Solo in Italia almeno 70mila videocamere sono accessibili via Internet da chiunque. Tutto quel che c'è da sapere sulla sicurezza e sui rischi
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Il recente furto di video privati ai danni di Stefano De Martino e della compagna Caroline Tronelli ha riportato sotto i riflettori un tema spesso sottovalutato: la sicurezza delle telecamere di sorveglianza. Sempre più famiglie scelgono videocitofoni smart e sistemi connessi per proteggere la casa, ma se non adeguatamente configurati questi strumenti possono trasformarsi in un punto debole e diventare un facile bersaglio per i criminali informatici.
Il problema non è solo teorico. Secondo diverse indagini, in Italia ci sarebbero circa 70mila telecamere facilmente accessibili via Internet, spesso perché installate con le credenziali di fabbrica o senza un’adeguata configurazione di sicurezza. In alcuni casi, i dispositivi restano collegati online senza alcuna protezione, finendo indicizzati da motori di ricerca specializzati. A livello internazionale, piattaforme come Insecam hanno dimostrato la gravità del fenomeno: nel 2014 erano oltre 73.000 i flussi video visibili senza barriere, e ancora oggi ne circolano decine di migliaia. Analisi recenti confermano che nel 2025 più di 40mila telecamere connesse trasmettono immagini senza alcun filtro, e nel nostro Paese almeno 1.800 flussi risultano ancora intercettabili da chiunque abbia un minimo di competenze informatiche.
Le vulnerabilità più diffuse hanno spesso cause banali. Molti utenti lasciano attive le password predefinite, identiche per milioni di dispositivi, e non effettuano gli aggiornamenti software che correggerebbero falle già note. In altri casi, le telecamere restano collegate alla rete domestica senza alcun filtro o misura di protezione, diventando così facilmente intercettabili da chiunque sappia dove cercare.
Evitare intrusioni è possibile, ma richiede un minimo di consapevolezza digitale. La prima regola è sostituire subito le credenziali di accesso con password robuste e uniche. È poi fondamentale mantenere aggiornati firmware e applicazioni di gestione, perché molte violazioni sfruttano vulnerabilità già note e corrette dai produttori. Un altro passo importante è separare la rete dedicata ai dispositivi smart da quella utilizzata per computer e smartphone, riducendo così la superficie d’attacco. Anche il router gioca un ruolo decisivo: impostare protocolli di cifratura moderni, come WPA3, permette di innalzare la barriera di sicurezza. L’accesso remoto alle telecamere, infine, dovrebbe essere limitato ai casi di reale necessità e comunque protetto tramite una connessione VPN.
Chi desidera una protezione ulteriore può affidarsi a strumenti più sofisticati. I router di nuova generazione e i firewall domestici consentono di filtrare il traffico sospetto, mentre una VPN casalinga garantisce che le telecamere non siano esposte direttamente sul web. L’autenticazione a due fattori, ormai disponibile per molti servizi cloud, aggiunge un ulteriore livello di sicurezza, così come il monitoraggio dei log di accesso, utile per accorgersi immediatamente di eventuali intrusioni.
Se si sospetta che una telecamera sia stata violata, è consigliabile scollegarla immediatamente dalla rete, ripristinarne le impostazioni di fabbrica, aggiornare il software e modificare tutte le password associate. In caso di intrusione accertata, è opportuno rivolgersi alla Polizia Postale, che può fornire assistenza e avviare le indagini necessarie.
La videosorveglianza rappresenta un valido alleato per la sicurezza domestica, ma richiede la stessa attenzione che si dedica alla serratura di casa. Installare una telecamera non basta: occorre configurarla in modo corretto e mantenerla aggiornata, altrimenti rischia di trasformarsi da strumento di protezione in un’arma nelle mani dei malintenzionati.