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In occasione dei cento anni dalla sua nascita, Mario Giacomelli è protagonista di due grandi mostre a Milano e Roma. "Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta" è un omaggio che Palazzo Reale offre al profondo legame tra Mario Giacomelli e la poesia, un dialogo intenso e viscerale che permea tutta la sua opera. Quelli presentati fino al 7 settembre sono oltre 300 scatti, di cui molti inediti, che fanno parte di alcune delle sue serie più iconiche ispirate alla poesia. Il percorso è complementare a quello ospitato da Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 3 agosto: "Mario Giacomelli. Il fotografo e l'artista", che ha come focus le relazioni tra l'opera del fotografo e le arti visive contemporanee. Due percorsi diversi ma profondamente legati che restituiscono all'artista tutta l'importanza che merita.
Più che fotografie, quelle di Mario Giacomelli sono emozioni e sentimenti stampati su carta. La sua non è una ricerca della perfezione formale: anzi le sue immagini sono spesso sgrammaticate e sghembe. Ma è per questo efficaci: perché sono come la vita, forse non perfetta ma ricca di fascino e di autenticità. La libertà è la sua base di partenza, e lo sguardo che offre sull'uomo non è mai giudicante. La realtà è mostrata per quella che è, con la sua sofferenza e le contraddizioni ma anche la leggerezza e, in definitiva, la bellezza. Uno sguardo inoltre contemporaneo e dal respiro internazionale, o meglio universale, nonostante tutta la sua produzione sia stata realizzata in un raggio di 50 chilometri intorno alla sua città, Senigallia, nelle Marche. "La macchina fotografica è l’oggetto che sta tra ciò che è davanti all’artista e l’interiorità dell’artista stesso, e soltanto quando lavorano insieme riescono a creare, mentre, da soli, restano sterili. Per Giacomelli le fotografie sono le immagini delle sensazioni provate dall’artista, il quale, memore della lezione crociana di Giuseppe Cavalli, ha assimilato l’idea che si può essere poeti anche con l’obbiettivo perché con esso, e insieme a esso, è possibile trasformare la realtà in fantasia" ricorda Domenico Piraina, direttore Cultura e direttore di Palazzo Reale a Milano.
La mostra "Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta" si basa su una rilettura critica dell'opera dell'artista. Lo spazio ricostruisce una camera oscura, importante nelle sue opere quanto e più dello scatto in sé. Questa crea inoltre un'intimità spaziale che fa entrare il visitatore in una dimensione vicina a quella poetica. Le foto esposte sono ispirate a poesie celebri, come "L'infinito" di Giacomo Leopardi o "L'Antologia di Spoon River "di Edgar Lee Masters, alle quali sono accomunate da una visione della fotografia come pura espressione lirica, capace di trasformare la realtà in racconto, emozione e suggestione. La sala introduttiva svela l'approccio poetico di Giacomelli con la serie "Per poesie" (‘60/’90) seguito da "Favola, verso possibili significati interiori" (1983/84). Il percorso prosegue con una sezione dedicata a "L'infinito" (1986/90) e successivamente una sala che ospita la serie "Bando" (1997/99) dalla poesia di Sergio Corazzini. Cuore pulsante della mostra è una sala in cui viene esposta la serie "Io non ho mani che mi accarezzino il volto" (1961/63), ispirata alla poesia di Padre David Maria Turoldo, con le immagini dei giovani seminaristi, sospese tra innocenza e inquietudine, movimento e contemplazione, che trasformano il quotidiano in una danza tra laico e spirituale. Si prosegue con una sala che celebra il tema dell’amore, accostando la serie "Passato" (1986/90), ispirata ai versi di Vincenzo Cardarelli, a quella nata dalle suggestioni di Caroline Branson da Spoon River (1967/73), di Edgar Lee Masters. Viene poi celebrata la collaborazione con il poeta Francesco Permunian, in cui Giacomelli costruisce un contrappunto visivo alle poesie "Ho la testa piena, mamma" (1994/95) e "Il teatro della neve" (1984/86). Il percorso espositivo si conclude con due opere della maturità, espressione di un’arte sempre più essenziale e profonda: "Ninna nanna" (1985/87), ispirata a Leonie Adams, e "Felicità raggiunta, si cammina" (1986/88), nata dai versi di Eugenio Montale. Infine, l’omaggio che Giacomelli dedica alla Calabria di Franco Costabile con l’omonima serie "Il Canto dei nuovi emigranti" (1984-85). Chiude il percorso un'esperienza immersiva che avvolge il visitatore nella voce e nelle immagini del fotografo, mentre la riproduzione della sua camera oscura permette di entrare nel cuore del suo processo creativo.
Quelle di Roma e di Milano sono due esperienze diverse ma complementari, che affrontano due capisaldi della fotografia di Mario Giacomelli. Se quella a Palazzo Reale esplora il suo rapporto con la parola e la poesia, quella a Palazzo Esposizioni racconta il suo legame con la pittura e con la regia. "Mario Giacomelli. Il fotografo e l'artista" ha come focus le relazioni tra l'opera del fotografo e le arti visive contemporanee. Per questo lungo il percorso espositivo le opere di Giacomelli sono messe in dialogo con i lavori di Afro (Afro Basaldella), Roger Ballen, Alberto Burri, Enzo Cucchi. In mostra oltre 300 stampe originali, molte delle quali inedite e mai esposte che esplorano il rapporto tra astrazione e materia.
La mostra "Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta" a Palazzo Reale di Milano è promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Archivio Mario Giacomelli, in collaborazione con Rjma progetti culturali e Silvana Editoriale. Curata da Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli, rientra nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, il programma multidisciplinare, plurale e diffuso che animerà l’Italia per promuovere i valori Olimpici attraverso la cultura, il patrimonio e lo sport, in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali che l’Italia ospiterà rispettivamente dal 6 al 22 febbraio e dal 6 al 15 marzo 2026. Insieme all'esposizione di Roma è stata insignita della Medaglia del Presidente della Repubblica.