si potrà seguire il ricongiungimento di Diana Markosian con il padre, che non vedeva dall'infanzia. Camille Levêque condividerà la sua indagine sulla figura paterna. Mentre le opere di Carmen Winant, Carol Newhouse e Lila Neutre ridisegnano i contorni della nozione di parentela.
La sezione "Rereadings" si avventura nel passato. La mostra dedicata all'opera fondamentale di Louis Stettner collega il continente americano a quello europeo, esplorando il suo ruolo di ponte tra la street photography americana e la fotografia umanista francese. Yves Saint Laurent e la fotografia cristallizza il rapporto dello stilista con l'ottava arte. L'impegno politico di Letizia Battaglia sarà svelato sulle pareti della mostra "Ho sempre cercato la vita", che cattura la violenza della mafia siciliana, esaltando al contempo la bellezza e la vitalità di Palermo. Carine Krecké, vincitrice del Luxembourg Photography Award, si interroga sul modo in cui comprendiamo le informazioni e ricordiamo i conflitti.
In "Archive Tales", la fotografia anonima sarà messa in luce attraverso il prisma della collezione di Marion e Philippe Jacquier. Agnès Geoffray ripropone ritratti di giovani ragazze inserite in "scuole di conservazione", conservate in una collezione istituzionale, immaginando le difficoltà che hanno dovuto affrontare. Infine, "Variable Geometry" avrà come tema centrale l'architettura. In questo contesto, si potrà ammirare "Eileen Gray/Le Corbusier (E-1027+123)" di Stéphane Couturier, che ruota attorno alla villa progettata dalla designer Eileen Gray e dall'architetto Jean Badovici prima che Le Corbusier ne prendesse possesso, o "Octahydra" di Batia Suter, che intreccia case, memoria ed esperienze umane.