© Ufficio stampa | Musei del Cibo della Provincia di Parma
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Dal Museo del Parmigiano Reggiano a Soragna a quello del Culatello a Polesine, 9 musei tutti da visitare e da gustare
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I Musei del Cibo della Provincia di Parma sono un circuito dedicato ai prodotti d’eccellenza del territorio di Parma, nati per la cura e la valorizzazione di quelle tradizioni enogastronomiche che sono ormai patrimonio nazionale. Città di antiche tradizioni culturali e musicali, ricca di monumenti e di preziose opere d’arte, Parma è anche la capitale del gusto e della buona tavola. E non è un caso se è stata nominata, prima in Italia, “Città Creativa per la Gastronomia” da Unesco. Così, i gloriosi prodotti della terra parmense, Parmigiano Reggiano, Pasta, Pomodoro, Vini dei Colli, Prosciutto di Parma, Culatello di Zibello, Fungo Porcino di Borgotaro e Tartufo Nero di Fragno, nei Musei del Cibo trovano un luogo privilegiato di racconto, valorizzazione e celebrazione. Tutti i Musei sono aperti dal 1° marzo all’8 dicembre 2025 (compreso) il sabato, la domenica e i giorni festivi, dalle 10 alle 18. Il Museo del Tartufo dal 1° maggio all’8 dicembre.
MUSEO DEL PARMIGIANO REGGIANO - Ha sede a Soragna, nello storico casello ottocentesco Corte Castellazzi che sorge all’ombra della Rocca Meli-Lupi a Soragna, a pochi passi dalla piazza del paese. Il caseificio di forma circolare con colonnato, espone gli strumenti e gli attrezzi impiegati nella lavorazione del “re dei formaggi”. Oltre 120 oggetti, databili tra il 1800 e la prima metà del 1900, e un centinaio di immagini, disegni e foto d’epoca illustrano l’evoluzione delle tecniche di trasformazione del latte, le fasi della stagionatura e della commercializzazione e il ruolo fondamentale del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Nel locale sotterraneo della salamoia è allestita un’esposizione dedicata alle innumerevoli imitazioni del Parmigiano Reggiano esistenti all’estero. E infine il Museum Shop dove è possibile degustare il prodotto.
MUSEO DELLA PASTA - Ospitato in Corte di Giarola a Collecchio e dedicato a Pietro Barilla, si trova nella stessa sede del Museo del Pomodoro. Il museo è diviso in dieci sezioni. La prima è dedicata al grano, alle sue caratteristiche e alle modalità di coltivazione, la seconda è dedicata alla macinazione, alle varie tipologie di mulino. La terza sezione celebra la preparazione casalinga della pasta fresca. Un pastificio industriale della prima metà del 1800 occupa la quarta sezione. La quinta è dedicata alle metodiche di produzione in un laboratorio artigianale emiliano del secolo scorso. La sesta, con modelli e video, presenta le modernissime tecnologie impiegate nei pastifici industriali. La settima sezione illustra il modo di formatura di oltre cento differenti formati di pasta. Alla comunicazione è dedicata l’ottava sezione. La sezione gastronomica presenta la storia dello scolapasta, dei ricettari e gli abbinamenti ideali tra formati e condimenti. Una panoramica sulla pasta nell’arte e nella cultura - dai dipinti ai francobolli - chiude il ricco percorso espositivo.
MUSEO DEL POMODORO - Di origine americana, il pomodoro ha trovato in provincia di Parma terreno fertile, già a partire dalla seconda metà del 1800. E il territorio non si è limitato alla coltivazione, si è orientato anche verso la trasformazione, tanto da esportare oggi, in tutto il mondo, i prodotti a base di pomodoro ma anche la tecnologia per l’industria conserviera. La sede del museo è in Corte di Giarola, un centro di trasformazione agroalimentare d’epoca medievale, sede di un’industria di conserva di pomodoro per i primi sessant’anni del Novecento. Sette le sezioni: la prima racconta la storia, con l’arrivo in Europa nel Cinquecento e le varietà esistenti. La seconda illustra lo sviluppo dell’industria di trasformazione nella realtà economica di Parma, la terza sezione mostra lo sviluppo delle tecnologie produttive. La quarta affronta la tematica del prodotto finito e degli imballaggi. La quinta si dedica allo sviluppo dell’industria meccanica, la sesta racconta i protagonisti e i lavori in fabbrica. Chiude il percorso la cultura del ‘Mondo Pomodoro’ con pubblicità, citazioni, dipinti, sculture.
MUSEO DEL VINO - Nelle cantine della Rocca Sanvitale di Sala Baganza, dedicato al vino di Parma, ha sei sezioni. La prima sala, allestita con il Museo Archeologico Nazionale, è dedicata alla archeologia del vino nel parmense, la seconda sala illustra le caratteristiche della vite. Attrezzi antichi raccontano, all’interno della terza sala, la vendemmia e la preparazione del vino, mentre immagini e documenti narrano le storie del vino: dall’amore di Garibaldi per la Malvasia, alla passione per la viticultura di Giuseppe Verdi. La discesa nella ghiacciaia rinascimentale è una esperienza avvolgente con immagini a 360°. Un’altra sezione racconta la storia dei contenitori per il vino e dei mestieri a essi correlati, la storia del tappo, del cavatappi e dell’etichetta. La sesta sala presenta i pionieri del settore, le varietà coltivate, i vini prodotti, le cantine da visitare nella zona, il ruolo del Consorzio dei Vini dei Colli di Parma. Il percorso si conclude con la degustazione nell’enoteca nei sotterranei della Rocca.
MUSEO DEL SALAME FELINO - Si trova in centro a Felino, nel più antico edificio del paese risalente al 1300. A Felino - Il primo documento relativo al salame rintracciato a Parma risale al 1436, quando Niccolò Piccinino, al soldo del Duca di Milano, ordinò che gli si procurassero “porchos viginti a carnibus pro sallamine”, ovvero venti maiali per far salami. È uno dei documenti che si incontrano durante la visita del Museo del Salame Felino, testimone del rapporto privilegiato instaurato nel tempo tra il prodotto unico che conosciamo e il suo territorio d’origine. Il museo è diviso in sette sezioni (testimonianze storiche e archeologiche, nascita del Consorzio di Tutela, la norcineria e il norcino, la gastronomia, evoluzione della tecnologia di produzione, il commercio e la comunicazione).
MUSEO DEL PROSCIUTTO DI PARMA - Ospitato dall’ex Foro Boario di Langhirano, è organizzato in otto sezioni. Il percorso di visita inizia dal territorio, con la descrizione dell’agricoltura parmense, per poi passare alla sezione dedicata alle razze suine e a quella del sale, dove si racconta la storia di questo importantissimo minerale, strumento di conservazione degli alimenti, che grazie ai pozzi di Salsomaggiore, favorì nel tempo lo sviluppo dell'arte salumiera. La quarta sala è dedicata alla norcineria e raccoglie, oltre a numerosi documenti storici, un ampio campionario di antichi oggetti di norcineria. Le restanti sezioni si concentrano sugli altri salumi tipici del territorio parmense, sulla gastronomia, sulle tecniche di lavorazione del prosciutto e sul Consorzio del Prosciutto di Parma, che garantisce la qualità di questo straordinario prodotto noto e apprezzato in tutto il mondo. Conclude idealmente la visita l’assaggio alla Prosciutteria del Museo.
MUSEO DEL CULATELLO E DEL MASALÉN - E’ ospitato nel complesso dell’Antica Corte Pallavicina di Polesine, a ridosso del Po, il Grande Fiume, là dove la nebbia è un ingrediente essenziale. Il percorso museale presenta i protagonisti della vicenda del Culatello. Il primo è il territorio: l’ambiente, i pioppeti, il Po, segue la sala incentrata sulla figura del maiale, addomesticato dall’uomo in tempi remoti, con approfondimenti sul maiale nero tipico del parmense e sul suo recupero. Uno spazio del museo approfondisce la figura di Sant’Antonio Abate, eremita del deserto, sempre rappresentato in compagnia di un maialino. La sala successiva è dedicata alla storia della famiglia Spigaroli, in principio mezzadri di Giuseppe Verdi per poi reinventarsi ristoratori: qui si parla dei Masalén, i norcini e dell’arte della corretta macellazione. Non mancano le citazioni di personaggi famosi, da Giuseppe Verdi a Gabriele D’Annunzio a Giovannino Guareschi. Il percorso permette di osservare anche l’affascinante galleria dei culatelli, che stagionano nell’umidità e nella penombra, museo di sé stessa, prima di risalire fino alla sala dell’Hosteria, dove la degustazione chiude il percorso.
MUSEO DEL FUNGO PORCINO DI BORGOTARO - A Parma, è del 1606 la prima citazione riferita al fungo Porcino e si trova in una missiva conservata alla Biblioteca Palatina di Parma. Flamino Platoni di Borgotaro, indirizzava al duca Ranuccio Farnese un dono di funghi secchi. Il prodotto era molto apprezzato dai Farnese e impiegato magistralmente dal loro cuoco, Carlo Nascia, che ne parla ne “Li quattro banchetti alla Corte di Parma”. Il Museo ha due differenti sedi: la prima è collocata all’interno del Museo delle Mura di Borgotaro, una struttura ricavata all’interno della cinta quattrocentesca del paese che oggi circondano il nucleo urbano. Qui il percorso porterà a scoprire la natura, la storia, la gastronomia, l’arte, la cultura e le tecniche di trasformazione dell’unico fungo IGP d’Europa. La seconda sede si trova ad Albareto, nella sede delle Comunalie e presenta invece approfondimenti sugli habitat, sul bosco, sulla fauna e sui funghi misteriosi e fantastici.
MUSEO DEL TARTUFO - Il Museo del Tartufo di Fragno si trova a Calestano, paese medioevale della incontaminata Val Baganza, nelle vecchie carceri, fatte di ambienti in pietra, piccoli e sotterranei. La visita dedicata al Museo dedicato al prezioso tubero ipogeo nero uncinato è un’esperienza variegata, suddivisa in sei sezioni didattiche, multimediali e ludiche (territorio, raccolta, botanica, gastronomia, storia, una sezione offre una particolare esperienza immersiva). Tante le curiosità: dalle prime tracce su tavolette cuneiformi imputabili agli Assiri che già si cibavano di tartufo, ai primi animali (i maiali) che accompagnavano l’uomo nella cerca (oggi è il cane, in particolare il Lagotto). Una curiosità: la “cerca” e cavatura del tartufo in Italia è diventata patrimonio immateriale dell’Umanità Unesco nel 2021.
Per maggiori informazioni: www.museidelcibo.it